Fermenti di socialismo negli USA

Nel post Trump assistiamo ad una radicalizzazione dello scontro politico negli USA e al crescente interesse verso il socialismo da parte delle nuove generazioni.


Fermenti di socialismo negli USA Credits: newyork.carpediem.cd

In queste settimane che vedono la ricorrenza del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, negli USA si assiste ad un gran fermento di iniziative celebrative organizzate da diversi gruppi e movimenti politici, che si richiamano tutti alla tradizione marxista e comunista e tali si definiscono.

Abbiamo in particolare partecipato ad una delle conferenze organizzate alla Columbia University di New York dalla International Socialist Organisation, e che rientrava in un ciclo di conferenze e seminari intitolato "Socialism or Barbarism", dedicate al marxismo con approfondimenti su una serie di temi, ed un particolare riguardo, quest'anno, al centenario della rivoluzione bolscevica.

Una delle cose che ci ha maggiormente colpito era il numero dei partecipanti: considerando che erano previste 3 sessioni parallele in 3 differenti aule, abbiamo contato, a occhio, almeno 150 partecipanti, con una stragrande maggioranza di giovani, spesso giovanissimi, sicuramente in gran parte studenti universitari o di scuola superiore, qualcosa che in Italia è più raro vedere, almeno negli ultimi anni.

Ci ha colpito, almeno come prima (e certo superficiale) impressione, anche il livello di consapevolezza politica e di preparazione politico-teorica della maggior parte degli interventi. Emerge una forte consapevolezza che si potrebbe definire leniniana, in termini di approccio strategico e tattico verso l'azione politica.

Notevole anche la capacità organizzativa messa in campo, con attenzione a quelli che potrebbero sembrare dettagli, come ad esempio il rispetto dei tempi degli interventi, l’efficiente segnaletica delle sale, il prospetto molto chiaro e facilmente comprensibile del programma dei seminari e delle conferenze. Tutte cose che in realtà favoriscono una migliore fluidità dei lavori ed un maggiore livello di partecipazione attiva.

Il tema della conferenza a cui abbiamo partecipato era il rapporto tra movimenti e socialismo nell’attuale fase politica interna degli USA. Gli interventi dei partecipanti, quasi tutti giovani attivisti, militanti e simpatizzanti, provenienti dai diversi distretti urbani dell’area di New York e di altre aree vicine, hanno toccato tutti spunti di riflessione molto sentiti dalla platea e che hanno suscitato un bel dibattito.

Ne riportiamo qui a seguire quelli che ci sono apparsi tra i più stimolanti: la tendenza, spesso intrinseca, dei movimenti e del movimentismo di sinistra ad evolvere verso il riformismo; la necessità per i socialisti di essere parti attive nei movimenti per guadagnarne l’egemonia e orientarli in senso marxista e, potenzialmente, rivoluzionario; l’importanza di un coordinamento unitario delle lotte e delle proteste; la prevalenza da dare ai temi del lavoro e del welfare, in particolare il diritto alla salute, con un orientamento concreto ai problemi sentiti dalle classi subalterne; ridefinire il concetto di classe operaia nella società americana contemporanea; contrastare la deriva settaria di alcuni movimenti; il ruolo determinante delle ONG e delle organizzazioni no-profit nell’orientare i movimenti verso un approccio meramente riformista; la difficoltà a coinvolgere le comunità di immigrati nelle manifestazioni di piazza, per il loro timore di subire repressioni pesanti da parte delle forze di polizia e dell’amministrazione Trump; la necessità di far evolvere il movimentismo sui singoli temi, per quanto importanti, verso un più generale movimento di massa antagonista al sistema; come applicare il metodo del centralismo democratico nei movimenti di oggi; rilanciare il marxismo come scienza della liberazione umana.

Oltre al ciclo di conferenze della International Socialist Organisation, in queste settimane si sono svolti, soltanto nell’area di New York, numerosi altri eventi, celebrazioni, conferenze, organizzate da altri movimenti e organizzazioni, che si definiscono tutte socialiste e marxiste. Le sigle più attive, almeno in termini di comunicazione, tra le tante: Socialist Revolution, Socialist Alternative, Party of Communists of the United States, Workers World Party, International Marxist Tendency.

Ricercando meglio, dalla rete e da altre fonti, in questo variegato panorama di sigle e gruppi si possono annoverare di fatto un pò tutte le tendenze e gli orientamenti a cui siamo abituati anche in Europa: trotzskisti, stalinisti, maoisti, con varie colorazioni e distinguo, ecc. ecc.. Tra queste organizzazioni molte hanno visibilmente un’impronta settaria, ed anche in questo caso l’analogia con l’Italia e l’Europa c’è tutta e non sorprende più di tanto.

Quello che tuttavia sembra essere nuovo, in questo fermento che attraversa gli Stati Uniti, sia pur con impatto minoritario e lontano dagli echi mediatici del mainstream, è senza dubbio la componente generazionale.

Sicuramente questi ci sembrano segnali interessanti, proprio qui nel cuore dell'imperialismo. In una percentuale, non irrisoria sebbene minoritaria, della generazione dei cosiddetti millenials statunitensi sembra crescere sempre di più la consapevolezza della necessità del superamento del capitalismo.

Una delle principali spiegazioni della recente vitalità di tutti questi fermenti, a nostro avviso, risiede sicuramente nell'avvento di Trump in politica. Astraendosi per un momento dall’ossessione per il personaggio, che è tipica del mainstream mediatico, si deve invece considerare che la campagna presidenziale di Trump, e, più in generale le ultime elezioni presidenziali, hanno dato, sia in termini di metodo che di linguaggio e di contenuti, un’importante scossone ad un sistema politico che aveva funzionato più o meno secondo gli stessi schemi per oltre mezzo secolo, certamente dal secondo dopoguerra in poi.

L’ingresso di Trump in politica ha avuto, per prima cosa, l’effetto di radicalizzare lo scontro politico, come da decenni non accadeva negli USA. Questa radicalizzazione potrebbe avere la potenzialità di modificare, a livello di sovrastruttura, un sistema politico che era ormai troppo ingessato e sicuramente inadeguato a rappresentare i profondi cambiamenti seguiti alla fase della globalizzazione capitalistica che ha avuto il suo impatto, a livello strutturale, nella società e nell’economia della principale potenza imperialista mondiale.

Già questo fenomeno era emerso lo scorso anno in campagna presidenziale, soprattutto nelle primarie democratiche, nell'ambito dei sostenitori di Bernie Sanders, il quale infatti, non a caso, ha raggiunto un successo che in altri momenti storici sarebbe stato impossibile.

Naturalmente tutto ciò non deve illudere noi comunisti: siamo ancora molto lontani da una situazione rivoluzionaria, ma il fenomeno più interessante è la correlazione tra la radicalizzazione dello scontro politico, la vitalità dei movimenti di protesta radicali con un crescente attivismo e militanza politica tra le nuove generazioni, anche se ancora minoritarie in termini numerici, e il crescente interesse di queste nuove generazioni di militanti radicali verso il socialismo.

Continueremo a monitorare gli sviluppi di questi movimenti che attraversano la società americana, ritornando sul tema con ulteriori approfondimenti in prossimi numeri.

18/11/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: newyork.carpediem.cd

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L'Autore

Zosimo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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