Multinazionali ed elezioni

Le elezioni politiche assomigliano sempre di più alle elezioni del consiglio di amministrazione di una multinazionale.


Multinazionali ed elezioni

E' ovvio che in un modo di produzione capitalistico ci sia uno stretto legame tra forma del capitale e forma politica. Nello scritto “Sulla democrazia” (https://www.bibliotecamarxista.org/marini/sulla%20democrazia.html) viene esaminato come questo nasce e si sviluppa ma ora è il caso di capire come si interconnettono nella fase attuale.

All'epoca della prima rivoluzione industriale dove il capitale era sostanzialmente nazionale per avere il controllo di una società era necessario possedere il 51% delle azioni, però il successivo sviluppo del capitale teorizzato da Lenin ne “L'imperialismo” ha fatto si che il capitale necessario a costruire tali imprese fosse di dimensioni sempre più grandi da rendere in generale troppo oneroso possedere il 51%. Nel procedere del tempo attraverso tutta una serie di meccanismi quali l'azionariato diffuso, le cordate, le partnership e così via si è ridotta la percentuale fino ad arrivare a valori inferiori al 10%.

Come ha chiaramente spiegato Marx il capitale costruisce rapporti sociali tra cose (i capitali) e rapporti di “cose” tra persone pertanto i mutati rapporti sociali hanno ispirato anche i comportamenti politici. Se si osserva i dati dei votanti alle elezioni presidenziali americane (ovviamente le più importanti) dal 1824 al 2008 che è il periodo che riguarda questo lavoro vediamo che la percentuale dei votanti, intorno all'80%, si abbassa decisamente negli anni di sviluppo del capitale dal livello nazionale a quello internazionale scendendo di circa di 25 punti e rimanendo intorno a quella quota.

Con una maggioranza del 25% di aventi diritto al voto si ottiene il controllo societario/politico della nazione USA. Nelle loro elezioni amministrative questa percentuale si abbassa ancora avvicinandosi a quelle delle grandi società quotate in borsa.

Tutto ciò è accompagnato per il grosso pubblico dalla pantomima di opposizione tra i due partiti che comunque, una volta vincenti, non devono far altro che amministrare diligentemente le esigenze del  capitale [1]. In compenso hanno la libertà di favorire corporativamente i gruppi di riferimento se mai  dimenticare anche l’esigenza di ideologizzare  le masse [2].

Questo meccanismo estremamente funzionale ha avuto una certa difficoltà ad essere importato in Europa anche perché in alcuni paesi era rimasta l'illusione che alcuni partiti potessero essere i rappresentanti istituzionali degli interessi della classe operaia il che tendeva a mantenere alta la percentuale dei votanti.

Per passare al nostro paese dobbiamo ringraziare tutti i partiti presenti in parlamento per aver fatto del loro meglio per dimostrare quanto fossero lontani dagli interessi della classe operaia. Questo impegno ha dato i suoi frutti e ciò unito alla rivoluzione copernicana introdotta da Berlusconi che ha sancito la decisiva fine del voto di scambio (riferito alle masse popolari, ovvero la fine della scarpa sinistra), sostituito dalla richiesta di voto in base a chi le spara più grosse, ha portato l'Italia più avanti di molti altri paesi sulla strada della multinazionalizzazione politica riuscendo nelle ultime elezioni a far diventare amministratore delegato dell'Italia un partito (Fratelli d'Italia) che ha circa il 16% dei voti degli aventi diritto (il 26% del 64%cioè coloro che hanno effettivamente votato rispetto al numero degli aventi diritto, corrisponde al 16% del 100% degli aventi diritto).

Dal punto di vista pratico la riduzione della platea dei votanti ha due funzioni: riduce il rischio di voti a sorpresa e rende possibile un maggior rapporto fra partito e votanti perché perché si riduce il costo generale  legato al voto di scambio [3]. 

In questa trasformazione la necessità di distinguere tra i due gruppi politici che al governo fanno la stessa cosa, cioè portare avanti gli interessi del capitale che conta, ha necessitato un innalzamento dei toni del confronto politico rendendoli più accesi e violenti, in modo che al grosso pubblico appaiano come nemici giurati.

Possiamo dire che la famosa battuta che Pajetta fece ad Almirante ad una tribuna politica quando, ad Almirante che lo sollecitava al dibattito, rispose “Noi con voi il discorso lo abbiamo chiuso il 25 luglio del 1943”, che allora fece grande scalpore oggi sarebbe considerata quasi una affermazione educata.

Ma il meccanismo in Italia essendo molto giovane non è perfetto e in passato si è dimostrato un po' logoro e i due raggruppamenti hanno mostrato un po' la corda. Anche qui si è trovata una valida ispirazione dall'economia reale: accade talvolta che anche delle grandi imprese per errori di produzione o di marketing o per interventi dell'antitrust abbiano un prodotto cattivo, scadente troppo oneroso con un determinato marchio si usa allora cambiare il marchio per continuare a vendere lo stesso prodotto sotto altro nome. E allora ecco che nel periodo di logoramento dei due schieramenti  (indicati come di centro destra e centro sinistra, senza alcuna relazione con il significato originale dei termini, per altro riferiti al parlamento della rivoluzione Francese del 1789, come è da sempre in America – ricordiamoci che il Partito Democratico era favorevole allo schiavismo al contrario del Repubblicano – ed ora molto evidente in Italia dove le due leader sono intimamente connesse con i partiti americani di riferimento) emerge il 5 Stelle che appare come grande novità (non sappiamo esattamente quale fosse il progetto politico originale anche perché l'unico che ce lo aveva chiaro in testa era Casaleggio che non c'è più) ed in effetti delle novità le ha introdotte ma tutte nella direzione della multinazionalizzazione della politica e quindi nella sostanza  tutto è continuato nella stessa direzione, il marchio è cambiato ma il prodotto è lo stesso.

C'è poi un altro aspetto che tende a rendere irrilevante il rischio che per errore venga eletto qualcuno che sia in diretto contrasto con la gestione del potere statale ed è quello di far eleggere personaggi che le sparano grosse in tutte le direzioni in maniera tale da rendere irrilevante qualunque posizione di contrasto sensata. Così per esempio c'è qualche parlamentare che dice che in giro ci sono extraterrestri o similari (cosa che è successo), e se qualcuno dice che è necessario un governo delle masse lavoratrici può essere accolto con la stessa irrisione dei primi, diversamente da quanto succedeva ai tempi di Lenin dove un solo deputato poteva fare la differenza.

Questo è il quadro reale con cui bisogna fare i conti se si vuole parlare di elezioni, un quadro in cui per parteciparvi realmente bisogna disporre di un notevole capitale, portare dei discorsi accolti dai media con ampio spazio, gruppi di pressione e così via.

Tutto sommato è un sistema scoperto che le masse proletarie ben conoscono e in buona parte lo evitano, insomma tutto ovvio però c'è qualcuno che si dichiara rivoluzionario che continua convinto a fare l'outsider senza alcuna speranza di successo con la scusa di trovare visibilità non rendendosi conto che così facendo contribuisce alla legittimazione del governo borghese facendo la figura dell'orso ammaestrato.

E' importante capire che questa analisi non esclude in assoluto la partecipazione alle elezioni ma, vista la realtà, è necessario per fare questo passo avere la certezza di raggiungere un risultato rilevante. Ciò significa che c'è la necessità che si determini una congiuntura più favorevole alla classe perché finché dura questa è impossibile.

Come corollario c'è da dire che qualcuno parlando di elezioni fa riferimento a quello che succede in centro-sud America. C'è da ricordarsi che quelle elezioni si svolgono in paesi terzi dove la storia di oppressione, prima coloniale e poi imperialista, ha lasciato istituzioni poco solide e coerenti dal punto di vista capitalista dove quindi la sorpresa è dietro l'angolo. Ma poi è storicamente dimostrato che se anche qualcuno non gradito all'imperialismo vince le elezioni, questa è solo la prima parte del lavoro perché l'imperialismo si muoverà immediatamente per rovesciare la situazione e, a quel punto chi è rivoluzionario si vede (si può prendere l'esempio di Chavez in positivo e di Evo Morales in negativo). Situazioni storico-politiche imparagonabili all'Europa della dittatura borghese più che blindata e super controllata. E se qualcuno ha dei dubbi pensi a come l'Europa dei 12 (quella originale) si è genuflessa come un sol uomo di fronte al diktat degli USA sull'entrata in guerra  senza neppure considerare che ciò era assolutamente contrario ai suoi interessi e che le sarebbe costato lacrime e sangue per i propri cittadini.

Un ultima nota rilevante è un accenno al parlamento europeo. La gestione della comunità europea è qualcosa di più simile alla gestione di una multinazionale che si possa immaginare. La commissione non è elettiva ma nominata su criteri vaghi ed indistinti e le decisioni importanti non è mai chiaro dove vengono presse e da chi (facendo finta di scordarsi della pressioni che vengono dagli USA) e ancora più caratteristico che i posti di rilievo vengono assegnati a delle classiche “teste di legno”, a dei signor sì sempre pronti a cambiare idea alla nuova indicazione (esempio classico Christine Lagarde) o a vendere fumo (altro esempio in Gentiloni) o ad essere da pacati e colloquiali a infiammati passionari tipo Pulzella di Orleans (ottimo esempio Ursula von der Leyen), per non parlare di quelli ridicoli (alla Di Maio): Questo non toglie che, come le migliori imprese multinazionali, in caso di necessità non sappiano tirare fuori dal cappello personale altamente qualificato dal punto di vista della gestione imperialista come Draghi. Nella stragrande maggioranza i parlamentari europei sono una nebulosa indistinta al servizio di coloro che contano e non certo gratis come si è visto nel recente scandalo uscito fuori perché qualcuno aveva  un pochino troppo esagerato.  

 

Note:

[1] Quando la struttura esercita una forte pressione sulla sovrastruttura questa spinta mette in moto le classi dominanti affinché giustifichino il cambiamento in atto. In altre parole la classe dominante deve spiegare che il cambiamento è un fattore naturale  che viene dal modo altrettanto naturale di esistere della popolazione, ad esempio si parla di disaffezione al voto dovuta alla poca chiarezza dei politici oppure dalla scarsa volontà di partecipazione dei cittadini, comunque fenomeni sociali di scarso rilievo. Questo lavoro ideologico sancisce che quello di aver abbassato il numero dei votanti non è il risultato di tutta la manovra ma un aspetto non voluto e non ricercato della fisiologia sociale anzi va smorzato con un caloroso invito al voto (ovviamente ogni partito intende esclusivamente per i propri votanti)

 

[2] Per la classe dominante è sempre prioritario il risultato finale di un cambiamento, in questo caso si tratta di determinare esecutivi stabili e costanti nel tempo, non ha nessuna importanza se siano di “destra” o di "sinistra" o dittatoriali interessa che ci sia stabilità politica e di amministrazione per poter programmare i propri investimenti nel migliore dei modi anche perchè ricordiamoci che il capitale deve fare i conti con le tempeste che il capitale stesso produce per le contraddizioni insite nel suo modo di produzione. Sono fenomeni complessi che vanno capiti da un punto di vista materialista, purtroppo molti li indagano con la concezione ideologica borghese individualista e cercano di capire chi e dove muove i fili. Sono fenomeni non immediatamente legati alla coscienza che gli uomini hanno di se stessi e della loro società.

 

[3] In una società basata sul profitto è un lavoro fondamentale abbassare i costi di ogni operazione. Per ogni partito è importante vincere e conservare il potere con il budget più ristretto possibile. Gli elettori costano, costa raggiungerli costa conservarli, alcuni sono regalati e si accontentano di vuote promesse ma altri costano soldi perché bisogna comprarli, trovargli un lavoro, muoversi per aiutarli e così via. E’ chiaro che più piccola è la platea dei votanti e più si abbassano i costi. Ricordiamoci che i partiti sono i primi a funzionare come imprese e ad essere gestiti come imprese e le imprese moderne spendono molto in pubblicità.



27/05/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Fausto Marini

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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