Israele ora mira all'Iran, smontiamo tutte le bugie di un Occidente ormai alla frutta

Oltre 440 le adesioni, tutti in piazza a Roma il 21 giugno: "Stop Rearm Europe" – Appuntamento alle 14 corteo da Piazzale Ostiense al Colosseo.


Israele ora mira all'Iran, smontiamo tutte le bugie di un Occidente ormai alla frutta

I fatti si stanno susseguendo rapidamente, e come settimanale, il nostro compito non è riportare notizie giorno per giorno, ma offrire un’analisi equilibrata tra cronaca e approfondimento. Questo articolo vuole fornire una chiave di lettura per comprendere le dinamiche decisive del conflitto.

Lo Stato sionista di Israele è un’entità profondamente razzista, basata su un’economia capitalistica aggressiva, alla costante ricerca di nuove risorse, mercati e territori: vi sono innumerevoli, inconfutabili e documentate prove, ormai, di questa asserzione, basti ricordare che fin dalla sua nascita Israele ha operato attivamente per impedire ai contadini palestinesi financo l’approvigionamento dell’acqua. Da decenni, con la complicità dell’Occidente, persegue il genocidio del popolo palestinese, godendo dell’alleanza incondizionata degli Stati Uniti e del favoreggiamento attivo dell’Occidente in generale o, quantomeno, omertoso.

La Repubblica Islamica dell’Iran, dalla rivoluzione del 1979, è parte del movimento dei Paesi non allineati e dispone di immense risorse energetiche: è il quinto produttore mondiale di petrolio (il quarto con riserve accertate di petrolio) e il secondo di gas naturale, dopo la Russia. L’Iran è un Paese dalle innumerevoli contraddizioni ma, come avrebbe detto Che Guevara, ogni paese antimperialista, anche solo lontanamente socialista, merita sostegno nella lotta contro l’imperialismo. Non a caso, tutti gli Stati che si dichiarano socialisti o in transizione al socialismo mantengono ottimi rapporti con l’Iran.

Già nel 2012, Netanyahu alle Nazioni Unite accusò l’Iran di poter costruire in 6 mesi la bomba atomica, minacciando un attacco imminente. Da allora, nessuna prova di questa circostanza è mai emersa eppure, a fasi alterne e senza sosta, questo tema funzionale alla preparazione del terreno per un attacco preventivo tiene costantemente banco. Prima di proseguire, vale peraltro la pena di ricordare sempre che il concetto di attacco preventivo è inesistente nel diritto internazionale, nonché illegittimo, pur essendo di fatto il perno attorno al quale si muovono tutti i più tragici accadimenti storici dal secondo dopoguerra ad oggi, ossia sostanzialmente da quando esiste lo stesso diritto internazionale nelle sue forme contemporanee.

Tornando, quindi, a noi fu poi ancora nel 2015 che, sempre Netanyahu (oggi accusato con un mandato di arresto spiccato dell'Aja per crimini contro l’umanità e crimini di guerra), sostenne che l’Iran avrebbe avuto l’arsenale nucleare addirittura "entro poche settimane". Nel 2018 ripeté che l’Iran possedeva già la bomba. 

Arrivando ai giorni nostri, Israele e l’Occidente affermano con leggerezza che l’Iran "sta per ottenerla" perchè avrebbe avuto abbastanza uranio arricchito per procedere alla realizzazione delle bombe, creando un pretesto pericolosissimo per giustificare un'aggressione e impadronirsi delle risorse del Paese, in un contesto globale incandescente e già macchiato del sangue di innumerevoli soldati e civili. Ad attacco israeliano ormai avvenuto perviene il direttore generale della Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA) che afferma: “Nessuna prova che Teheran stia costruendo l’arma nucleare”.

Mentre il programma di arricchimento dell’uranio iraniano è soggetto a restrizioni internazionali, al contrario la stessa IAEA supervisiona il programma nucleare dell’Iran nell’ambito del quale opera la centrale nucleare per uso civile situata a Buschehr, nel Golfo Persico, dove lavorano decine di tecnici russi che, grazie ad un accordo fra Putin e Netanyahu, sono esclusi dall’essere colpiti dai bombardamenti. La centrale nucleare iraniana non è, quindi, con ogni evidenza, quello che viene descritto come uno strumento dedito alla preparazione di pericolose azioni provocatorie e minacciose nei confronti “dell’Occidente” ma è una centrale ad uso civile che attrezza l’Iran alla possibilità di andare allo stesso passo degli altri Paesi della regione.

Israele, al contrario, possiede armi nucleari, sebbene in numero mai chiarito, e non si conoscano con precisione i Paesi che le abbiano fornite o comunque contribuito alla loro costruzione. Realizzare una bomba atomica, infatti, richiede esperimenti che devono essere condotti in aree desertiche ed estremamente lontane da centri abitati - condizioni che, con ogni evidenza, il territorio di Israele fisicamente e geograficamente non soddisfa e che, pertanto, alimenta il dubbio dei molti analisti che ritengono che il programma nucleare israeliano abbia beneficiato di aiuti esterni.

E questo è tanto più vero se si pensa alle conseguenze su scala globale della costituzione dell’arsenale nucleare israeliano che spinse, già nei primi anni 80, Saddam Hussein ad avviare lo sviluppo di un programma nucleare iracheno. Abbiamo già accennato sopra alla faccenda della creazione delle condizioni per l’attacco preventivo quale strumento che, proprio in Iraq con la roboante farsa delle “armi di distruzione di massa di cui si sarebbe dotato Saddam Hussein”, ha consentito agli USA in particolare di condurre una invasione del Paese talmente emblematica nella sua illegittima costruzione e giustificazione da divenire un fondamentale spartiacque negli accadimenti della storia recente: sicché esiste un prima e un dopo del mondo dall’invasione dell’Iraq nel 2003 in poi, da quella perdita di credibilità plateale che, ciononostante, non ha impedito alle classi dominanti mondiali di procedere sempre più speditamente e sempre più sfacciatamente all’ottenimento ad ogni costo e con ogni mezzo dei propri interessi con mezzi bellici diretti, indiretti, per procura, con la guerra economica fino ad arrivare, oggi, alla legittimazione dei genocidi.

Non a caso, Israele è l’unico Paese a detenere armi nucleari nella regione: non ha firmato il Trattato di Non Proliferazione (TNP) e opera senza alcun controllo internazionale. Si stima che abbia il più alto numero di testate nucleari pro capite al mondo, nonostante la sua esigua popolazione. Israele sta al di fuori da ogni sorveglianza internazionale.

L’Iran potrebbe rispondere a quanto sta avvenendo chiudendo lo Stretto di Hormuz, via commerciale cruciale per Europa e Cina. Un blocco avrebbe conseguenze devastanti sull’economia italiana, con il prezzo del petrolio già alle stelle a causa della guerra voluta da Israele. Anche la Cina ne sarebbe particolarmente colpita in quanto gran parte delle sue importazioni di petrolio proviene dai giacimenti iraniani e il blocco dello stretto di Hormuz provocherebbe una frenata brusca della Via della Seta( Belt and Road): per questo il presidente cinese si propone ancora una volta come mediatore e propone un cessate il fuoco ad entrambe le parti. Allo stesso tempo anche la Russia invita alla de-escalation e Putin viene proposto come mediatore, dallo stesso Trump che si gioca più partite in contemporanea.

Uno Stato genocida e razzista come quello di Israele non può definirsi democratico. L’attacco all’Iran dimostra la sua dipendenza dagli USA: senza supporto militare e logistico statunitense, Israele non avrebbe mai potuto agire così impunemente. 

I media occidentali, intanto e come al loro solito, censurano la verità: solo pochi canali (come Telesur) riportano integralmente le notizie come ad esempio le dichiarazioni dei leader iraniani.

Ad oggi, Israele ha attaccato l'Iran ottenendo una superiorità aerea non totale. Dispone inoltre di un apparato di intelligence - il Mossad - estremamente efficace, responsabile dell'eliminazione di figure politiche, militari e scientifiche iraniane di primissimo piano. 

Tuttavia, ciò non significa che Israele possa sconfiggere l'Iran da solo. Al contrario, tutti gli sviluppi recenti dimostrano che senza il supporto militare e logistico statunitense, Israele non avrebbe potuto compiere quanto fatto finora.

Questa dinamica rivela la strategia del governo israeliano: coinvolgere l'intero Occidente nel conflitto. Le dichiarazioni statunitensi sono emblematiche: inizialmente il governo USA ha affermato di non essere al corrente dell'attacco, salvo poi ammettere, attraverso alti vertici politici, di aver approvato le operazioni militari e fornito supporto a Israele - come confermato dallo stesso Leader Supremo iraniano in un'intervista.

D’altra parte come può essere credibile il governo di un Paese che fino a ieri asseriva di non aver saputo nulla della decisione del suo partner militare più prossimo di destabilizzare il mondo dichiarando una guerra agognata da decenni, per poi l’indomani minacciare con nonchalance “sappiamo dove si trova Khamenei e possiamo assassinarlo quando vogliamo”? Come si può cascare nella trappola di infimo gusto volta  a farci credere, ancora una volta, della necessità della guerra preventiva perché l’“Iran ha l’atomica e la può scagliare contro Tel Aviv e l’Occidente” quando questa minaccia è sbandierata da un suprematista folle e genocidario armato fino ai denti e da quello stesso Trump che nel 2018 uscì unilateralmente dall’accordo sul nucleare iraniano per punire Teheran dall’appoggio dato dai pasdaran all’allora governo di Assad in Siria? 

I governi europei, dal canto loro, riescono nella non semplice impresa di risultare più disgustosi e patetici dei diretti aggressori, inscenando quell’insopportabile teatrino del rifiuto della guerra - mentre la Von Der Leyen sono mesi che tira fuori dal cilindro piani di riarmo miliardari e kit di sopravvivenza - e del farsi “ponte” tra Teheran e Washington. Il tutto, però, accade solo dopo che la vera posizione delle oligarchie europee era già sfuggita nel corso del G7 dal grugno soddisfatto del cancelliere tedesco che rendeva onore e gloria a Israele per aver fatto in Iran quello che ha definito letteralmente “il lavoro sporco per tutti noi”. Che dire, quantomeno Merz l’ha detta talmente papale per tutti da rendere inutile alle Meloni l’impaccio disagevole di ripetere ai giornalisti balbettii sul “diritto di difendersi di Israele" (da chi?) e consentire ai Macron di fare addirittura la figura dei signori quando invocano la ripresa dei negoziati sul nucleare ben sapendo la portata vacua di simili appelli in una fase brutale, come quella attuale, in cui è di evidenza palmare come la preservazione delle vite umane sia considerata di totale irrilevanza da parte degli stessi “attori della diplomazia”. I grandi sette della terra hanno prodotto un documento a dir poco fuori dalla Storia. Il vero Stato che ha destabilizzato il Medio Oriente, con ogni evidenza non è l’Iran, ma è quello che porta avanti il primo genocidio nella storia sotto i riflettori mondiali ossia l’entità sionista di Israele.

I mass media egemonici italiani e occidentali stanno oscurando gran parte degli avvenimenti mentre numerose fioccano dal mondo le condanne nei confronti di Israele: a contrapporsi al documento dei G7 la dichiarazione congiunta di 21 ministri degli esteri di Stati arabi e islamici (alcuni dei quali da sempre ostili a all’Iran)che condannando senza esitazione gli attacchi israeliani. 

L’Iran, dal canto suo, ha reagito con moderazione, consapevole che una risposta troppo dura trascinerebbe gli USA in guerra, con esiti disastrosi per il suo popolo. Il ministro degli Affari esteri, Abbas Araghchi, incontrando a Ginevra il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha ribadito con grande diplomazia e pazienza che l’Iran è stato attaccato proprio mentre procedevano i negoziati sul nucleare e che  gli attacchi armati contro impianti nucleari protetti da parte di Israele - un regime che non ha sottoscritto alcun trattato sulle armi di distruzione di massa - costituiscono un crimine grave e una violazione del diritto internazionale.

Israele ha colpito in Iran obiettivi civili e ha deliberatamente assassinato scienziati, ricercatori, docenti universitari che partecipavano ai piani sul nucleare iraniano in qualità, ovviamente, di uomini di scienza, non certo di decisori politici. Quale nome avevamo dato a tutto ciò noi occidentali, sedicenti esportatori di democrazia? Ve lo dico io: terrorismo. L’Iran chiede oggi che per la ripresa dei negoziati prima si fermino gli attacchi israeliani e vengano sancite le responsabilità dei crimini commessi, non piegandosi alle numerose e striscianti raccomandazioni sul mettersi sulla retta via dell’abbandono del programma di arricchimento - come viene richiesto anche da più parti anche in Europa - in quanto si tratta di un programma a scopi totalmente pacifici e legittimi.

Questo del fronte Israelo-Iraniano è l’ultimo, estenuante, scenario di cui non sentivamo veramente nessun bisogno dopo i 54mila morti di Gaza (su cui non si ferma ancora la violenza sionista) e il massacro ucraino per procura. I governanti del mondo sono anche a livello individuale dei soggetti che hanno completamente perso ogni tipo di senno e che parlano di guerre nucleari e armi atomiche come se stessero schierando la formazione del fantacalcio. La belligeranza necessaria e imposta verso cui virano con una spirale sempre più tragica e irreversibile, non ci appartiene, ci fa inorridire e ci troverà pronti a resistere per respingerla al mittente, perché noi, invece, restiamo umani come diceva Vittorio Arrigoni, altra vittima del sionismo. 

Sabato 21 giugno uniamoci in una grande mobilitazione contro il riarmo europeo. Il corteo "Stop Rearm Europe" (Piazzale Ostiense, ore 14:00) sarà una tappa cruciale per opporsi a un’Europa che taglia fondi a scuola, sanità e welfare per finanziare la guerraOltre 440 realtà hanno aderito lanciando un segnale chiaro: la pace si costruisce con la lotta di massa, non con le bombe.

21/06/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Angelo Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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