I soldi per i contratti pubblici non ci sono

Il Sole 24 ore quantifica le somme necessarie per il rinnovo dei contratti nazionali della pubblica amministrazione ma il Governo pensa che il codice Ipca sia troppo oneroso


I soldi per i contratti pubblici non ci sono

Contratti pubblico Impiego: servono 32 miliardi di euro per recuperare solo parte dell'aumento del costo della vita.

Il quotidiano Sole 24 Ore, nella edizione del 13 Aprile scorso, ha presentato i conti quantificando le risorse necessarie, e attualmente indisponibili, per rinnovare i contratti di 3,2 milioni di dipendenti pubblici scaduti da 16 mesi.

I calcoli vengono fatti utilizzando il codice Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato).

Il codice Ipca è un indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione Europea, ai fini dell’accesso e della permanenza nell’Unione monetaria, pensato per contenere la dinamica salariale e ridurre in sostanza il potere di acquisto dei salari pubblici e privati. I più anziani ricorderanno la scala mobile che negli anni ottanta venne archiviata con una lacerazione della Cgil che da allora intraprese una strada senza ritorno, quella della concertazione e del moderatismo.

Perché venne cancellata la scala mobile? La risposta è semplice, misurava l'inflazione tenendo conto dell'aumento dei prezzi ma senza considerare un altro parametro economico che avrebbe preso il sopravvento ossia l'aumento del Prodotto interno lordo, ragione per cui adeguare il potere d'acquisto dei salari, e delle pensioni, non era più una priorità sancita dal patto sociale. Da allora abbiamo perso potere contrattuale e di acquisto e i salari reali – cioè tenuto conto dell'inflazione – italiani risultano in caduta libera.

Nei nove anni di blocco contrattuale, a inizio secolo, la forza lavoro pubblica ha perso in maniera consistente il potere d'acquisto come dimostra il fatto che i colleghi di altri paesi europei percepiscono salari di gran lunga superiori ai nostri con investimenti nei comparti irraggiungibili per lo standard italiano.

Se il quotidiano di Confindustria quantifica la somma necessaria al rinnovo dei contratti nazionali con il codice Ipca, immaginiamoci allora quale sia la cifra necessaria per recuperare il potere d'acquisto effettivamente perduto. Fatti due conti servirebbero forse circa 50 miliardi di euro.

Il Governo Meloni non ha in Bilancio neppure le risorse necessarie per rinnovare i contratti della Pa calcolati con il codice Ipca, immaginiamoci allora alcuni scenari all'orizzonte. Se il Governo decide di investire nei finanziamenti alle imprese, nel taglio del cuneo fiscale che favorisce soprattutto le parti datoriali e impoverisce al contempo il welfare, la soluzione sarà quella di congelare almeno parzialmente il codice Ipca. E se così dovesse essere subiremmo ulteriore perdita del potere d'acquisto salariale da aggiungere ai 9 lunghi anni di blocco della contrattazione.

Mancano fondi non solo per il rinnovo dei contratti ma per la spesa corrente in materia di sanità e istruzione pubblica, si regalano sgravi e aiuti alle imprese promettendo la tassa piatta solo a vantaggio dei redditi elevati, si continua a dissanguare gli Enti locali scaricando ulteriori oneri e sacrifici sulla forza lavoro (e non solo quella pubblica).

21/04/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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