La barbarie dell’imperialismo nella pulizia etnica dei palestinesi

Analisi sulle ragioni della barbarie israeliana e su cosa possiamo fare


La barbarie dell’imperialismo nella pulizia etnica dei palestinesi

A seguito dell’attentato compiuto da Hamas il 7 Ottobre nei confronti di cittadini e coloni israeliani il Governo Nethaniau, grazie anche all’appoggio militare e propagandistico dei governi occidentali, ha scatenato verso la popolazione civile palestinese una delle più brutali, sanguinose e crudeli rappresaglie che si siano verificate dal secondo dopoguerra ad oggi. La quantità di missili lanciati, di edifici abbattuti e di civili morti e feriti – tra cui migliaia di bambini – supera i numeri di tutte le guerre contemporanee ed è maggiore – nell’arco di soli due mesi – di quanto è stato fatto in Ucraina in due anni di conflitto.

Di fronte a tanta e tale brutalità le dinamiche propagandistiche lanciate da Israele, sostenute e rilanciate dalla maggior parte dei media – tv, opinionisti, giornalisti vari di orientamento sionista – poco ha potuto nel contenere l’ondata d’indignazione e di solidarietà nei confronti delle donne, dei bambini e, più in generale, di tutti i civili palestinesi, che si è manifestata in tutti i paesi del mondo. Di fronte ad una massiccia operazione di deportazione di milioni di civili e di bombardamenti incessanti su queste stesse persone, risulta difficile sostenere la tesi del diritto d’Israele a difendersi. Nessuna persona di buon senso può pensare che il diritto all’autodifesa contempli un’azione di deportazione e distruzione della vita di tutti i civili che abitano un territorio. Anche senza conoscere la reiterata serie di soprusi e deportazioni che subisce la popolazione palestinese dal 1948 – il cui ritmo ed intensità si alimentava nel corso del tempo – è sufficiente osservare le immagini dei bombardamenti sugli ospedali per capire che siamo di fronte ad un livello di violenza e barbarie con tratti anche inediti nella storia recente. Nell’analizzare questo fenomeno inquietante di pulizia etnica non possiamo esimerci dal riconoscere il grado di avventurismo e d’irrazionalità che si è manifestato con l’attentato del 7 Ottobre da parte di Hamas. In un certo senso potremmo dire che non è compito nostro giudicare le forme di lotta che un popolo occupato si dà di fronte all’aggressore; ma c’è un dato su cui dovremmo riflettere con attenzione: il fatto che, come rivelato addirittura dal New York Times, l’esercito Israeliano conoscesse nel dettaglio il piano del 7 Ottobre e che l’abbia permesso per poi giustificare un'aggressione ai palestinesi senza presupposti e senza precedenti e che, di fatto, in questo momento non c’è un conflitto reale ma solo un’azione di devastazione unilaterale da parte di un esercito agguerrito e sostenuto dalle potenze occidentali verso un popolo inerme, ci dà il segno dell’altissimo livello di barbarie e di tragedia in corso.

Non è neanche un segreto per nessuno che Israele abbia più volte usato Hamas – e non solo Hamas – per separare la rappresentanza dei palestinesi della Cisgiordania da quelli della striscia di Gaza, alimentando un conflitto settario tra palestinesi senza esclusione di colpi. Chi conosce un po’ la storia di Hamas conosce anche molto bene i rapporti stretti esistenti tra Hamas e i suoi principali finanziatori: Qatar e Turchia in primis, nonché il ruolo che i Fratelli Mussulmani (da cui Hamas proviene) hanno svolto in Siria contro il legittimo Governo di Hassad con il sostegno politico, mediatico e finanziario di tutto l’occidente e dell’integralismo sunnita. 

D’altra parte bisogna anche riconoscere che se la stessa Hamas è in grado di esercitare una certa egemonia presso il popolo palestinese della striscia questo in larga misura è correlato alle atrocità che quest’ultimo ha subito in oltre cinquant’anni di occupazione e che le stesse forme di lotta estrema divengono possibili nel quadro della disperazione in cui sono costrette a vivere intere famiglie. 

Senza dover ricadere in forme di complottismo astratto, possiamo dire, comunque, che nel corso di una guerra d’aggressione -in un regime d’apartheid portato avanti da Israele e dall’occidente collettivo contro il popolo palestinese-  l’opzione religiosa, assistenzialistico corporativa (Hamas è cresciuta grazie al sostegno medico fornito agli abitanti di Gaza, finanziato dal Qatar e reso possibile grazie al controllo e al benestare di Israele) e settaria di Hamas era anche resa possibile, ed entro certi limiti favorita, dall’esigenza di Israele di separare fisicamente e, soprattutto politicamente, la popolazione dei territori palestinesi.

La brutalità dell’aggressione israeliana, inoltre, non è imputabile solamente alle dinamiche specifiche presenti nell’area o al carattere ultraxenofobo e razzista del Governo Nethaniau ma anche ai legami strettissimi che questo Governo ha con molti dei paesi occidentali e, indirettamente, anche con molti Paesi arabi. Non ci dobbiamo mai dimenticare che gli Stati Uniti vendono ad Israele il grosso delle armi che questa potenza regionale sta utilizzando in Palestina e che nei confronti dei giovani palestinesi si sta scaricando una quantità di proiettili che in due mesi ha oltrepassato il numero di quelli utilizzati in tutta la guerra in Ucraina. Ci dobbiamo sempre ricordare che una parte consistente delle armi le ha fornite ad Israele il Governo Italiano grazie ai ripetuti accordi ed alle convenzioni stipulate tra la Leonardo ed il Governo e le aziende israeliane e che il Governo Italiano ha concesso le basi militari come supporto logistico agli Stati Uniti e ad Israele per il massacro in corso.

E’ evidente a tutti che senza il largo supporto internazionale Israele – che è comunque una semplice potenza regionale – non potrebbe assolutamente compiere la carneficina che sta portando avanti – e che la guerra rappresenta per il settore degli armamenti un potentissimo sistema di sfogo per la crisi di sovrapproduzione in corso. E’ per questa ragione che, nonostante la larga opposizione di una parte consistente della popolazione e dell’opinione pubblica nei paesi occidentali all’odiosa aggressione israeliana e al sistematico regime di apartheid che da decenni Israele opera nei confronti degli arabi, il blocco dei grandi media e le classi dominanti in Italia ed in Europa continuano pervicacemente a sostenere l’aggressione, mascherandola con la foglia di fico del diritto di Israele a difendersi.

Il nostro compito, qui in Italia, non può essere altro che quello di batterci per la fine dell’aggressione e del regime di apartheid in Palestina, di denunciare i nostri Governi come complici interessati a queste immonde brutalità in quanto ispirati dalle stesse logiche razziste che, anche se in misura maggiore, indirizzano l’azione politica dei governi israeliani. Condividere tutte le azioni di boicottaggio verso quelle aziende che, più o meno direttamente, sostengono lo stato aggressore, ma, soprattutto, batterci contro i nostri governi affinché lo Stato d’Israele venga isolato, quindi impedito a svolgere queste spaventose atrocità contro il genere umano.

08/12/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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