Le posizioni delle principali forze comuniste sul conflitto in Ucraina

Il conflitto in Ucraina al momento non ha raggiunto gli obiettivi espliciti e impliciti del governo russo. Inoltre, ha indirettamente contribuito ad approfondire la divisione interna fra le forze comuniste e operaie a livello internazionale. Analizziamo, in particolare, le due principali prese di posizione congiunte di forze comuniste a livello internazionale e, sintetizziamo infine la posizione del segretario del Partito comunista ucraino.


Le posizioni delle principali forze comuniste sul conflitto in Ucraina

È difficile dubitare che la scelta di invadere l’Ucraina o di intraprendere una missione speciale contro di essa abbia avuto degli effetti prevalentemente contrari agli scopi detti o sottintesi per i quali era stata intrapresa. I nazisti ucraini non sembrano debellati e nemmeno indeboliti, ma appaiono più forti che mai essendo stati in buona parte sdoganati nell’opinione pubblica ucraina e occidentale. L’azione di forza russa non ha arrestato l’avanzata della NATO verso i suoi confini, né è riuscita a dividere il fronte delle potenze imperialiste, che paiono più che mai determinante a mettere in secondo piano le loro contraddizioni, per poter meglio combattere in modo unitario il nemico russo. Inoltre, sebbene questo non fosse molto probabilmente un obiettivo dell’azione russa, ha finito per dividere e contrapporre, ancora più di quanto era precedentemente, le forze comuniste sul piano internazionale e, spesso, anche nazionale. La posizione sugli eventi in Ucraina ha portato a una netta spaccatura anche all’interno nel più significativo e ampio luogo di incontro e di possibile raccordo tra le forze comuniste sul fronte internazionale. In effetti, nel XXII Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP) tenutosi a L’Avana, Cuba, il 27-29 ottobre 2022, 145 rappresentanti di 78 Partiti Comunisti e Operai di 60 Paesi, presenti a questo appuntamento annuale, in cui si riuniscono essenzialmente i partiti che si richiamano in un modo o nell’altro all’esperienza della Terza internazionale – che riuniscono ancora oggi la grande maggioranza dei comunisti a livello internazionale – ci si è spaccati in almeno tre tendenze diverse, due delle quali in nettissima contrapposizione l’una con l’altra. Al punto che, nel piano d’azione finale si è dovuta assumere una risoluzione estremamente vaga e generica, per permettere a tutti di approvarla viste le divergenti opinioni manifestatesi sul tema spinoso del conflitto in Ucraina. Così ci si è dovuti limitare ad affermare la necessità di: “promuovere una soluzione seria, costruttiva e realistica del conflitto in Ucraina mediante il dialogo e il negoziato”. 

Si sono, inoltre, votate due risoluzioni di fatto contrapposte, mentre alcuni partiti, a partire da quelli al potere nei loro paesi, non hanno firmato nessuna delle due. La componente più di sinistra, in cui spiccano il Partito Comunista greco – che peraltro è stato il principale promotore di tale cooperazione internazionale fra comunisti – e sudafricano ha sostenuto una: “Risoluzione sulla guerra imperialista nel territorio dell’Ucraina” in cui scrivono, per richiamare i passi più salienti: “siamo convinti che l’unica forza in grado di fermare il massacro imperialista sia la classe operaia dell’Ucraina in alleanza con il proletariato russo con l’appoggio del proletariato mondiale. La borghesia ucraina, russa e internazionale ha mobilitato i lavoratori e li ha armati. Ora è importante rivolgere queste armi contro i governi della guerra, trasformare la guerra imperialista tra i popoli in una guerra civile tra le classi. Solo questo permetterà di porre fine all’imperialismo come fonte di guerre, di creare organi di potere operaio e di trasformare i paesi belligeranti nell’interesse dei lavoratori.

Per i comunisti di tutto il mondo è vergognoso e criminale accodarsi ai governi borghesi e lavorare per gli interessi della loro borghesia nazionale, per sostenere l’uno o l’altro blocco di paesi borghesi. Il nostro compito primario è aiutare i lavoratori di tutto il mondo a rendersi conto che le guerre imperialiste non portano all’emancipazione del lavoro, anzi, lo schiavizzano ancora di più; che in un conflitto imperialista il lavoratore non ha alleati tra i circoli dominanti, ma solo nemici; che i suoi amici sono solo i proletari come lui, qualunque sia la loro nazionalità”. Tale mozione è stata poi sottoscritta in Italia dal Fronte Comunista. Più recentemente, più o meno gli stessi partiti [1], hanno prodotto, con l’occasione dell’anniversario della guerra, una presa di posizione comune sostanzialmente analoga alla precedente in cui si legge: “sottolineiamo ancora una volta che i popoli non hanno alcun interesse a schierarsi con una forza imperialista o l’altra, con un’alleanza o un’altra che servano gli interessi dei monopoli. Invitiamo i popoli dei Paesi coinvolti nella guerra a rafforzare la loro lotta contro la propaganda delle potenze borghesi che inducono i popoli nel «tritacarne» della guerra imperialista con vari falsi pretesti. (…) L’interesse della classe operaia e degli strati popolari richiede il rafforzamento del criterio di classe nell’analisi degli sviluppi, in modo che i popoli sollevino un fronte comune contro il campo degli imperialisti, che si scontrano per i loro interessi”.

Dunque, riassumendo la posizione di questi appelli se ne può concludere che i partiti firmatari sostengono che la guerra in atto è una guerra fra imperialismi e che bisogna portare avanti la parola d’ordine di rovesciare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria. Il rischio di tale posizione è di cogliere a ragione l’identità fra le forze capitaliste in campo, perdendo però, in modo poco dialettico, di vista le differenze fra le potenze imperialiste della NATO e la Russia, la cui attitudine, per quanto discutibile, non può essere considerata equivalente a quella delle prime. Si rischia così di perdere di vista la scienza storica, che ci mostra come la Russia abbia subito per trent’anni continue provocazioni da parte delle potenze imperialiste della NATO e che solo di recente ha deciso di reagire, per quanto in modo certamente discutibile.

L’altra risoluzione presentata all’Avana pone, al contrario, la lotta contro l’imperialismo statunitense e della NATO come il compito decisivo per le forze progressiste. Riportiamo i punti salienti della mozione: “i partiti comunisti e operai sostengono la giusta lotta antifascista del popolo dei lavoratori del Donbass appoggiata dalle Forze armate russe. Prendiamo posizione contro l’imperialismo statunitense che utilizza metodi fascisti nella sua politica estera e con la diretta partecipazione dei paesi della NATO porta avanti di fatto una guerra per sconfiggere la Russia per mano del regime fantoccio nazionalista-borghese ucraino. Dichiariamo che faremo di tutto per impedire che la Russia possa subire lo stesso destino della Jugoslavia, Iraq o Libia, che è radicalmente contrapposto agli interessi del movimento operaio internazionale. La reazione cerca di imporre il suo nuovo ordine in modo deciso per un lungo lasso temporale. La Russia non può perdere questa guerra contro il nazismo. Noi protestiamo risolutamente contro la politica fascista, antisovietica e russofoba di tutti i paesi della UE e della NATO. Ci opponiamo all’aggressione lanciata contro la Russia dagli Stati uniti e dalla Nato, per mano dei nazisti ucraini”. Il documento è stato sottoscritto da un numero maggiore di organizzazioni fra cui il Partito Comunista del Brasile, il Partito Comunista inglese, tedesco, ucraino e della Federazione Russa, mentre per l’Italia è stato sottoscritto dal Partito Comunista, unica organizzazione italiana presente all’Avana. Tale posizione, ancor più della precedente, pare dimenticare la necessità di sottolineare che ogni partito comunista per essere rivoluzionario deve affrontare, in primo luogo, il proprio imperialismo nazionale. Inoltre, questa posizione sembra cadere nell’errore opposto della precedente, cioè coglie a ragione le differenze fra paesi della NATO e Russia, ma perde di vista l’identità, cioè che si tratta in ogni caso di paesi capitalisti.

Fra i partiti che hanno sostenuto questo secondo appello, può essere interessante approfondire nello specifico la presa di posizione del PC ucraino, il cui segretario ha affermato: “nel mio Paese, il nostro partito è stato illegalmente bandito, i nostri compagni e le persone che la pensano come noi subiscono persecuzioni politiche, arresti e violenze fisiche da parte del regime neonazista-oligarchico al potere, un regime che è, in sostanza, reazionario e fascista. (…) Dopo la dissoluzione dell’URSS, sono stati gli Stati Uniti e la Gran Bretagna a creare uno Stato neofascista sul territorio dell’ex Ucraina sovietica, diventandone i principali sponsor e beneficiari. Le riforme che hanno imposto all’Ucraina hanno dato al capitale il controllo di tutte le sfere della vita sociale e hanno assicurato il controllo totale delle multinazionali sulla vita socio-economica del Paese, creando così la base materiale per l’avvento e l’affermazione, a seguito del colpo di Stato armato del febbraio 2014, del potere delle forze più reazionarie: la «borghesia compradora» alleata con i neofascisti e la criminalità organizzata. Sono state queste forze in Ucraina a distruggere tutte le conquiste sociali, la sovranità economica e a portare a una profonda lumpenizzazione della società. È attraverso queste forze che gli Stati Uniti hanno formato una struttura di potere verticale fantoccio e hanno introdotto il controllo esterno del Paese. È attraverso queste forze che gli Stati Uniti hanno scatenato in Ucraina una guerra civile fratricida, una guerra contro i cittadini del Donbass che difendono i loro diritti e le loro libertà costituzionali. Sono state queste forze che, su istigazione dei circoli dirigenti statunitensi, hanno fatto sì che la guerra civile nel Donbass si trasformasse in una guerra contro la Russia. (…). A nostro avviso, la guerra del Donbass contro il regime di Kiev dovrebbe essere considerata come una lotta di liberazione nazionale, in sostanza una guerra per l’indipendenza dal regime fascista al potere, per il diritto del popolo di parlare la propria lingua madre e di non seguire la rotta antirussa imposta dagli Stati Uniti. Quindi, sulla base della teoria marxista, il conflitto militare in Ucraina non dovrebbe essere considerato come una guerra imperialista nel senso letterale del termine e, inoltre, dal punto di vista russo, è considerato come la lotta contro una minaccia esterna alla sicurezza nazionale e al fascismo. Siamo tutti consapevoli che la milizia popolare del Donbass non era in grado di resistere all’esercito ucraino, composto da molte migliaia di persone equipaggiate con armi straniere, per cui la loro sconfitta avrebbe inevitabilmente portato alla distruzione totale della popolazione russofona, fra cui molti cittadini della Russia. L’esercito di migliaia di nazionalisti ucraini, sotto il comando di istruttori statunitensi e della NATO, si concentrava ai confini delle repubbliche; il piano di invasione dettagliato era stato sviluppato in anticipo dai generali di Washington. Tutti aspettavano l’ordine. Di conseguenza, per proteggere i propri cittadini e garantire la sicurezza nazionale, la Russia non aveva altra scelta se non quella di sferrare un attacco preventivo. In conformità con la Costituzione della Federazione Russa, il Presidente ha intrapreso le azioni previste dalla legge, poiché era impossibile resistere all’aggressione in altro modo. Inoltre, il processo negoziale nell’ambito degli accordi di Minsk è stato deliberatamente sabotato da Kiev con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, poiché l’instaurazione della pace in Ucraina non è prevista dai piani di Washington e della NATO. A questo proposito, la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa ci sembra abbastanza ragionevole”. Si tratta, dunque, di “spiegare alla gente che la guerra civile nel Donbass (2014-2022), come la guerra Ucraina-Russia, sono state provocate e scatenate dai regimi filofascisti in Ucraina su richiesta e nell’interesse degli Stati Uniti, al fine di creare una testa di ponte per lo smembramento e la distruzione della Russia come rivale geopolitico”; si tratta di “sostenere (senza tornare sui nostri principi ideologici) coloro che si schierano per una soluzione pacifica e per la fine della guerra in Ucraina, indipendentemente dalla loro affiliazione politica. Tali politici e tali forze esistono in ogni Paese. La lotta per porre fine alla guerra fratricida in Ucraina scatenata dalle multinazionali e dai loro tirapiedi nei governi degli Stati europei e non solo, la guerra in cui la NATO guidata da Washington è di fatto una parte del conflitto (fornitura di armi, munizioni e addestramento delle forze armate ucraine, finanziamento e controllo della campagna militare) è la lotta per prevenire una Terza guerra mondiale, che è a un passo. Dobbiamo fare di tutto per evitarla” [2]. Tale posizione per quanto significativa rischia, in quanto assume di fatto una posizione acriticamente filorussa, di perdere ogni capacità di egemonia sulle masse popolari ucraine non russofile.

 

Note:

[1] Fra i firmatari, rispetto al precedente appello, spicca l’assenza del Pc sudafricano e la presenza del Pc venezuelano.

[2] La traduzione integrale si trova nel sito del PRC e, se non erriamo, ci sembra curiosamente l’unica posizione del dibattito dell’Avana riportata da questo partito.

28/04/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: