L’Ottobre e la Storia

Il centenario della rivoluzione russa: la sua importanza ed interpretazione.


L’Ottobre e la Storia Credits: The defense of Petrograd, 1927 by Aleksandr Deyneka (wahooart.com)

Le celebrazioni del centenario della Rivoluzione d'Ottobre hanno mobilitato milioni di persone in tutto il mondo. Questo può essere in fondo il primo dato significativo che testimonia il valore dell'evento e il fatto che la Storia non è ancora finita. La celebrazione non è però chiaramente riuscita a superare uno scoglio ben più grave. La lotta di classe si gioca anche sul piano culturale ed in tal senso la tattica prediletta dai media nel rievocare questo evento è stato non certo di oscurarlo o censurarlo grossolanamente, bensì di dargli un'interpretazione politicamente comoda, in linea con la grande narrazione borghese costruita negli anni della Guerra Fredda: che l'Ottobre Rosso sia stato un grande evento che ha cambiato la Storia del '900 è indubbio, è impossibile non riconoscerlo.

Il punto nodale è però capire se l'abbia cambiato in meglio o in peggio. Tutti sono concordi nel riconoscere le buone intenzioni dei Bolscevichi guidati da Lenin. Qualcuno è disposto ad ammettere le conquiste positive ottenute in epoca “leniniana”. Nessuno è chiaramente disposto a riconoscere i meriti storici dell'evoluzione successiva del regime, incarnati soprattutto dall'epoca staliniana. Su questo fronte si afferma la “degenerazione” della Rivoluzione che ha fatto milioni, se non decine di milioni, di morti, tradendo le attese iniziali. Sul punto si ricordano cifre sparate a casaccio in tanti anni di revisionismo storico e di operazioni storiografiche grossolane e posticce tra cui quella del famoso Libro Nero del comunismo.

In ogni ricostruzione storica offerta dai media borghesi non manca solo serietà e competenza nella messa a disposizione di dati veritieri e fondati, ma viene consapevolmente una prospettiva analitica di lungo respiro, capace di mostrare davvero quel che era il mondo prima del 1917 e quello che è diventato oggi, attraverso una serie di processi che non ci sarebbero stati senza l'Ottobre. Non è questione di fare la Storia “con i se e con i ma”, ma di affermare una serie di dati oggettivi. Purtroppo su tali punti anche buona parte della “sinistra” italiana, compresa quella comunista, non esita a riproporre i luoghi comuni peggiori diffusi per decenni dalla storiografia liberale.

Prendiamo ad esempio il discorso tenuto a San Pietroburgo dal segretario nazionale PRC Maurizio Acerbo (se ne trova una parte sul sito del PRC, mentre il discorso integrale, con i pezzi più meritevoli, “stranamente” tagliati dalla versione del sito nazionale, si trova sul profilo facebook di Acerbo). Quello di Acerbo è un buon discorso in molti punti che coglie la necessità di avere uno sguardo di lunga prospettiva, ma ci sono tre fattori, strettamente collegati tra loro, che lo rendono ancora inadeguato, e non sono cose da poco:

1) Il riferimento a Kropotkin e all'anarchismo in generale come fattore di potenziale progresso a moderare l'autoritarismo della Rivoluzione è un mito duro a morire. Da Lenin a Stalin si è sempre cercato di democratizzare il sistema ma ci si è scontrati con l’opposizione della classe borghese, per un periodo domata ma sempre presente, e l’avventurismo e l’estremismo di alcuni settori della classe operaia. Il non riconoscimento o l'attenuazione dell'importanza dell’assedio esterno e della conflittualità civile interna (eventi spesso non slegati ma collegati e intrecciati l'uno all'altro per ragioni di tattica e convenienza) impedisce di capire la necessità stringente di mantenere in atto la dittatura del proletariato fino alla vittoria completa sull'imperialismo.

2) Il richiamo a Berlinguer e alla democrazia: che cosa intende Acerbo? La democrazia in termini di pluripartitismo? La democrazia intesa come forma liberale borghese? Siamo ancora alla "via italiana al socialismo" che ha mostrato il suo fallimento? Sta ribadendo insomma implicitamente la vulgata che in URSS il sistema non sia stato democratico, come se la democrazia fosse solo quella borghese? A giudizio di chi scrive, questo richiamo sembra emergere la netta subalternità ideologica rispetto al sistema dominante e al revisionismo che è dilagato nella storia del PCI in epoca berlingueriana. Una sinistra che vuole ripartire deve prendere Berlinguer come modello etico e umano, ma non come riferimento ideologico-politico. Quel filone ha mostrato tutta la sua inconsistenza rivoluzionaria. Andare a dire a Mosca che il principale sostenitore dell'eurocomunismo avesse ragione è sbagliato, perché l'eurocomunismo ha portato i comunisti a votare ad esempio a favore dell'Unione Monetaria Europea. L'eurocomunismo è stato l'inizio della messa da parte in Italia (e non solo) della questione antimperialista, la quale rimane oggi come ieri la contraddizione centrale. Il richiamo alla necessità di una maggiore democratizzazione nell'epoca brezneviana era giusto nell’ottica di superare il revisionismo introdotto da Chruscev che aveva allontanato progressivamente il Partito dalle masse popolari. Per il marxismo-leninismo, infatti, la democrazia non è limitarsi a votare i propri rappresentanti di un'assemblea, ma la partecipazione popolare alle decisioni attraverso meccanismi e istituzioni di vario tipo, guidati dall'avanguardia della classe lavoratrice: il Partito Comunista.

3) Non poteva infine mancare, e non c'è purtroppo da stupirsene, il riferimento dogmatico al “terrore staliniano”, che mostra di non aver acquisito i progressi della storiografia contemporanea più avanzata sul tema (Losurdo, Martens, Furr, ecc.). .

Su quest'ultimo tema, che in fondo racchiude gli altri due, il dibattito politico in Italia (e non solo) è ancora estremamente arretrato nella sinistra, e si collega più in generale al rigetto a cui si è assistito nei riguardi del marxismo-leninismo. È anche per tali ragioni, schiettamente politiche, che assieme a decine di giovani compagni e compagne sto lavorando ad un progetto politico-culturale particolare: stiamo preparando un'opera di oltre 2.000 pagine che rappresenta una sorta di “controstoria” dell'ultimo secolo. Il testo sarà una raccolta di fonti dirette, della più elaborata letteratura storiografica, di testi ormai dimenticati e volutamente rimossi dalle librerie e di rielaborazioni e commenti politici sui fatti nodali del '900. L'opera si intitola “In difesa del socialismo reale e del marxismo-leninismo” e uscirà gratuitamente sul sito Intellettuallecollettivo.it. Al momento è stato diffuso il primo capitolo, La Rivoluzione bolscevica e la lotta contro il capitalismo. Io e i tanti compagni che lavoriamo da mesi a tale progetto crediamo fermamente che il modo migliore per difendere la Rivoluzione d'Ottobre sia fare anzitutto piena luce sulla verità storica dei fatti e di offrire ciò che per troppi decenni gli stessi comunisti hanno smesso di fare: offrire il punto di vista proletario della realtà.

25/11/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: The defense of Petrograd, 1927 by Aleksandr Deyneka (wahooart.com)

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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