Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia.

Durante la presentazione del libro di Fabio Mini si è fatta una descrizione interessante della NATO. L’autore pensa che la NATO sia riformabile, tornando alle regole del Trattato istitutivo. Nessuna riforma della NATO è possibile, perché rilancia soltanto conflitti bellici contro potenziali nemici inesistenti, come la Russia.


Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia.

Il 24 giugno 2025, alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, è stato presentato il libro di Fabio Mini “La NATO in guerra. Dal patto di difesa alla frenesia bellica”, Edizioni Dedalo 2025, 176 pagine con la prefazione di Luciano Canfora. La serata è stata organizzata da Mimmo Minuto per “Incontri con l’Autore”. Dopo l’intervento di Paolo Perazzoli a nome dell’associazione “Club degli Incorreggibili Ottimisti”, che ha collaborato alla presentazione del libro, il giornalista Giorgio Tabani ha rivolto alcune domande all’autore del libro, che direttamente ma anche indirettamente ha dato una serie di risposte anche su diversi interrogativi cruciali che riguardano la NATO, che non vengono mai dibattuti.

Fabio Mini è stato un militare, Generale di corpo d'armata, ed è ha ricoperto il ruolo di Capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa e, a partire dal gennaio 2001, ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani fino al 2003. Ha 82 anni ed, oltre alle fasi della NATO che ha vissuto, è un testimone critico della nostra storia politica in relazione ai contesti NATO che si sono succeduti dal 1949 ad oggi. Ha messo in evidenza, con frequenti richiami alle fonti documentarie, come lo Statuto della NATO presenti evidenti sbilanciamenti di funzioni che vengono svolte come ordinarie ma non sono contemplate dallo Statuto. 

In estrema sintesi il suo libro è finalizzato a dare delle risposte non formali a “Come si è arrivati a questo punto?” e nelle sue risposte in relazione alle domande che gli sono state rivolte si è colto bene che,  se la NATO è in guerra lo deve alla sua sistematica e irrazionale violazione delle proprie regole e dello stesso Trattato istitutivo. Come è noto, la NATO fu istituita dagli Stati Uniti per rilanciare la Guerra Fredda in Europa creando una frontiera con l’Unione sovietica. Il libro è una descrizione della NATO alquanto articolata ma è nell’insieme anche una guida per chi vuole approfondire le problematiche che la NATO presenta. Nella prefazione Luciano Canfora mette in evidenza come, il 14 dicembre del 2023, il Congresso degli Stati Uniti abbia approvato una legge che impedisca al Presidente degli Stati Uniti di ritirarsi dalla NATO senza il consenso della Camera e del Senato, e, nell’ottobre del 2024, l’ex Segretario generale della NATO, Stoltenberg, ha vincolato il futuro Presidente USA, che poi è stato Trump, a continuare e a finanziare la guerra contro la Russia in Ucraina. Sono due Atti che Canfora ha illustrato nei loro aspetti, soprattutto in funzione delle conseguenze che hanno sul conflitto tra Ucraina e Russia. Il lavoro di Mini inizia con l’introduzione, che mette in evidenza come la guerra in sé viene percepita dalla NATO, seguono 6 capitoli, le conclusioni e un’appendice sulla struttura della NATO, quindi il libro si chiude con la bibliografia. Il capitolo 6 (pag. 162), “Le prospettive” al termine dell’analisi sui temi cruciali della NATO si chiude così: “Anche la NATO non può rimanere com’è. Si Parla spesso di scioglierla, ma la struttura funziona e la rete di comando è efficiente. È una macchina formidabile, un po’ lenta e complessa, che sta andando fuori strada a causa della «centralina» in avaria e dell’autista ubriaco. Prima di buttarla bisognerebbe vedere se per caso cambiando centralina e autista non vada meglio”. In queste poche righe al termine della sua analisi, come ben si vede, Fabio Mini esplicitamente dichiara che la NATO è comunque riformabile; tuttavia chi firma questa recensione ne prende le distanze e dichiara: Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia. 

Ottimo è comunque il contributo sulla descrizione della NATO di Mini. Il libro, che va analizzato e approfondito, è un’opera in prevalenza culturale-storica in quanto la NATO non è riformabile per niente. Se lo fosse non interessa, perché oggi non è uno strumento di difesa e serve soltanto a preparare e fare continue guerre. Quindi non è un problema né di cambiare centralina né l’autista ubriaco, magari fossero soltanto questi i cambiamenti da fare. Le ragioni della sua incompatibilità sono con la Costituzione, e sono sempre state evidenti. L’articolo 11 della Costituzione afferma che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Oggi la NATO è un organismo totalmente incompatibile con la Costituzione, di tutto abbiamo bisogno in Italia tranne che stare in un’alleanza che ha per obiettivo seminascosto ma operativo di rilanciare la guerra. Quindi le basi USA e della Nato vanno chiuse e i territori occupati debbono ritornare al demanio pubblico per funzioni civili e non militari.

Per l’articolo della Costituzione citato l’Italia non deve più inviare armi all’Ucraina perché in questo modo è come se partecipasse alla guerra in corso. L’esposizione sulla NATO di Mini, nella presentazione sanbenedettese in Palazzina Azzurra, è stata ottima e sono apparse evidenti le ragioni per la sua irriformabilità. Per quasi mezzo secolo la NATO ha sì rispettato i limiti geografici e operativi stabiliti dei 12 paesi che l’hanno costituita, anche se seguiva e sosteneva la politica statunitense nel mondo e, soprattutto, le sue guerre. La NATO è stata uno strumento politico della Guerra Fredda, voluta dagli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica, oggi però  le motivazioni della nascita della NATO sono state oscurate e non sono più valide, come il libro di Mini dimostra. Naturalmente Mini ha dato un ottimo contributo storico-culturale ma bisogna andare oltre la sua analisi e guardare all’oggi e soprattutto al futuro. Quindi non basta soltanto criticare le scelte della NATO in quanto concretamente lasciano la NATO così come è. Quindi l’Italia deve uscire dalla NATO e tutta la NATO deve lasciare l’Italia con tutte le basi militari. Dopo che cosa fa o farà la NATO non interessa e non interessa neanche con chi starà. Insomma la NATO non ci deve più interessare, l’Italia deve chiudere con la NATO.

Si condivide con Mini che, con la fine dell’Unione Sovietica, la NATO ha iniziato a “giocare” con le parole del Trattato, poi a mistificarle e infine a tradirle. Ora la NATO non ha limiti di territorio e non ha un solo Nemico. Ne ha molti, scelti con cura rispettando le priorità americane. Quindi ogni Stato membro deve vedersela con la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, l’India, i Brics, gli Stati nuclearizzati, i terroristi, i criminali, gli scafisti, le organizzazioni umanitarie e perfino i pacifisti. Naturalmente è la Russia il nemico principale. Mini ha illustrato i metodi, i pretesti e i trucchi che hanno portato la NATO alla frenesia bellica. L’Europa non è lontana dall’autodistruzione e Mini chiede che si ritorni a ragionare. Ragionare? Auguri! Chi è che ci crede? La NATO è un’alleanza che nasce da un trattato, firmato nel 1949, cioè 76 anni fa, da 12 paesi, ma oggi sono 32. È un concentrato di interessi, soprattutto economici e finanziari. Il trattato originario è molto breve ed è stato illustrato da Mini nel primo capitolo: 14 articoli, più un preambolo. Una cosa che si legge in un’ora, giusto il rilievo di Mini. Eppure contiene tutto e non solo le basi giuridiche dell’alleanza, ma anche il principio fondamentale secondo cui la NATO è una struttura a guida politica che ha come scopo la difesa collettiva nel quadro dei principi della Carta delle Nazioni Unite, cosa che non è più vera.  Quindi niente guerra preventiva, niente aggressioni unilaterali, niente “missioni di pace” che sono in realtà interventi armati. Lo dice chiaramente il preambolo che si richiama allo Statuto dell’ONU. Il famoso Articolo 5, che è quello maggiormente citato dai media, lo dice chiaramente che un attacco a uno è un attacco a tutti, ma, e qui sta il punto, non dice come si deve rispondere. Mini lo ha spiegato molto bene: “Ogni Stato mantiene la sovranità su che cosa fare, quando, e in che modo. Può decidere di intervenire militarmente, oppure no. Non c’è nessun automatismo”. Oggi la situazione è cambiata purtroppo, snobbando i cittadini dei paesi della NATO, come è noto, il 24 e 25 giugno il vertice della NATO che si è riunito a L’Aia, città costiera dei Paesi Bassi in Olanda, ha approvato l'aumento delle spese militari al 5% del PIL entro il 2035. Come si è dichiarato questo aumento di spese sarebbe finalizzato per “finanziare i requisiti fondamentali della difesa e per soddisfare gli obiettivi di capacità della NATO” [1]. Ovviamente non è vero niente perché la NATO è uno strumento non per la pace ma per fare la guerra. Questi aumenti di risorse finanziarie alla NATO servono per fare la guerra. Contro quali nemici? La Federazione russa.

A conti fatti, anche parziali, si tratta più di un raddoppio di spese rispetto all'obiettivo attuale del 2%. L'Italia al momento è intorno all’1,57% e se dovesse far salire la spesa militare al 3,5% dovrebbe sborsare 700 miliardi in più in dieci anni, cioè circa 100 miliardi all’anno, ed è chiaro che la sanità, la scuola, e i servizi sociali pubblici verranno ridotti verso zero o comunque verranno maggiormente privatizzati e saranno, quindi, resi non più fruibili da molte famiglie, mentre avremo armi e apparati militari da presentare contro potenziali nemici, che oggi sono solo al centro di ipotesi astratte. Il libro analizza anche un periodo molto importante, quello della svolta degli anni Novanta. La NATO cambiò silenziosamente pelle e realizzò la cosiddetta “Partnership for Peace”. Un nome bellissimo, come ci dice Mini, che doveva essere una forma di cooperazione tra paesi NATO e paesi dell’Est dell’Europa. Molti hanno visto in questa apertura una possibilità di dialogo, ma nella realtà quello che è accaduto è che i paesi dell’Est usciti dal Patto di Varsavia volevano avvicinarsi non tanto alla NATO in sé, ma agli Stati Uniti. L’illusione è stata che entrare nella NATO significasse entrare nella sfera d’influenza americana, perché la fiducia era rivolta agli Stati Uniti non all’Alleanza Atlantica, i quali, come dice Mini, “vendevano democrazia”. I paesi dell’Est volevano soltanto l’ombrello nucleare USA e in molti casi questa fiducia è stata mal riposta. Questo Mini lo dice chiaramente.

Successivamente, l’allargamento ad Est dell’UE è stato venduto come una diffusione di democrazia, ma è stato percepito dalla Russia come una minaccia. Come vediamo, lo è. Già nel 1997 le diplomazie e gli analisti americani lo dicevano chiaramente, come osserva Mini: “la Russia traccerà una linea rossa”. Nella NATO, su tutte queste tematiche, si è tirato dritto invece di creare sicurezza per davvero. Quindi si sono spostate armi e truppe ai confini con la Russia ed oggi ci stupiamo, come dice sempre Mini, se la Russia reagisce. Mini peraltro evidenzia che c’è un dissenso esplicito verso la Russia in quanto ha invaso l’Ucraina; tuttavia questo, sia chiaro, è avvenuto a seguito del fallimento degli accordi di Minsk successivi al golpe di Piazza Maidan a Kiev, gestito dagli USA. Su questo la NATO tace insieme all’UE. Certo ognuno può pensarla come vuole ma evidenziare soltanto le ragioni dell’intervento russo in Ucraina e oscurare le motivazioni del conflitto bellico che ne è nato è degno soltanto della NATO e dell’UE. Che Mini sorvoli su questi temi perché è stato un militare della NATO forse è una sua scelta. Questo non significa che il conflitto tra Ucraina e Russia non sia stato voluto come una guerra per procura gestita dagli Stati Uniti. Le vicende del conflitto tra Ucraina e Russia come vengono presentate dai media non sono narrazioni equilibrate e peraltro sono sempre senza un contraddittorio sulle origini del conflitto. Tutto questo esula dal libro di Mini che è un contributo importante, ma la NATO non è riformabile e l’Italia se ne deve uscire. 

Note:

[1] Vertice Nato, 'alleati si impegnano a investire il 5%', Ansa, 25 giugno 2025.

11/07/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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