The New Pope

La nuova serie di Sorrentino che accentua tanto le miserie, quanto lo splendore della prima.


The New Pope Credits: http://www.awardstoday.it/2019/11/the-new-pope-data-di-debutto-sul.html

The New Pope serie televisiva creata e diretta da Paolo Sorrentino per Sky, Usa e Italia 2019; nonostante il cambio del titolo la serie è sostanzialmente il sequel di The Young Pope. Anche in questa nuova serie troviamo elementi significativi nella denuncia dei vertici e anche della base della Chiesa cattolica e aspetti deteriori come il barocchismo programmatico, il formalismo esasperato del regista, che in tal modo dilapida il suo talento e finisce con l’annoiare lo spettatore.

Nel primo episodio vediamo che il precedente papa non ha resistito al più che comprensibile allontanarsi della madre dinanzi al suo discorso tutto incentrato su una sedicente santa, presunta tale sulla base dei miracoli che avrebbe compiuto. Ritorna ancora lo psicologismo deteriore che già aveva rovinato la prima serie, utilizzato come un vero e proprio deus ex machina, che assicura a Sorrentino colpi di scena per far proseguire la storia, senza nessuna concessione alla spiegazione scientifica degli eventi, ovvero al materialismo storico e dialettico. Il papa ultrareazionario in coma lascia dietro di sé, come era prevedibile un gruppo di fanatici. Siamo per altro – in un mondo decisamente privo di ideali, come quello che ci presenta Sorrentino – in un’epoca che favorisce il fondamentalismo religioso. La macchina del potere del Vaticano riprende il suo iter, cercando con i soliti intrighi di bassa lega di individuare il nuovo papa. A scontrarsi sono due cinici e realisti uomini del corso del mondo, non a caso entrambi impersonati dallo stesso Silvio Orlando. Il più debole, il machiavellico cardinale Voiello, non potendo sconfiggere il rivale, punta nuovamente su un outsider, credendo in questo modo di poterlo porre sotto la propria tutela.

Diviene così papa il cardinale ordinato dal papa precedente, per i suoi meriti di delatore, in quanto addetto alle confessioni in Vaticano. Si tratta di un frate ingenuo e del tutto impreparato al compito che gli viene affidato. Tuttavia il piano di Voiello di manipolarlo, rimanendo dietro le quinte, fallisce di nuovo clamorosamente. Accecato dal potere e incantato dalla figura del precedente papa, che sembrava aver riaffermato un potere dispotico sulla curia, il nuovo papa cerca di imporre la propria debole volontà di potenza in modo populista. Per superare la sua debolezza anche intellettuale dinanzi alla curia, riprende e intende portare alle estreme conseguenze il programma di Francesco I, cassandone i tratti gesuitici. Il nuovo papa Francesco II decide di fare sul serio e porta avanti un attacco al cuore della curia, imponendogli, in nome del messaggio evangelico, di rinunciare ai suoi millenari privilegi per redistribuirli ai poveri.

Il papa, difeso da giovani francescani, che il regista presenta come una sorta di Talebani, apre le porte del vaticano ai rifugiati extracomunitari. La curia, a questo punto, in modo verosimile si riorganizza per individuare un nuovo papa. I due ex contendenti da navigati uomini del corso del mondo si accordano presto sul nome di un eccentrico aristocratico britannico noto per la sua politica della via di mezzo. A questo punto non resta che impartire l’ordine di far avvelenare il nuovo papa. Immediatamente dopo Voiello, a capo di una delegazione – di cui fa di nuovo parte in modo inverosimile la giovane e attraente manager delle merci di culto – si reca al maniero per offrire, in barba a qualsiasi forma di democrazia o di fede nello Spirito santo, la carica di papa all’aristocratico inglese. L’intento sarebbe di farne un gattopardo, ovvero un pontefice che dia l’impressione di cambiare tutto, affinché nulla di sostanziale cambi. Per altro la scelta sembra mirare a una ripresa, più soft, del pontificato reazionario di Pio XIII, chiudendo immediatamente con il ritorno alla originaria chiesa dei popoli di Francesco II. Anche perché non essendo un parvenu, come Pio XIII, con i suoi tratti snobistici e la sua incontenibile volontà di potenza, il nuovo candidato papa è un “ribelle” aristocratico doc, ultraconservatore, per quanto eccentrico. D’altra parte il richiamo nel nome a Wojtyla, piuttosto che a Ratzinger, indica la volontà di riprendere una politica di fatto reazionaria, anche se progressista nella forma. Anche in questo caso il regista, per evitare di spiegare la storia in modo scientifico in termini di conflitti sociali, fa ricorso al cattivo psicologismo meccanicistico e alle teorie ultra soggettiviste nietzschiane del superuomo. Anche l’atteso candidato a futuro papa sembra a suo agio nei panni del superuomo, ma ha il suo tallone di Achille, tanto per cambiare, risiede nel non essere amato e riconosciuto dai genitori, che lo accusano di non aver salvato il suo gemello, morto prematuramente. P.s. attenzione a non vedere la seconda puntata dopo cena, perché è alquanto difficile resistere al sonno.

Nella terza puntata appare ormai chiaro che, come accade spesso, la seconda serie non mantiene le promesse della prima e diviene più convenzionale e noiosa. Anche perché il nuovo papa non ha nulla della vena dissacratoria e anticonformista dei suoi predecessori. Appare un moderato conservatore e risulta perciò ben più noioso, anche se decisamente più verosimile. Resta la rappresentazione del cattolicesimo “reale” e non del solito modello idealizzato, che appare decisamente umano, troppo umano. Anche se, non essendoci altri esempi superiori, la critica potrebbe essere intesa in senso reazionario, nietzschiano come critica a ogni morale universalistica. Del resto, come sostiene apertamente il machiavellico segretario di Stato, il potere è indissolubilmente connesso al peccato mortale, per volontà divina. Quindi qualsiasi nefandezza è concessa, persino uccidere un papa che mette in discussione la struttura di potere della chiesa, è sufficiente poi, gesuiticamente, confessarsi. Così il nuovo papa vuol darsi un’aura poetica e mantenersi le mani pulite, ma per far ciò assume al suo servizio esclusivamente navigati uomini del corso del mondo, ben felici di potersi sporcare meglio le mani, per mantenere bella l’anima del papa. Interessanti sono anche le descrizioni delle nefandezze del cattolicesimo reale quotidiano, che non è affatto più pulito di quello dei vertici del Vaticano. I suoi peccati sono minori solo in quanto il suo potere è limitato.

In questo universo fondamentalmente nietzschiano fa finalmente la sua comparsa una possibile alternativa, rappresentata paradossalmente dalle suore di clausura, che essendo fra le più sfruttate nelle rigide gerarchie ultra-patriarcali della chiesa, finiscono per essere le prime a ribellarsi in senso progressista. Organizzando un vero e proprio sciopero con delle sacrosante rivendicazioni a favore dell’emancipazione della donna, all’interno della struttura ultra patriarcale della chiesa cattolica. Anche in tal caso l’apparato ecclesiastico reagisce in modo analogo al padronato, mostrando ancora una volta il volto umano, troppo umano dei vertici della chiesa. Abbiamo, poi, persino un governo italiano che, per colpire populisticamente tutti i privilegi non essenziali alla sopravvivenza dell’imperialismo nella sua fase putrescente, osa mettere in discussione i privilegi ecclesiastici, a cominciare dall’otto per mille, misure minime sacrosante, che nessun partito, neanche di opposizione, ha mai realmente nemmeno enunciato. Interessante è come i vertici del Vaticano contano di uscire dal rischio mortale di perdere i grandi privilegi su cui questo sistema gerarchico millenario si è da moltissimi secoli retto, ossia lasciare campo libero ai propri uomini nel corso del mondo per ordire intrighi e inconfessabili operazioni speculative, necessari a mantenere i propri, volgarmente materialistici, privilegi.

Nella quinta e sesta puntata si va un po’ più affondo nella disamina degli abissi di ignominia di cui pare nutrirsi il “cattolicesimo reale”. Anche perché con un papa finalmente più realistico e verosimile ricompare in tutto il suo squallore l’enorme ipocrisia su cui si regge questo ancora efficace instrumentum regni. Tanto che al nuovo papa normalmente ipocrita non basta nemmeno più il machiavellico uomo del corso del mondo che da sempre ha gestito la carica di segretario di Stato. Ha bisogno di un segretario personale ancora più cinico e spregiudicato. Anche perché quest’ultimo è in grado di ricattarlo, avendolo conosciuto da giovane, conoscendone il tallone d’Achille assolutamente inconfessabile. Così i due restano indissolubilmente legati, anche quando emergono le nefandezze finanziarie e sessuali in cui è implicato, sino al collo, il segretario speciale del papa e che rischiano di travolgere nello scandalo anche quest’ultimo. Tanto più che a giustificare i mezzi inqualificabili compare di nuovo il fine ultimo di questa organizzazione a delinquere, verrebbe da dire, ossia la salvaguardia di privilegi che sono un evidente retaggio dell’ancien régime, per cui il popolo italiano continua a sostenere con le sue tasse il lusso in cui vivono i vertici della chiesa e tutto il personale improduttivo che da essi dipende, mentre la chiesa non ha mai pagato un euro di tasse sulle sue enormi e magnifiche proprietà immobiliari. Basta così che un partito populista vada al governo in Italia per rischiare di far scoprire al popolo che la gerarchia vaticana è nuda, in quanto solo l’ipocrisia nasconde la difesa a spada tratta dei propri anacronistici privilegi. È quindi sufficiente che il governo minacci di bloccare l’otto per mille e discuta al proprio interno la possibilità di far pagare alla chiesa le tasse sui propri immobili – arrivando a ipotizzare di dare un valore retroattivo a tale misura – per far sì che il papa si dimostri immediatamente pronto a chiudere entrambi gli occhi, sugli strumenti assolutamente ingiustificabili utilizzati dal suo segretario personale, per corrompere il ministro dell’economia e salvare con i privilegi tutto il carrozzone.

D’altra parte, vediamo chiaramente come il vertice riesca a mantenere la rigida e anacronistica gerarchia sulla base, attraverso un sistema di spionaggio e delazione che consente di ricattare, sulla base degli assurdi e antinaturali comandamenti cristiani, chiunque osi mettere in discussione un regime teocratico, assolutistico e ultra maschilista. Anche perché la grandissima maggioranza del clero non potendo dare un naturale ed etico soddisfacimento al proprio principio del piacere, è più o meno costretto a farlo nei modi più innaturali e ignominiosi, in modo tale che ognuno è costantemente ricattabile dai vertici attraverso i suoi servizi di spionaggio e delazione. Infine vediamo anche la tragica condizione di una persona comune realmente credente che viene, sfruttando la sua ingenuità, ampiamente sfruttata dal punto di vista economico e sessuale dalla “santa madre chiesa”, che ne fa una “puttana santa”. Restano i soliti punti deboli di Sorrentino e delle sue serie, il barocchismo esasperato e il gusto nel rimestare nel torbido intreccio fra il sacro e gli aspetti più perversi della sessualità, indispensabili in un regime così disumano a poter cercare, invano per altro, di raggiungere quella felicità che dovrebbe essere garantita a ogni individuo.

Manca, infine, una qualche soluzione in senso progressista, non essendo mai messa minimamente in discussione la società senza cuore del capitalismo, che rende necessario questo cuore artificiale e questo oppio del popolo assicurato dalla religione. Religione che diviene anche una forma di protesta, per quanto impotente e sapientemente sfruttata dal “socialismo clericale”, contro la spietata e brutalmente materialista società borghese.

Segue nel prossimo numero di questo giornale

11/07/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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