Il segreto degli impressionisti

Una mostra a Roma offre lo spunto per una riflessione sul movimento artistico ottocentesco


Il segreto degli impressionisti Credits: Camille Pissarro Au bord de la Seine à Paris. Le Pont-Marie vu depuis le quai d’Anjou, 1875 circa Olio su tela, 50x64 cm Collezione Pérez Simón, Messico

L’Impressionismo coglie il sorriso della materia. Il colore include il disegno, il paesaggio ingloba la figura, la luce domina su ogni elemento. È forte la sensazione di appagamento estetico quando si lascia la mostra “Impressionisti segreti” allestita a Roma, nelle stanze di Palazzo Bonaparte a Piazza Venezia, dal 6 ottobre all’8 marzo 2020 con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia e della Regione Lazio.

Ma l’Impressionismo non è una nuova conoscenza sulle pagine de “La Città Futura”. Un articolo di qualche anno fa, credo abbia detto l’essenziale sulle ragioni storiche di questo singolare movimento artistico della seconda metà dell’Ottocento e sul persistente apprezzamento di cui gode in ambiente borghese. Tuttavia, la spiegazione della genesi di una tendenza artistica non equivale a negarne la potenza estetica. Quest’ultima va invece analizzata, descritta, goduta.

Il segreto dell’Impressionismo

Volti di donna, paesaggi, tetti di città, ma anche operai al lavoro lungo la Senna. Non si può dire che Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Gauguin, Gonzales, Morisot, solo per citarne alcuni, rifuggano dal reale, dal materiale. Piuttosto ne offrono una liricizzazione. La realtà quotidiana attraverso i loro dipinti si trasfigura e diviene un’epopea. Appunto l’apollineo che veniva rammentato nell’articolo già citato.

È essa l’epopea della borghesia che raggiungeva appena allora la sua maturità sulle rovine fumanti della Comune? Non si direbbe vista l’accoglienza non proprio favorevole che questi artisti ricevevano nei Salon ufficiali. Non c’è agiografia nelle loro opere. C’è piuttosto il bisogno di sguardi che non siano ufficiali, di regime, ma personalmente visivi.

In questo si intravedono le lezioni dei movimenti che hanno preceduto l’Impressionismo, il Romanticismo per la valorizzazione del soggetto-artista, ma anche il Realismo di Courbet che tracima attraverso Édouard Manet, presente nella mostra con il “Ritratto di Berthe Morisot con la veletta” del 1872.

Il segreto ancora attuale dell’Impressionismo è questa sua capacità di poeticizzare il quotidiano. Una capacità che gli deriva dalle esperienze artistiche precedenti e dalla contingenza storica in cui è nato: la sconfitta sanguinosa della prima rivoluzione proletaria e la vittoria della Terza Repubblica borghese non offre in quel momento audaci scenari storici. La sensibilità straordinaria di questi artisti si rivolge allora al reale, ma un reale che non si presenta come “storico”, ma come “naturale”: le vibrazioni della luce e dei colori.

Ovviamente questa dimensione naturale è percepita dall’artista perché le premesse della sua sensibilità per gli effetti dell’ottica sono state consentite dalle scoperte scientifiche e dalla Rivoluzione Industriale: ma ciò non diminuisce i meriti dei Renoir e dei Gauguin.

Perché gli Impressionisti segreti?

La mostra si chiama in questo modo perché espone opere che fanno parte di collezioni private. Si legge nell’introduzione al catalogo ufficiale a cura di Claire Durand-Ruel e Marianne Mathieu: “Fin dall’inizio, l’impressionismo si è diffuso esclusivamente grazie agli appassionati e agli sforzi di un mercante visionario, Paul Durand-Ruel. In seguito non è mai venuta meno la passione dei privati per questa pittura i cui temi semplici e universali – paesaggi e figure – spiegano la sua fama a livello mondiale. La mostra “Impressionisti segreti”, il primo evento organizzato a Palazzo Bonaparte, rende omaggio ai primi sostenitori dell’impressionismo e ai loro emuli, i collezionisti d’oggi”.

Ora dinanzi alla commozione indotta dalla visione di un capolavoro come Bougival di Renoir ci permettiamo tuttavia di segnalare che al di là dei meriti individuali, il vincolo della proprietà privata su queste opere d’arte è proprio l’elemento che ne impedisce il godimento diffuso. Perfino la mostra, peraltro apprezzabilissima, prevede un costo d’ingresso assai alto (ben 16 euro) che impedisce di fatto l’accesso alle classi popolari. La contraddizione tra il valore universale dell’arte e il rapporto proprietario non potrebbe essere più solare… quasi “impressionista” nella sua evidenza.

17/11/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Camille Pissarro Au bord de la Seine à Paris. Le Pont-Marie vu depuis le quai d’Anjou, 1875 circa Olio su tela, 50x64 cm Collezione Pérez Simón, Messico

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L'Autore

Stefano Paterna

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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