Irlanda del Nord: avanza lo Sinn Fein.

La sinistra nazionalista vince la scommessa sulle elezioni anticipate.


Irlanda del Nord: avanza lo Sinn Fein. Credits: https://www.flickr.com/photos/sinnfeinireland/

Le elezioni in Irlanda del Nord del 2 Marzo 2017 sono state un successo per la sinistra nazionalista del Sinn Fein. Il Sinn Fein ha innescato una crisi di governo – in base agli accordi di pace governa insieme alla destra pro-Londra del DUP – dopo uno scandalo riguardante un progetto di incentivi alle energie rinnovabili da mezzo miliardo di euro. Lo scandalo, che ha coinvolto il ministro Arlene Foster del DUP, ha causato le dimissioni del vice Primo Ministro dell’Irlanda del Nord, Martin McGuinness del Sinn Feinn ,causando quindi le elezioni. Lo scandalo delle rinnovabili è stato in realtà solo l’ultima goccia in un rapporto sempre più teso tra Sinn Feinn e DUP. La destra, infatti, mal sopporta di dover condividere il potere col Sinn Feinn e ha sistematicamente bloccato tutto quello che poteva bloccare: l’introduzione del matrimonio gay, le inchieste sulle uccisioni extra giudiziali durante gli anni della lotta armata e miglioramenti nelle politiche sociali.

I risultati

Per la prima volte nelle elezioni nord irlandesi i partiti unionisti – cioè pro Londra – non hanno ottenuto la maggioranza dei seggi. Il Partito Democratico Unionista (DUP) ha preso il 28,1% dei voti, l’1,1% in meno rispetto alle elezioni dello scorso anno, mentre il Sinn Feinn ha guadagnato il 3,9% arrivando al 27,9%, a un soffio dal sorpasso. In termini di seggi, questo ha significato 28 seggi per il DUP e 27 per il Sinn Feinn. In queste elezioni, la comparazione con i seggi precedenti ha poco significato data la riforma del parlamento che ha diminuito il numero di seggi totali.

Secondo gli accordi di pace del Venerdì Santo, i partiti “unionisti” e quelli “nazionalisti” devono condividere il potere. I risultati di queste elezioni tolgono al DUP la possibilità di richiedere unilateralmente il “voto comunitario”. In questo tipo di voto, per far passare una legge, bisogna ottenere la maggioranza tra i deputati registrati come unionisti (DUP, Partito Unionista dell’Ulster, Alleanza, Voce della Tradizione) e quelli nazionalisti (Sinn Fein e Partito Socialdemocratico del Lavoro). Scivolando sotto la soglia di 30 deputati necessari per chiedere il voto comunitario, il DUP perde una leva di potere. Rimane certamente la possibilità di richiedere il voto insieme agli altri partiti unionisti, ma viene molto indebolito l’uso di questo strumento come potere di veto dentro il governo.

Dopo le elezioni

Un nuovo governo comprendente nazionalisti e unionisti andrà quindi formato. Secondo gli accordi di pace, ci sono tre settimane di tempo, fino al 23 marzo, per formare un nuovo governo, altrimenti si andrà a nuove elezioni. Avendo conservato per un soffio la posizione di primo partito, è al DUP che spetta il compito di formare il governo, ma con il Sinn Feinn in un’inedita posizione di forza. Il DUP ha subito anche le dimissioni del suo candidato di punta, Mike Nesbitt. Le contrattazioni non saranno semplici, il Sinn Fein non intende tornare al governo un impegno concreto da parte del DUP in direzione di una reale gestione comune del potere.

La vittoria del Sinn Fein complica ulteriormente il rompicapo anche in vista della Brexit: il partito si è infatti schierato contro l’uscita dall’Unione Europea e ora vuole sfruttare l’occasione eccezionale per avanzare verso l’unificazione nazionale. L’Irlanda del Nord nel referendum del Giugno 2016 ha votato in maggioranza per rimanere nell’Unione Europea, riflettendo le preoccupazioni di molti secondo cui l’exit allontanerebbe gli irlandesi . In base a queste considerazioni, il Sinn Fein ora chiede uno statuto speciale per l’Irlanda del Nord, all’interno dell’Unione Europea, non necessariamente dentro il Regno Unito.

Dopo il voto sulla Brexit, sembrava che la Scozia fosse pronta a rilanciare immediatamente un nuovo referendum sull’indipendenza. Nove mesi dopo, i troubles sembrano essersi spostati di nuovo verso Belfast.

11/03/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Paolo Rizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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