La repressione di Erdogan nei confronti della stampa

L'Occidente sembra più cauto nella condanna delle violazioni delle libertà da parte di Ankara


La repressione di Erdogan nei confronti della stampa

Il divieto del giornale turco “Özgür Gündem” e lo zittire i giornalisti critici sono segnali indiscutibili della repressione del dittatore turco Erdogan che deve essere condannato all'unanimità


di Guido Capizzi

ISTANBUL. Un aiuto ai processi numerici con cui ci si occupa anche di geopolitica economica ha a che fare con l’elaborazione di analisi e studi e viene dall’algoritmo, ovvero il procedimento sistematico di calcolo eseguito da un automa esecutore, cioè un computer. Il termine algoritmo deriva dal nome latinizzato del matematico di cultura araba Muhammad ibn Musà detto al-Khuwarizmi per la sua regione di origine, Khorasan. Egli scrisse il trattato “Al-Kitàb Al-Mukhtasar Fi Hisab Al-Giabr Wa’l_Mukabala”, ossia il Manuale di calcolo per completamento e riduzione, dal cui titolo deriva la parola “Algebra”.

L’algoritmo è, dunque, una sequenza finita di passi che specificano le operazioni necessarie per risolvere un problema. Le istruzioni definiscono le operazioni logiche e algebriche da eseguire su un insieme di dati per ottenere un risultato e vengono distinte in istruzioni per i dati di ingresso, istruzioni per l’elaborazione dei dati e istruzioni per la comunicazione dei risultati.

L’algoritmo ha alcune proprietà formali: la finitezza numerica e quella temporale, ovvero deve avere un numero finito di istruzioni e le operazioni in ciascuna di esse devono essere eseguite in un tempo finito e per un numero finito di volte.

La non ambiguità, ossia l’interpretazione delle istruzioni deve essere univoca. La eseguibilità, cioè il fatto che con l’automa di cui si dispone occorre eseguire le istruzioni, è una regola essenziale. Come pure il determinismo, ovvero a ogni passo della procedura deve essere univocamente determinata l’istruzione da eseguire.

Ecco, allora, come dall’utilizzo di un algoritmo abbiamo ottenuto – seguendo la regola “inizia-leggi-finisci-scrivi” – la conferma di quello che da troppo tempo affermiamo della situazione in Turchia e, perciò, condanniamo con la massima fermezza il divieto imposto al giornale turco “Özgür Gündem” dallo scorso 16 agosto. Ogni giorno che passa, quasi ogni ora, la repressione del potere, a cui manca la giustizia, agisce come un rullo compressore sulla società turca.

Da mesi, i più elementari diritti non vengono rispettati da parte del regime di Erdogan che, in poco tempo, ha accelerato l'organizzazione di uno dei più pesanti periodi di purghe della storia del Paese.

Adesso, algoritmo a parte, è il tempo dell’appoggio alla mobilitazione per una popolare solidarietà internazionale e, più in generale, va sollecitata l’Unione Europea, tramite continui interventi della Sinistra in Parlamento, a una politica per la pace, la democrazia e i diritti umani.

Forse non è più sufficiente esprimere il sostegno alle forze democratiche dei popoli della Turchia, a organizzazioni, giornalisti e accademici perseguiti. Attualmente anche il soggiornare nella città è soggetto alla repressione di polizia e alla presenza militare.

Sembra che i media e i governi occidentali si siano intiepiditi nell’azione di condanna delle violazioni dei diritti e delle libertà da parte del potere di Ankara. C’è stata una sospensione di accordi di cooperazione bilaterale ed europea con la Turchia per costringere il regime ad accettare il dialogo democratico senza discriminazione o esclusione delle forze politiche democratiche progressiste della Turchia?

03/09/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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