Nietzsche III e ultima parte

Gli scritti del tramonto dell’ultimo Nietzsche, da l’eterno ritorno dell’identico, alla morale dei signori Vs la morale degli schiavi, dalla volontà di potenza al prospettivismo.


Nietzsche III e ultima parte Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/L%27isola_dei_morti_(dipinto)

Link al video della lezione dell’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi.

Segue da Nietzsche II parte.

La critica all’Io e alla coscienza

Nietzsche critica la centralità della coscienza come punto di partenza e fondamento del sapere filosofico. Nietzsche rimette in questione la validità di concetti come “io” e “coscienza” ponendo, così, in discussione la stessa nozione di “soggetto”, che non è più il fondamento, ma diviene la sottile superficie di una dinamica complessa, che muove da pulsioni profonde.

L’eterno ritorno dell’identico

La ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo è considerato da Nietzsche “il più abissale dei suoi pensieri”. L’eterno ripetersi del tutto provoca dapprima un senso di peso e terrore, poi con l’affermarsi del superuomo si arriva all’accettazione totale della vita. In un brano di Così parlò Zarathustra (La visione e l’enigma), Nietzsche racconta di Zarathustra che, mentre sale una montagna, ha un nano sulle spalle, che rappresenta la forza di gravità. In cima alla montagna vi è una porta carraia sulla quale c’è scritto “attimo”, da qui partono due sentieri, uno va infinitamente all’indietro (passato), l’altro infinitamente in avanti (futuro), ma si congiungono nell’attimo. Ciò sta a significare la critica di Nietzsche alla visione lineare del tempo, in cui ogni momento è in funzione dell’altro. Al contrario Nietzsche si richiama alla concezione ciclica del tempo che, a suo parere, avevano i greci. Il porsi nella prospettiva dell’eterno ritorno investe il sentimento della speranza, la speranza in un futuro migliore da parte delle masse. Secondo Nietzsche bisogna disporsi a vivere ogni attimo della vita come se tutto dovesse ritornare, con un’accettazione superomistica dell’essere.

L’ultimo Nietzsche: gli scritti del tramonto (1886-99)

In Genealogia della morale Nietzsche mette in discussione la morale (in quanto i suoi valori sono antitetici alla vita). La morale avrebbe una genesi psicologica, sorgerebbe dalla voce della coscienza, ossia dalla presenza in noi delle autorità sociali, da quello che Nietzsche definisce in modo sprezzante: “l’istinto del gregge nel singolo”, la voce di alcuni uomini nell’uomo, l’assoggettamento dell’individuo alle regole della società.

La morale dei signori e la morale degli schiavi

Tuttavia, mentre nel mondo classico predominava la morale dei signori, dell’aristocrazia cavalleresca, con i suoi valori vitali: la forza, la salute, la fierezza, la gioia, la sessualità e l’orgoglio, con il cristianesimo si affermerebbe, secondo Nietzsche, la morale degli schiavi, con i suoi valori antivitali: la negazione dei desideri, l’abnegazione, il sacrificio di sé, la castità e l’umiltà. Il sacerdote – della stessa classe dei signori – che prova risentimento e invidia, elabora una tavola antitetica di valori a quella dei cavalieri, alle virtù del corpo contrappone quelle dello spirito. Il rovesciamento dei valori è rappresentato dagli ebrei, il popolo sacerdotale, per loro solo gli umili e gli impotenti sono buoni. Per Nietzsche il cristianesimo è platonismo per le masse: risentimento dell’uomo debole verso la vita. Il cristianesimo ha prodotto un uomo malato, represso, autotormentato, che nasconde un’aggressività rabbiosa contro la vita e uno spirito di vendetta contro il prossimo. La chiesa non è altro che una casta sacerdotale che si è bagnata del sangue altrui, essa è esattamente ciò contro cui Cristo ha predicato. Nietzsche propone una trasvalutazione di valori, il rifiuto dei valori antivitali e un nuovo modo di rapportarsi ai valori, non più come entità metafisiche, ma quali libere proiezioni del superuomo e della sua antiascetica volontà di potenza.

La critica al ressentiment e alla compassione

Enorme è la carica dirompente di queste posizioni di Nietzsche nei confronti dell’ideologia dominante, ma sarebbe precipitoso leggervi una teoria dell’emancipazione. Per Nietzsche: 1) L’imperativo morale non sarebbe altro che l’istinto della crudeltà che si volge all’interno non appena non può scaricarsi all’esterno; 2) il suo fascinoso paganesimo non è universalizzabile, ci deve essere la morale dei signori, dei conquistatori, e quella dei servi, i gregari che devono coltivare sentimenti di rassegnazione. Il sentimento di disagio per questa presunta legge di natura è, agli occhi di Nietzsche, il ressentiment delle classi inferiori, da cui ha inizio la rivolta degli schiavi, e la compassione nei bennati, che in tal modo abdicherebbero al ruolo di comando che gli competerebbe. Come scrive Nietzsche: “la mia è una morale che mira alla gerarchia”. E ancora: “noi immoralisti e anticristiani vediamo il nostro vantaggio nel fatto che la chiesa continui ad esistere”, in quanto quest’ultima rende il ressentiment dei malnati inoffensivo.

La critica al Gesù “santo anarchico” e al “socialismo degli imbelli”

D’altra parte il cristianesimo è secondo Nietzsche il prototipo di tutte le teorie della parità dei diritti, è una rivolta servile all’interno del giudaismo, da qui la celebre definizione: “Gesù santo anarchico”. Per Nietzsche “il giudizio finale è la rivoluzione solo pensata un po’ più lontana”. Assurdo sembra a Nietzsche l’antisemitismo che considera il “socialismo degli imbelli”, frutto del ressentiment dei falliti verso i riusciti. Nonostante sia un critico del giudaismo, Nietzsche lo considera uno stadio meno avanzato della malattia rivoluzionaria rispetto al cristianesimo.

La Volontà di potenza: potenza e vita

La Volontà di potenza è per Nietzsche l’intima essenza dell’essere, il carattere fondamentale di tutto ciò che esiste, tanto che si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva e autosuperantesi. La vita per Nietzsche non è mantenimento e autoconservazione, ma spinta all’autoaffermazione, accrescimento, sovrabbondanza. Questo continuo espandersi della vita, presente in ogni forma di esistenza, trova la sua massima espressione nel superuomo, che è “über” anche perché è continuo oltre-passamento di sé e degli altri. La vita dei bennati è, quindi, per Nietzsche autocreazione, libera produzione di sé senza piani prestabiliti.

Potenza e creatività

Dato che la vita è autocreazione, l’arte, intesa come forza creatrice, è la suprema forma di vita e l’artista costituisce la “prima figura visibile dell’oltreuomo” (Vattimo). Nietzsche rivaluta, come nella prima fase, l’arte, quale antidoto all’universalismo della morale e della ragione. L’essenza creativa della Volontà di potenza si manifesta anche nella produzione di nuovi valori. La Volontà di potenza accetta l’eterno ritorno, in effetti il superuomo si libera dal peso del passato e redime il tempo. Da qui il carattere creativo della volontà di potenza di quest’ultimo che asserisce: non “così fu”, ma “così volli che fosse”.

Potenza e dominio

La volontà di potenza è anche dominio e sopraffazione, aristocraticismo e antiegualitarismo. Ricordiamo l’inquietante immagine della “magnifica bestia bionda che vaga bramosa di preda e di vittoria” in Genealogia della morale oppure “la vita è essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto è estraneo e più debole, oppressione, durezza, imposizione di forme proprie” (Al di là del bene e del male) o, ancora, “la lotta per l’uguaglianza dei diritti è già un sintomo di malattia” (Ecce homo). Di fronte a questi testi non si possono non riconoscere gli aspetti antidemocratici, antiegualitari che fanno parte della componente reazionaria del pensiero di Nietzsche. Il soggetto della Volontà di potenza è infatti individuato in una specie aristocratica di “spiriti dominatori e cesarei” (frammenti postumi) e non in un’umanità democratica vivente in modo libero e creativo.

Il nichilismo

Il nichilismo è considerato in primo luogo da Nietzsche come un evento storico, che sorge con Socrate e si sviluppa con Platone e porta alla svalutazione del mondo reale, che si ridurrebbe a un nulla. In secondo luogo Nietzsche tratta del nichilismo nel mondo contemporaneo. Si tratta della situazione propria dell’uomo moderno, per il quale dio è morto. Perciò l’uomo moderno non crede più ai valori supremi, di fronte all’essere ha uno sgomento del vuoto, del nulla. Ma come mai l’uomo arriva a sostenere che non c’è nessun fine e tutto è niente? Perché l’uomo si sarebbe prima immaginato dei fini assoluti e delle realtà trascendenti ma poi, avendo scoperto che non esistono, è piombato nell’angoscia nichilistica.

La voce della coscienza quale istinto del gregge

Si cerca un senso che non c’è, e l’uomo più si è illuso, più per Nietzsche è rimasto deluso. L’uomo postcristiano non crede più nell’al di là, ha un senso di vuoto. Secondo Nietzsche “paghiamo per essere stati cristiani per due millenni”. Si continua, perciò, a cercare un’altra autorità in grado di parlare un linguaggio assoluto, come la voce della coscienza che Nietzsche assimila all’istinto del gregge. 

La volontà di potenza dà senso al mondo

L’equivoco del nichilismo consiste nel dire che il mondo non avendo più quei significati metafisici, non ha più senso, in realtà per Nietzsche il senso esiste come prodotto della Volontà di potenza che, affrontando il caos dell’esistenza, gli impone i propri fini.

Dal nichilismo incompleto al nichilismo radicale

Nietzsche si definisce un nichilista radicale, ossia colui che riesce a superare il nichilismo stesso con la volontà di potenza, un no alla vita che prepara il grande sì attraverso la volontà di potenza. Il nichilismo incompleto distrugge i vecchi valori, ma ne subentrano di nuovi, come il nazionalismo, il socialismo, il positivismo o lo storicismo. Il nichilismo completo è il nichilismo in senso proprio, che dopo aver preso atto della decadenza dei valori assoluti (momento passivo) si presenta come nichilismo della forza (momento attivo) che si esercita come forza violenta di distruzione di ogni residua credenza nella verità (nichilismo estremo), per creare, infine, spazio per nuove possibilità (nichilismo estatico). Il nichilismo attivo, estremo o estatico, diviene nichilismo compiuto, quando passa dal momento distruttivo al momento costruttivo o creativo, ovvero quando si rende conto che il senso, non essendo ontologicamente dato, deve essere inventato dal superuomo.

Il prospettivismo

Secondo Nietzsche non esistono fatti, ma solo interpretazioni di cose o di fatti. Il fatto sarebbe stupido, il mondo non avrebbe un senso, ma innumerevoli sensi che dipendono dalle diverse interpretazioni e ciò non è una forma di idealismo, che alla base del fatto pone l’Io, perché anche l’io è per Nietzsche una costruzione interpretativa.

Soggettivismo e relativismo

È vero che l’interpretazione dà forma umana al caos ma, a differenza di Kant, la chiave di lettura della realtà non è per Nietzsche una, ma molteplice. La conoscenza e la logica sono invenzioni per porre sotto controllo il caos multiforme dell’esperienza quotidiana, ma non sono verità oggettive e dimensioni intrinseche della realtà.

L’antipositivismo di Nietzsche

A parere di Nietzsche i fatti esistono solo in una cornice teorica assunta; gli oggetti non sono già esistenti, ma la loro configurazione cambia con il mutare del contesto teorico entro il quale vengono studiati (per esempio per un aristotelico la terra è immobile; per un copernicano no). L’apoditticità delle affermazioni scientifiche è un’illusione; l’uomo è debole e avendo bisogno di certezze si àncora a dei punti fermi. L’adorazione di una verità oggettiva è la migliore alleata secondo Nietzsche dell’ideale ascetico.

Il criterio di scelta nelle molteplici possibilità è dato dalla volontà di potenza

Il prospettivismo di Nietzsche non comporta che tutte le verità siano equivalenti e che di fronte allo scontro tra le diverse volontà di potenza non vi siano criteri di scelta. Il criterio di scelta è nella salute, nella forza, in ultima analisi, nella volontà di potenza.

26/12/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/L%27isola_dei_morti_(dipinto)

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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