La causa della presente e futura crisi

La pretesa di restaurare ricette economiche ideate per risolvere questioni economiche e sociali di oltre trecento anni fa rischia di farci precipitare in una nuova spaventosa crisi della civiltà umana.


La causa della presente e futura crisi Credits: https://www.altalex.com/documents/leggi/2017/10/11/delega-riforma-legge-fallimentare

L’ideologia dominante tende, come di consueto, a naturalizzare la realtà odierna, impedendone una reale comprensione critica. Così la spaventosa strage prodotta dalla diffusione in Italia e, in primo luogo, in Lombardia del Coronavirus viene presentata come il prodotto di un destino cinico e baro. Il nostro paese avrebbe saputo rispondere in modo esemplare , al punto che sempre in più paesi del mondo si starebbe seguendo il presunto “modello italiano”. Al punto che diversi individui hanno orgogliosamente esposto la bandiera il tricolore, quasi a voler sottolineare la capacità del nostro paese di primeggiare nel modo di affrontare questo oscuro male.

Al contrario, tutti i dati dimostrano che peggio dell’Italia, nella capacità di prevenire e affrontare la pandemia, ci sono esclusivamente gli Stati Uniti di Trump, anche se la nostra Lombardia leghista non la batte proprio nessuno. Del resto, come insegnava già Machiavelli, gli uomini dovrebbero distinguersi dalle bestie proprio per la capacità di saper prevenire le disgrazie naturali. Così ad esempio, consapevoli del fatto che con piogge molto superiori alle media i fiumi straripano, gli uomini saggi costruiscono per tempo gli argini, in grado di prevenire e ridurre al minimo i colpi inferti dalla disgrazia naturale.

Al contrario quello che si è fatto in Italia negli ultimi quarant’anni è stato esattamente il contrario, ovvero si è proceduto al progressivo smantellamento del sistema Sanitario nazionale e alla sua progressiva privatizzazione. In questo modo sono stati drasticamente ridotti i posti in terapia intensiva e più in generale negli ospedali. Allo stesso modo l’Italia è arrivato a essere il fanalino di coda fra i paesi Ocse per le risorse investite nella decisiva prevenzione.

Infine, nonostante la pandemia fosse scoppiata in Cina diverso tempo prima che si diffondesse in Italia, per quanto era certo che – considerata l’attuale globalizzazione – il virus sarebbe presto giunto anche da noi, nulla si è fatto per prevenirne l’impatto. Non sono state date ai cittadini nemmeno le minime misure precauzionali, ovvero non recarsi ai pronto soccorsi nel momento in cui si credeva di aver contratto il virus. Così i malati hanno diffuso l’epidemia negli ospedali colpendo gli individui maggiormente a rischio decesso e lo stesso personale medico che non è stato fornito nemmeno dei più semplici strumenti per evitare il contagio. Così al personale medico, già ampiamente ridotto dai tagli alla spesa pubblica sociale, si sono aggiunti un numero assurdamente alto di malati e morti nel decisivo personale sanitario.

Dunque, alla base di questo disastro vi è l’affermazione del pensiero unico dominante neoliberista, che comporta un ritorno alle tesi liberali classiche di oltre trecento anni fa, eliminando tutte le successive contaminazioni del liberalismo con la democrazia moderna e con la tradizione socialdemocratica, socialista e comunista. Si è così tornati alla concezione dello Stato minimo, ridotto a mero guardiano notturno della proprietà privata dei grandi proprietari, riducendo sempre di più ogni servizio sociale. Questa politica assolutamente miope è risultata del tutto controproducente anche dal suo punto di vista prettamente economico, dal momento che i risparmi ottenuti in tutti questi anni di tagli alla sanità pubblica non sono in grado di coprire che una minima parte dei danni che l’attuale impreparazione davanti alla pandemia sta provocando nell’economia capitalista italiana.

L’ideologia neoliberista è divenuta più dominante che da noi nei soli Stati uniti, non a caso gli unici che si sono fatti trovare più impreparati di noi dinanzi al virus, anche perché negli Usa non vi è nemmeno il sistema sanitario nazionale. Per altro, l’influenza nefasta della secessione dei ricchi ha portato in Italia a una regionalizzazione della sanità, i cui esiti nefasti si sono riconfermati in occasione dell’attuale gravissima crisi prodotta dalla diffusione del virus.

Come mai da noi questa devastante e arcaica ideologia è divenuta così dominante? In quanto è sostenuta in modo acritico da sostanzialmente tutto l’arco delle forze parlamentari. In quanto oltre alle destre, che lo sostengono “naturalmente”, lo sostiene anche la sedicente sinistra o il presunto centrosinistra, in modo tale che questa vecchia ideologia non sembra avere alternative reali. Per quale motivo? Perché essenzialmente la nostra sedicente sinistra o centrosinistra proviene in massima parte da chi ha rinnegato la storia del più grande Partito comunista nel mondo occidentale. Dunque, per farsi perdonare questo peccato di gioventù, come al solito, gli ex-comunisti neofiti del liberalismo lo professano nel modo più acritico, anche per dimostrare, con una posizione più realista del re, di aver rotto completamente con il loro passato.

Peraltro, un altro caposaldo del pensiero unico dominante, anche presso la sedicente sinistra, sta subendo un colpo durissimo durante questo tragico periodo della pandemia, ossia l’ideologia della presunta fine del lavoro e della classe operaia, in altri termini la presunta completa automatizzazione della produzione. In effetti, una delle cause principali del numero elevatissimo di decessi proprio nelle zone più produttive e operaie del paese dipende dal fatto che anche l’attuale economia non può fare a meno, neanche per un momento, della forza-lavoro viva e, in primo luogo, della classe operaia. Peraltro l’attuale tragedia mostra, una volta di più ,il fatto che i profitti dei capitalisti dipendono esclusivamente dallo sfruttamento del lavoro salariato e, in primis, della classe operaia. Altrimenti non si spiegherebbe come mai gli industriali stanno dall’inizio facendo di tutto affinché non si blocchi l’impiego di forza-lavoro umana, persino in settori del tutto inessenziali, come l’industria bellica finalizzata alla produzione di armi di distruzione di massa, nonostante il vero e proprio massacro perpetrato ai danni del proletariato urbano.

Così, mentre quasi tutte le attività produttive che vogliono rimanere attive in un modo e nell’altro ci riescono, le attività improduttive, come le scuole, le università etc. rischiano di rimanere chiuse a tempo indeterminato. Ciò avverrà per evitare che il numero di morti fra i lavoratori salariati riduca troppo l’esercito industriale di riserva, indispensabile a tenere al minimo i salari, e per introdurre nei settori della formazione sempre più ampiamente il sedicente “lavoro agile” che – oltre ad aumentare lo sfruttamento e, soprattutto, l'auto sfruttamento dei lavoratori della testa con l’introduzione del lavoro a cottimo o per obiettivi – consentirà in un prossimo futuro una netta riduzione del personale.

Resta l’annosa questione di chi pagherà il conto di questo disastro, che per altro è stato funzionale a nascondere la causa di fondo della crisi, ovvero la sovrapproduzione dovuta alla caduta tendenziale del tasso di profitto. Tale crisi, ora coperta dalla calamità naturale della pandemia, potrà di nuovo detonare e mostrarsi alla luce del sole a un livello ancora maggiore di tutte le crisi precedenti.

Vivendo in una società divisa in classi con interessi antagonisti, se lasciamo decidere chi pagherà il conto alla oligarchia che ha nuovamente ripreso il controllo quasi completo del potere, è evidente che a farne le spese saranno i ceti subalterni. La triste sorte di quest’ultima non potrà che essere analoga a quella che ha colpito il popolo greco, cui sono stati fatti pagare, in primis, gli aspetti più negativi dell’emersione della crisi nel 2007-2008.

Del resto le grandi istituzioni economiche nazionali e transnazionali hanno già fatto chiaramente intendere di voler seguire le stesse pessime ricette riproposte nel post 2008, ossia socializzare le perdite dei privati, per poi tornare a privatizzare quando sarà possibile, di nuovo, ottenere profitti da parte dei privati. Così, a partire dal nostro paese e dall’Unione europea grandissime quantità di denaro pubblico vengono trasferite a banche e imprese private, le vere responsabili della crisi, mentre alle masse popolari ridotte più allo stremo al massimo viene elargita l’elemosina dei pacchi di spesa.

Senza contare che tutte le misure previste a sostegno della società civile sono interamente basate su un esponenziale aumento del debito pubblico. Ecco che ancora una volta, dopo che, almeno dall’unità d’Italia, ci hanno dato a intendere che bisognava tagliare la spesa sociale e il salario sociale, pur di ridurre il debito pubblico, ora che si tratta di rifinanziare banche e imprese, le maggiori responsabili del disastro in cui ci troviamo da circa un secolo, il disavanzo pubblico può aumentare a dismisura. Come ha detto esplicitamente Draghi: si tratta di finanziare con il debito pubblico i debiti privati. In tal modo le istituzioni elette a tutti i livelli perderanno ancora di più qualsiasi potere decisionale sulla politica economica, favorendo ulteriormente il qualunquismo e l’antipolitica fra i subalterni, funzionale alla restaurazione oligarchica.

Per altro, la misura più significativa presa dell’UE per far fronte alla crisi e alla pandemia è stata presentata come un nuovo piano Marshall. Naturalmente occultando il fatto che le masse popolari, su cui pesa quasi completamente l’imposizione fiscale, stanno ancora pagando con gli interessi i prestiti del piano Marshall, dovendo finanziare le servitù militari che ci hanno imposto da allora fino a oggi gli statunitensi, con basi militari sul nostro territorio, che hanno pesantemente condizionato la nostra vita democratica e i cui costi ricadono sui contribuenti italiani. Accettare il nuovo piano Marshall proposto dai poteri forti della UE significherà sottoporci, per chi sa quanti anni, al loro dominio, le cui spese ricadranno anch’esse sulle spalle principalmente dei ceti subalterni, generalmente impossibilitati a evadere il fisco.

Infine, visto che motore della storia è il conflitto sociale e che se questo non è praticato dai subalterni viene portato avanti unilateralmente dalla classe dominante, rischiamo nuovamente che venga chiamato a fare il lavoro sporco, ovvero a far pagare il costo della crisi ai soliti subalterni – un nuovo governo tecnico, non responsabile delle proprie azioni dinanzi alla sovranità popolare, con presumibilmente a capo Draghi. Un tale governo non potrà che portare a termine quel massacro sociale dei ceti subalterni che ha celebrato i propri fasti sotto i precedenti governi tecnici, da Amato a Dini, da Ciampi a Monti.

Allo stesso modo, in mancanza di una significativa conflittualità da parte dei subalterni i poteri forti europei hanno già stabilito di far passare i presunti aiuti ai paesi più colpiti dalla pandemia attraverso il terribile meccanismo del Mes, che ha di fatto la funzione di istituzionalizzare le misure draconiane imposte dopo la precedente riemersione della crisi di sovrapproduzione al popolo greco.

19/04/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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