Aristotele e l’enciclopedia delle scienze

Introduzione alla visione del mondo di Aristotele evidenziando, in particolare, gli aspetti di continuità e di discontinuità rispetto alla filosofia di Platone.


Aristotele e l’enciclopedia delle scienze

Aristotele: l’intento sistematico in funzione pedagogica

Se Platone può essere considerato il primo grande filosofo in senso stretto, Aristotele (Stagira 384 a. C. – Eubea 321 a. C.) è stato senza dubbio il primo storico e “professore” di filosofia. Aristotele ha infatti coltivato per primo la grande ambizione di riorganizzare l’intero ambito del sapere in modo coerente e sistematico, al fine di rendere disponibile questo immenso patrimonio accumulatosi nel corso dello sviluppo della civiltà greca antica alle future generazioni. Dunque, se Platone intendeva indirizzare le anime verso l’amore per la filosofia, Aristotele compone i suoi trattati con l’obiettivo di insegnare. Comunque nonostante le differenze, che non si limitano a quella ora enunciata, Aristotele non cessa mai di sentirsi un “platonico”, egli è stato pur sempre discepolo di Platone, realmente alternativi a Platone sono piuttosto i sofisti e Democrito.

Il contesto storico e politico

Per comprendere il pensiero di Aristotele, oltre che ripercorrere le fasi più importanti della sua vita, occorre gettare uno sguardo al periodo storico in cui è vissuto: siamo intorno alla metà del IV secolo, in un’epoca storica caratterizzata dalla ormai conclamata crisi della polis. In tal modo, le città greche cadranno presto sotto la potenza macedone e ciò provocherà l’asservimento della Grecia e la perdita della libertà. Il cittadino non sarà più coinvolto in prima persona nella vita politica dello Stato, ma asservito a un organismo statale, viene così ridotto a suddito; ciò comporta la perdita della centralità che aveva la passione politica e l’emergere di nuovi interessi – conoscitivi ed etici – aspetti caratteristici della nuova visione del mondo elaborata da Aristotele.

La vita di Aristotele

Aristotele nasce a Stagira nel 384 dell’epoca antecedente la nostra, a diciassette anni entra nell’Accademia platonica e vi rimane per venti anni – prima come allievo, poi come collaboratore di Platone – fino alla morte del maestro, dal momento che, in quanto meteco, non poteva prendere la direzione della scuola, assunta da Speusippo. Di tale situazione approfitta abilmente Filippo re di Macedonia per convincere Aristotele a divenire il precettore del suo geniale e ambizioso figlio Alessandro, al quale insegna la superiorità della cultura greca; Alessandro però da questo punto di vista supererà il maestro, tentando una inedita e ardita sintesi fra la cultura occidentale e la civiltà orientale. Nel 335 dell’epoca antecedente la nostra Aristotele ritorna ad Atene, ormai sotto il controllo dei macedoni, e vi fonda una sua scuola: il Liceo, chiamato Peripato per la presenza di una passeggiata. Con la morte di Alessandro nel 323 dell’epoca antecedente la nostra ad Atene riprende vigore il partito antimacedone e Aristotele è costretto ad abbandonare la città trasferendosi nell’isola di Eubea, dove muore l’anno successivo.

Gli scritti essoterici ed esoterici

Gli scritti di Aristotele si dividono in opere essoteriche, ossia destinate a un vasto pubblico, di cui è giunto sino a noi solo qualche frammento. Si tratta di opere composte sul modello dei dialoghi platonici; probabilmente non sono stati tramandati in quanto non all’altezza, innanzitutto dal punto di vista formale, dei capolavori di Platone. Abbiamo, inoltre, le opere esoteriche o acromatiche, destinate all’insegnamento o meglio come base per la discussione comune all’interno del Liceo. Queste ultime ci sono pervenute quasi integralmente, anche se non erano pensate e composte per essere pubblicate. Si tratta di appunti e schemi di ausilio per l’insegnamento e di basi a partire dalle quali sviluppare la discussione dell’intellettuale collettivo. Perciò il corpus aristotelico ci è pervenuto non nella forma che vi aveva dato l’autore, ma in quella definita da un suo continuatore, Andronico da Rodi, vissuto nel I secolo dell’epoca antecedente la nostra, che ha ordinato e raggruppato, dopo la riscoperta, le opere esoteriche secondo una sequenza logica, almeno in parte deducibile dalle opere aristoteliche stesse.

Il distacco da Platone

Mentre Platone è convinto della finalità politica della conoscenza e ritiene che il filosofo – inteso come l’intellettuale per eccellenza – debba essere il reggitore e il legislatore dello stato, Aristotele delimita lo scopo della filosofia nella conoscenza disinteressata del reale e vede il filosofo come un sapiente, come uno scienziato e un professore dedito alla ricerca e all’insegnamento. Se in Platone prevale il momento politico-educativo, in Aristotele predomina il momento conoscitivo e scientifico.

Il realismo e l’immanentismo di Aristotele

Platone ha fondato la filosofia come ambito di sapere autonomo, con una sua specifica forma di razionalità; al contrario per Aristotele separare la filosofia dal mondo reale in cui vivono gli uomini, considerarla un sapere autonomo e alternativo – il mondo delle idee – e pretendere che la filosofia abbia il diritto di cambiare radicalmente il modo di vita tradizionale degli uomini, evocare scenari estranei al comune patrimonio di conoscenze – la genesi demiurgica del mondo, l’immortalità dell’anima – rischia di rinchiudere la filosofia in una specie di ghetto, nobile, ma lontano dalla realtà della vita. Per Aristotele la filosofia deve abitare nel nostro mondo e non in un proprio mondo a parte. La filosofia non deve cambiare il mondo né inventare nuovi mondi possibili, ma comprendere e spiegare il solo mondo esistente, comprendendone le cause, le ragioni. In questo modo, la filosofia non risulta più separata dal mondo, torna ad abitare nel campo dei saperi sulla natura e sull’uomo; ma, in quanto capace di organizzare e chiarificare questi saperi, mantiene la supremazia sulle altre forme di conoscenza come già voleva Platone, ma non si presenta più come radicale e alternativa rispetto a esse e rinuncia all’ambizione di governare direttamente la vita degli uomini. Il primato della filosofia è in Aristotele meno ambizioso e più misurato rispetto a quello di Platone.

La filosofia come scienza prima e l’autonomia delle scienze

Platone assegnava alla filosofia una valenza universale e un’egemonia nei confronti delle altre discipline, sulla base di una struttura verticale del sapere fondata sulla opposizione fra verità e apparenza. Invece per Aristotele tutte le scienze hanno una loro dignità e autonomia, hanno oggetti di studio diversi, si basano su princìpi propri e nel loro insieme formano una enciclopedia del sapere che rispecchia tutti gli aspetti dell’essere. Per Aristotele mentre tutte le scienze si occupano di vari e distinti aspetti specifici della realtà e dell’essere, la filosofia si interroga sulla realtà e l’essere in generale, quindi unifica e riorganizza le altre scienze. La filosofia è la scienza prima, la regina delle scienze, ma ciò non pregiudica l’autonomia delle scienze. Tale concezione è condizionata dalla situazione storica, caratterizzata da una molteplicità di scienze particolari in rapida espansione.

La partizione degli scritti di Aristotele

La divisione degli scritti di Aristotele segue scrupolosamente la classificazione delle scienze prospettata da quest’ultimo. Dopo le opere di logica (che non fanno parte dell’enciclopedia delle scienze), le scienze si succedono divise in tre parti fondamentali: 1) le scienze teoretiche (come la fisica, la cosmologia, la biologia, la matematica e la metafisica); 2) scienze pratiche (essenzialmente l’etica e la politica); 3) scienze poietiche (belle arti e tecniche). Mentre le scienze teoretiche riguardano il necessario (ciò che non può non essere così com’è), le seconde e le terze riguardano il possibile (ciò che può essere diverso da com’è).

Lo spirito sistematico di Aristotele

Un’ulteriore differenza tra Platone e Aristotele è il metodo del filosofare. Il metodo di Platone è aperto (fatto di interrogativi e soluzioni, ha una struttura dialogica e si esprime con un linguaggio poetico) mentre il metodo di Aristotele è scolasticamente chiuso, fisso e sistematico, almeno nelle opere esoteriche giunte intatte sino a noi. Platone ha uno spiccato interesse per la matematica, Aristotele, curioso osservatore, ha maggiore interesse per la fisica, non a caso è figlio di un medico. Tuttavia il sistema filosofico di Aristotele presenta forti nessi di continuità con quello del suo maestro Platone.

La critica al dualismo platonico 

In realtà si tratta di una critica rivolta più ai platonici che a Platone; negli anni della vecchiaia Platone, infatti, aveva ripensato la teoria della idee – proprio nel periodo in cui Aristotele era stato suo allievo. Per Aristotele, Platone introduce le idee per spiegare la realtà, per cogliere le cause degli esseri sensibili introduce entità sovrasensibili in numero uguale rispetto agli esseri sensibili: in questo modo le idee invece di unificare la realtà finiscono per complicarla inutilmente, in modo antieconomico.

13/01/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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