La solidarietà per la Palestina contro l’HP

Anche BDS Italia ha chiesto di impegnarsi nel liberare i propri uffici dai prodotti di questa società che sostiene con le sue tecnologie l’oppressione israeliana. USB, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, Un ponte per... e i Cobas hanno già aderito.


La solidarietà per la Palestina contro l’HP Credits: Lavoratori palestinesi attraversano checkpoint israeliano - @zak_says

Il boicottaggio del gigante statunitense dell’informatica Hewlett-Packard ha recentemente incontrato un rinnovato interesse, diventando un “tema caldo” nelle campagne dei sostenitori dei diritti dei palestinesi in molti paesi.

È stata lanciata una settimana di azione internazionale contro HP, dal 25 novembre al 3 dicembre, come sbocco delle recenti mobilitazioni in tutto il mondo.

HP è stata da tempo criticata dal movimento palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) a causa del suo ruolo di supporto alle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi. L'azienda vanta una "presenza massiccia" in Israele, con più di 5.700 dipendenti, ed è uno dei principali fornitori di tecnologia informatica alle forze militari israeliane.

La US Campaign to End the Israeli Occupation - ora ribattezzata la US Campaign for Palestinian Rights – insieme al Comitato Nazionale Palestinese per il BDS ha recentemente tenuto due seminari sul boicottaggio dell’HP.

Il primo, con circa 120 partecipanti provenienti da 18 paesi, si incentrava sulle ragioni della campagna e vi partecipava Caroline Hunter, leader del boicottaggio della Polaroid per il suo coinvolgimento nelle politiche dell’apartheid in Sudafrica.

Nel 1970 la Hunter, che al tempo lavorava come chimica per la Polaroid, scoprì l'utilizzo della tecnologia di fotografia istantanea di quella società per i famigerati “pass book”, i documenti usati per controllare e limitare il movimento dei sudafricani neri. La Hunter venne licenziata a causa del suo attivismo nei confronti della Polaroid.

La campagna contro la Polaroid, che durò sette anni e alla fine vinse, diede inizio al movimento per il boicottaggio ed il disinvestimento anti-apartheid negli Stati Uniti e servì anche per sensibilizzare l’opinione pubblica più in generale sul Sudafrica.

Il secondo seminario invece si focalizzava sul come realizzare campagne di boicottaggio e disinvestimento contro l’HP.

"Esattamente come la Polaroid è stata un importante obiettivo del boicottaggio durante il regime dell'apartheid a causa della fornitura di tecnologia per le immagini per il noto sistema dei pass in Sudafrica, oggi è il momento unirsi al boicottaggio dell’HP per via della sua fornitura di tecnologie per i famigerati checkpoint di Israele," ha dichiarato a The Electronic Intifada Anna Baltzer della US Campaign.

Player militare fondamentale

HP è profondamente coinvolta nelle infrastrutture militari e per la sicurezza di Israele, con la fornitura di sistemi informatici al Ministero della Difesa, la fornitura e la gestione dei server per l'esercito e l'amministrazione delle infrastrutture informatiche per la marina.

EDS Israele, ora nota come HP Enterprise Services Israele, ha sviluppato, installato e gestisce Basel, il sistema di identificazione biometrica.

Installato per la prima volta nel 2004 al checkpoint di Erez a Gaza, il sistema ora è operativo in oltre 20 checkpoint israeliani in tutta la Cisgiordania e attorno a Gaza.

Oltre a limitare il movimento dei palestinesi e a rafforzare un regime di segregazione, il sistema raccoglie i dati biometrici, nonché le informazioni personali, sui palestinesi.

L'azienda fornisce anche le stampanti e gestisce i sistemi informatici del Sistema Carcerario Israeliano [dove sono detenuti i prigionieri politici palestinesi, anche minori, nda].

L’HP gestisce anche un centro di sviluppo nella colonia israeliana di Beitar Illit e ha fornito i sistemi di archiviazione dati per la colonia di Ariel. In un documento dell’HP, Ariel viene descritta come la "capitale della Samaria" - termine con cui Israele chiama la parte settentrionale della Cisgiordania occupata - "nel cuore di Israele". La mappa contenuta nel documento disegna l’estensione di Israele dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo, senza alcun riferimento alla Cisgiordania o alla Striscia di Gaza.

Un recente rapporto di Public Knowledge Workshop, una organizzazione no profit israeliana sulla trasparenza, ha rilevato che “HP ha il maggior numero di contratti governativi senza gara di qualsiasi entità nel settore privato” [e sono esclusi da questo rapporto i contratti con il Ministero della Difesa, nda].

Sostenere l'oppressione israeliana

È questo sostegno tecnologico all’oppressione israeliana che ha dato vita ad una campagna di boicottaggio contro HP in tutta la Palestina storica.

La campagna Mutharkeen ("in movimento") è stata avviata dal progetto “Giovani palestinesi - insieme per il cambiamento”, che lavora per sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso delle presentazioni ad organizzazioni, studenti e università a Gaza, in Cisgiordania e nell’attuale stato di Israele.

Il gruppo sta raccogliendo firme per un impegno che definisce il boicottaggio HP come un "rifiuto della frammentazione geografica e morale che ci viene imposta dalla colonizzazione sionista e la soppressione della nostra identità collettiva palestinese".

Il boicottaggio di HP è anche un obiettivo nazionale per BDS Italia, che ha chiesto alle organizzazioni di impegnarsi nel liberare i propri uffici dai prodotti di quella società.

Il sindacato Unione Sindacale di Base ha recentemente votato all'unanimità l’adesione alla campagna BDS e ha invitato tutti i suoi uffici e 250.000 membri di non acquistare prodotti HP.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, l'ONG Un ponte per ... e il sindacato Cobas hanno già fatto dichiarazioni simili.

Anche per la Palestine Solidarity Campaign in Gran Bretagna, l’HP è un obiettivo chiave per il boicottaggio. Più di 18.000 persone hanno firmato un impegno a non acquistare i prodotti HP e lo scorso giugno gli attivisti di oltre 20 località hanno partecipato ad una giornata nazionale di mobilitazione per protestare contro il coinvolgimento della società nelle violazioni dei diritti da parte di Israele.

La Palestina passa per il Sudafrica e la Birmania

In passato HP ha già ceduto alle pressioni esterna. Nel 1989, a seguito della crescente campagna anti-apartheid, HP ha preso le distanze dal Sudafrica, affermando che avrebbe venduto la sua filiale locale anche se avrebbe continuato comunque a vendere i computer in quel paese.

Nel 1996, HP si è ritirata dalla Birmania a seguito di una legge del Massachusetts sull’“acquisto selettivo” in base alla quale il governo dello stato non stilava contratti con imprese che facevano affari lì.

Nel 2014, la Chiesa Presbiteriana USA ha votato per il disinvestimento dalla HP a causa del suo ruolo nell’occupazione israeliana. Prima del voto, l’HP ha cercato di contenere i danni con una lettera alla Chiesa sostenendo che il sistema Basel riduce le "frizioni" ai checkpoint israeliani.

Hewlett-Packard non ha risposto a una richiesta di commento su questo articolo.

Articolo originale su The Electronic Intifada

Traduzione a cura dell’autrice

22/10/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Lavoratori palestinesi attraversano checkpoint israeliano - @zak_says

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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