Marco Bucci, Presidente della Regione Liguria, sarà consigliere regionale con il 48,77%, ovvero 291.093 voti. La sua coalizione ha eletto una maggioranza di 17 consiglieri. All’opposizione in Consiglio regionale, e sarà consigliere, Orlando Andrea con il 47,36%, 282.669 voti, e con 12 consiglieri. La differenza dei voti tra Bucci e Orlando è stata di 8424. Molto bassa l’affluenza alle urne con una partecipazione al voto del 45,96% con 616748 votanti su 1.341.693 elettori.
Tutta qui la sintesi dei risultati delle elezioni in Liguria del 27 e 28 ottobre [1] che sono state vinte dalla destra, anche se i sondaggi avevano previsto la vittoria del centrosinistra. È stato un test elettorale importante che ha già avuto, e continuerà ad avere, un peso nel quadro politico nazionale. Soprattutto perché è stato accompagnato da polemiche di fuoco tra le formazioni del centrosinistra, che sono state ben lanciate dai media, descrivendo le divisioni nel centrosinistra e all’interno del M5S alle quali sono poi seguite le scelte complessive della coalizione anche per il candidato presidente, che, secondo me, sono state ai margini del dibattito sui risultati di queste elezioni, compreso anche il fatto che il Pd ha ricevuto il 28,4% dei voti. La destra ha vinto e si è riconfermata la tendenza nazionale che, nonostante abbia perso voti rispetto alle elezioni precedenti, vince. Le motivazioni sono varie, pesano soprattutto le condizioni socioeconomiche dell’Italia a livello nazionale, che interessano anche la Liguria, che per il 2023 l’Istat, per oltre 5 milioni di cittadini [2], ha statisticamente certificato che rappresentano l’area di povertà assoluta in Italia. La crescita tanto annunciata dal governo Meloni al momento non si vede e per il Pil per quest’anno, almeno al momento, si presentano previsioni che non aumenterà. Il potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni diminuisce continuamente e i redditi bassi vengono penalizzati ininterrottamente, anche a causa che i servizi primari, come la sanità, spesso sono disponibili soltanto privatamente.
Siamo in una fase nella quale l’attenzione alla politica obiettivamente non è primaria per larghe fasce sociali della popolazione perché persistono seri problemi per arrivare, come si è solito dire ma è la verità, alla fine del mese e questa è una triste realtà. A parte queste fasce di cittadini che sono in povertà assoluta, oggetto di attenzione in maniera indipendente anche da parte dei media, le condizioni economiche complessive dei cittadini a reddito medio-basso sono in netto peggioramento: sia per le spese in continuo aumento che per le fruizioni sanitarie sempre più problematiche oltre che per il costo degli alloggi, com’è noto, in incessante rialzo. Penso sia inutile dire che più o meno in ogni famiglia c’è una “croce” che affonda le sue radici nel quadro dell’economia dell’Italia che è da tempo un’economia liberista per eccellenza. Economia che non promuove nessuna partecipazione alla politica e alla vita associativa che sono, purtroppo, nella pratica corrente quasi a zero e naturalmente parlo a livello di massa e non di élite, s’intende.
I media, soprattutto nelle trasmissioni televisive, presentano i protagonisti, rappresentanti della borghesia, mediante riprese di applausi scroscianti per i premi alle carriere di giornalisti di grido e di imprenditori affermati [3], che vengono premiati, come vediamo nelle cronache dei telegiornali che riprendono manifestazioni anche ad alto livello dello Stato. Ben si vede che nella realtà della nostra Italia contano soltanto loro, soprattutto per i media. La destra li abbraccia forte perché sa che da quest’area sociale riceve il consenso con forti componenti ideologiche liberiste. Il consenso alla destra è assicurato per le sue politiche di contrasto ai progressi della democrazia che ormai in Italia è una spiaggia per pochi.
L’analisi del voto in Liguria per queste elezioni ha evidenziato tre caratteristiche che vanno approfondite: l’astensione al voto con un’affluenza alle urne del 45,96%, il consenso al Pd che ha ricevuto il 28,4% dei voti e i “testa a testa” durante lo spoglio tra Bucci e Orlando, che è terminato con la differenza di 8424 voti eleggendo Bucci presidente della regione Liguria.
L’astensione al voto che è nella tendenza nazionale ha presentato in queste elezioni delle differenze significative fra le province della Liguria: mentre a Genova l’affluenza alle urne è stata del 48,29%, per La Spezia è stata del 47,23% e a Savona del 43,74%, ad Imperia invece è stata del 38,10%. La differenza tra Genova e Imperia è stata del 10,19% ed è chiaro che ci sono diverse motivazioni, pur essendo amministrate entrambe dalle destre. Certo a Genova il crollo del Ponte Morandi e l’arresto per corruzione del presidente della regione Giovanni Toti nell’insieme hanno avuto un peso elettorale maggiore e sono stati i temi centrali della campagna elettorale. Ad Imperia perché questi temi non sono stati con lo stesso vigore all’attenzione? Penso per sensibilità diverse. La differenza di partecipazione al voto è stata notevole, ma nella circoscrizione d’Imperia si è evidenziata che la distanza tra i cittadini e le istituzioni è stata maggiore. Al di là delle problematiche locali e compreso anche gli stili di vita che caratterizzano questa provincia, che si presenta obiettivamente differente rispetto alle altre, nonostante la perdita complessiva dei voti alla destra, Imperia si classifica come area politica vincente. Non è, secondo me, una contraddizione che a Sanremo l’affluenza alle urne è stata del 32,37%. La città, che è la sede del Festival ed ha un’economia locale legata a questa manifestazione, di fatto non desidera invertire la rotta della politica perché le va bene così. Naturalmente i cittadini che non sono andati a votare avranno le loro ragioni e non accettano né la destra né il centrosinistra.
Il consenso al Pd, che subito dopo lo spoglio è stato ben lanciato dai media come una vittoria dello stesso Pd, è stato al centro dei commenti. Questo consenso non è stato sufficiente a contrastare la destra, che ha vinto. La ragione principale è che il Pd non si è differenziato abbastanza dalla destra, in quanto, oltre ad avere una posizione in Europa molto militarista, tanto che ha votato per Ursula von der Leyen presidente della Commissione Ue, di fatto sostiene politiche liberiste in maniera dialettica e trasversale in tutti i settori e non solo in economia. Certo nella dialettica mediatica politica presenta a volte un po’ di “minestra riscaldata” ma il brodo è sempre lo stesso: è un partito borghese e liberista distante dalle problematiche reali del mondo del lavoro perché mette in campo continuamente sempre interpretazioni liberiste. Presenta una distanza sociopolitica molto evidente dagli oltre cinque milioni di cittadini, che, come ci ha certificato l’Istat rappresentano l’area della povertà assoluta in Italia. Il Campo Largo del Pd è una teoria con forti contrasti non sciolti. Nella pratica non funziona, come abbiamo visto per i risultati di queste elezioni in Liguria. Non si vuole capire che il Pd, e quindi l’intera coalizione del centrosinistra, non verranno mai votate da chi ha problemi esistenziali per mancanza di servizi adeguati e per redditi insufficienti, ovvero da coloro che ogni giorno hanno problemi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Il “testa a testa” durante lo spoglio tra Bucci e Orlando ha offerto uno scenario nuovo delle competizioni elettorali ad urne appena chiuse a cui non eravamo abituati: le proiezioni hanno anche presentato come vincitore Bucci, anche se Orlando per una certa fase è stato primo, ma con margini molto ridotti a livello di pochissimi voti di differenza. Sia chiaro, dobbiamo tenere in conto che si confrontavano voti di coalizioni contrapposte ma comunque di minoranze perchè i non votanti sono stati il 54,04%. L’ambiguità che presentano queste elezioni è che la destra ha festeggiato la vittoria con brindisi, come abbiamo visto nei telegiornali, ma rappresenta in Liguria un quarto dei cittadini. Questa situazione caratterizzerà l’Italia anche nelle prossime elezioni, perché almeno in questa fase, proprio a livello di scelte condivise, non c’è una convergenza su un programma unitario contro la destra, cioè in campo non c’è un’idea forte per un’Italia diversa. È chiaro che, se va bene così, non va invece per niente bene a chi non sta bene economicamente e, quindi, per protesta non va a votare, perché sa che per lui non cambierà nulla. L’alternativa in Liguria non è stata costruita, al di là dei programmi presentati. Nella campagna elettorale non sono state date neanche risposte programmatiche condivise soprattutto per i noti fenomeni di corruzione. È stato anche sottovalutato l’arresto e la condanna di Giovanni Toti, Presidente della regione che si dovuto dimettere per corruzione.
Per le caratteristiche di queste elezioni in Liguria, l’astensione mi provoca tanta tristezza. È su questo tema che si coglie la non volontà del Pd e del centrosinistra di dare risposte concrete ai vuoti della politica, in particolare si coglie la non volontà del Pd e del centrosinistra di dare risposte concrete ai vuoti della politica in questa fase e si pone l’interrogativo se ormai la Liguria, “è da considerarsi una regione pienamente di destra”, cosa che di fatto lo è istituzionalmente come testimoniano i risultati elettorali. La Liguria però ha una sua storia: la società ligure non è di destra. Si coglie un’immagine di destra soprattutto grazie ai media che non si occupano del fatto che in Italia c’è un desiderio diffuso di lanciare un’alternativa alla destra credibile e verificabile che il Pd, il centrosinistra nel suo insieme ed anche l’M5S fanno solo finta di volere. Quindi ci si chiede, quale sviluppo credibile è stato presentato per la regione Liguria? Per i non votanti Bucci e Orlando sono apparsi la stessa cosa e non andare a votare, per me, è stata una protesta.
Un esempio è il porto di Genova che, come è noto, è storicamente uno dei principali scali del Mediterraneo e crocevia di traffici fin dall’epoca romana: è stato fortemente ampliato tanto che è diventato un elemento fondamentale per lo sviluppo industriale del Nord Italia, ma non ha ricevuto la necessaria attenzione in queste elezioni. Il che significa che la sua gestione continuerà ad essere quella che è stata in vigore nella
legislatura precedente. Oggi come vediamo presenta la sua anima industriale, che è ad alto livello, grazie ai terminal attrezzati per accogliere ogni tipo di traffico: contenitori, merci varie, prodotti deperibili, metalli, rinfuse solide e liquide, prodotti petroliferi e passeggeri. Traffico che è affiancato da un sistema industriale portuale in grado di offrire servizi complementari altamente specializzati come costruzione e riparazioni navali, tecnologia e informatica, con occupazione progressivamente in surplus. Però la sua gestione è privata.
A parte il porto di Genova l’occupazione nelle quattro province della Liguria è stato un tema assente nella campagna elettorale. Certo le statistiche [4] dicono che la Liguria ha mostrato un incremento del tasso di occupazione, +0,8%, e un decremento per il tasso di disoccupazione, -1,0%, e per l’inattività, -0,1%. Questi dati sono importanti perché ci dicono che tra domanda e offerta di lavoro c’è a livello statistico un
equilibrio. Allora perché la protesta che si è espressa con il “non voto” è stata alta? Possibile che l’economia regionale sia indipendente e, soprattutto, non interessa a coloro che non sono andati a votare? Vedremo se ci saranno per il porto di Genova i 10.000 nuovi posti di lavoro previsti [5] rientrando nella “via della Seta”, precedentemente abbandonata da parte del governo Meloni, alla quale è legata anche una nuova gestione delle concessioni demaniali del porto.
Note:
[1] (https://www.regione.liguria.it/elezioni-regionali-2024.html).
[2] (chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/10/REPORT_POVERTA_2023.pdf).
[3] (https://tg24.sky.it/cronaca/2024/10/30/marina-berlusconi-cavaliere-lavoro-mattarella-video).
[4] (https://www.liguriaricerche.eu/2024-06-26/le-tendenze-delleconomia-ligure-mercato-del-lavoro-i-trimestre-2024).
[5] (https://www.notiziegeopolitiche.net/porto-di-genova-fino-a-10mila-posti-di-lavoro-con-il-rientro-nella-nuova-via-della-seta/).