Pandemia, vaccini, Green Pass e capitale: un punto di vista comunista

Contro il Sars-Cov2 non bastano i vaccini, pur utilissimi, ma servono investimenti nella scuola, nella sanità e nei trasporti pubblici. Il governo Draghi preferisce invece scaricare gli obblighi del Green Pass sui lavoratori, liberando i padroni da ogni responsabilità per le prevenzioni.


Pandemia, vaccini, Green Pass e capitale: un punto di vista comunista

Dal novembre 2019 abbiamo un ospite in più (sgradito) su questo pianeta. Nel bel mezzo di guerre, sfruttamento dell’uomo sull'uomo e dell’uomo sulla natura, aggressioni imperialistiche camuffate da difesa della democrazia, è spuntato anche il Sars-Cov2: probabilmente come risultato aggiuntivo di tutta questa attività devastatrice del capitalismo (saccheggio delle risorse naturali, allevamenti intensivi e disboscamento ecc.), basata unicamente sulla logica del profitto e priva sicuramente di ogni logica pianificatrice; o peggio ancora per un errore umano comunque inserito all’interno di questo meccanismo. 

Comunque sia, il risultato dall’inizio della pandemia è: 5.200.267 morti a livello mondiale, come attestato dal governo italiano su dati Oms alla data del 29 novembre 2021.

Come è stata affrontata la pandemia in Italia e nella maggior parte dei paesi a capitalismo avanzato? Un’accozzaglia di provvedimenti atti a tamponare la situazione drammatica, sempre a favore dei capitalisti. Le uniche cose utili da fare, per garantire il contenimento della malattia e il diritto alla salute, che in alcune parti del mondo hanno mostrato di funzionare (guarda caso soprattutto da paesi socialisti o comunque in grado di adottare logiche di pianificazione), sono state scientemente evitate: investimenti su strutture sanitarie, nonostante qualche medico avesse proposto di riaprire i tanti ospedali abbandonati nel territorio nazionale [1], come quelli militari, per garantire l’isolamento dei positivi e favorire i corridoi sanitari dedicati ai malati di Covid; tracciamenti e blocco dei focolai; investimenti ingenti sul personale sanitario potenziando il SSN territoriale da troppo tempo indebolito e abbandonato a se stesso. A questo si aggiungono una serie di provvedimenti che sarebbero stati necessari per il funzionamento della società in tempo di pandemia: potenziamento dei trasporti pubblici, sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza nelle scuole e università

Si è invece preferito il non senso di tentare di curare i positivi da Sars-cov2 negli ospedali oppure lasciando che si isolassero da soli nelle abitazioni private e spesso senza cure adeguate. È in questo contesto di impotenze che vanno analizzati gli ultimi provvedimenti del governo come il Green Pass o il suo successore il Super Green Pass e tutta la sua propaganda

Attraverso il GP il governo lascia ancora una volta la responsabilità del contenimento della pandemia ai lavoratori: o fai il tampone a tue spese e dimostri di essere negativo oppure ti vaccini assumendoti le responsabilità civili di eventuali eventi avversi (consenso informato). A questo punto è utile mostrare l’uso strumentale che sta facendo il governo del Green Pass: utilizzato come foglia di fico per nascondere le misure necessarie per il contenimento della pandemia, per dividere i lavoratori (pubblico-privato oppure vaccinati e non), per ricattare gli stessi lavoratori

Un valido esempio di questo atteggiamento dell’esecutivo e dell’uso che si fa del GP sono le scuole, dove si obbligano i soli lavoratori a possederlo: anche qui un non senso perché nelle classi sono stipate anche più di 30 persone e si fanno deroghe alle uniche pseudo forme di contenimento della pandemia usate l’anno passato come il distanziamento, che però “disgraziatamente” mettevano in luce le carenze degli spazi. 

Di sicuro le scelte concrete devono essere criticate, ma non l’obiettivo di ridurre le occasioni di diffusione. Non siamo contrari al Green Pass in maniera astratta o per motivi di privacy (questo feticcio dell’etica borghese). Infatti uno strumento simile e magari studiato in maniera più efficace (per esempio tamponi immediati oppure uso di sole mascherine FFP2) potrebbe essere usato una tantum in contesti sociali particolari: al chiuso (discoteche, cinema, teatri ecc.) oppure contesti particolarmente affollati (matrimoni, concerti, ecc). Ma non nei luoghi di lavoro dove i padroni (e quindi anche lo Stato per quel che riguarda la pubblica amministrazione) devono essere i responsabili della sicurezza: provvedendo ad ampi spazi, nessun affollamento, tamponi gratuiti e tracciamento di massa. 

Peraltro, c’è da prendere in considerazione la colossale contraddizione di un governo Draghi che mantiene lo stato emergenziale fino al 31/12/2021, ma lascia i padroni liberi di licenziare.

A questo punto occorre specificare in modo chiaro che siamo favorevoli ai vaccini e all’obbligo che se ne fa per debellare alcune malattie. La salute della collettività viene prima delle singole libertà di scelta.

I vaccini anti-Covid distribuiti in Italia sono allo stato della conoscenza un valido strumento preventivo: in generale è più raro che una persona vaccinata sviluppi una malattia grave o muoia. Con circa l’80% della popolazione italiana over 12 che ha scelto ad oggi di vaccinarsi (a cui vanno aggiunte le persone che si sono ammalate e sono guarite e quindi hanno sviluppato anticorpi) si spera di poter affrontare le prossime ondate di contagio mantenendo non più sotto pressione il SSN e in particolare le postazioni di terapia intensiva. Ma quali sono le motivazioni per cui oltre a propagandare i vaccini e a imporre falsi obblighi come quelli del Green Pass limitati ad alcune categorie il governo borghese non tenta la strada dell’obbligo vaccinale per tutta la popolazione adulta (ad oggi ciò avviene solo in alcuni paesi: Indonesia, Turkmenistan, Micronesia, Tajikistan, Austria)? 

Forse perché si è a conoscenza che i vaccini da soli non sono in grado di eradicare il virus, né di bloccarne la catena dei contagi, sebbene assicurino un alto grado di protezione dalla morte e dalle conseguenze più severe della malattia? Sono comunque necessarie tutte quelle misure di cui si parlava sopra? O forse perché si è a conoscenza che i vaccini distribuiti in Europa sono sotto brevetto di Big Pharma, dedite al profitto, che hanno preteso in sede di sottoscrizione contratti poco trasparenti, dove rischi economici ed eventuali danni sono in qualche modo a carico degli Stati membri (e quindi dei lavoratori) attraverso risarcimenti alle multinazionali? Oppure semplicemente perché al momento della somministrazione lo Stato attualmente delega tutta la responsabilità di possibili effetti collaterali al paziente attraverso la firma del consenso informato?

Questi vaccini, sebbene siano terapie geniche messe a punto da validi gruppi di ricerca, non sono il frutto della cooperazione della comunità scientifica internazionale: ad oggi nel mondo esistono diversi vaccini, basati su tecniche biologiche anche molto diverse e che hanno passato le valutazioni delle autorità regolatrici e sono ritenuti efficaci dalla comunità scientifica internazionale. La loro diffusione nelle diverse aree del mondo è legata a logiche geopolitiche, coadiuvate dai mezzi di comunicazione atti a denigrare spesso anche in modo aggressivo i vaccini ampiamente impiegati altrove. 

Il superamento dei diritti di proprietà intellettuale (brevetti, dati clinici, procedure sperimentali, tecnologie…) che andrebbe fortemente sostenuto, oltre a favorire la cooperazione internazionale consentirebbe di estendere in tempi brevi la produzione di diversi vaccini in molte parti del mondo. Tutto ciò faciliterebbe anche la ricostruzione in molti Stati, compresa l’Italia, di una capacità di produzione pubblica accelerando in questo modo la campagna di immunizzazione e la diffusione di farmaci salvavita a tutti, come è avvenuto nello stato socialista di Cuba. L’attuale fallimento del progetto Covax ( l’Africa ha vaccinato appena il 7% della popolazione) e la prevista diffusione di nuove varianti pericolose impone la necessità di una vera campagna internazionale di vaccinazioni in cui tutti gli Stati abbiano le stesse possibilità di produzione e di distribuzione superando l’attuale e meschino “nazionalismo vaccinale” dei paesi capitalistici; non a caso definito anche “apartheid vaccinale”.

I vaccini, come del resto la stragrande maggioranza dei farmaci, possono avere effetti avversi anche gravi. Pertanto è comprensibile che una parte della popolazione (seppur minoritaria) abbia paura o dopo attenta valutazione costi-benefici non consideri utile vaccinarsi. La vaccinazione è un trattamento sanitario e va utilizzato considerando le condizioni psicofisiche delle singole persone. Per garantire una più ampia diffusione delle vaccinazioni il governo piuttosto che legiferare imposizioni o limitazioni come quelli previsti nel Green Pass dovrebbe innanzitutto assumersi le responsabilità sia in termini legali (abolizione del consenso informato), sia di somministrazione, valutando con medici attivi sul territorio ogni singolo caso e i diversi candidati farmaci vaccinali presenti nel mondo, in modo da dare risposte e prevenire efficientemente controindicazioni. 

Anche una sorveglianza attiva e trasparente sugli effetti avversi, in modo da disporre di dati corretti e completi è la premessa di ogni discussione e decisione, comprendendo l’ineliminabile incertezza attuale sul virus e sugli strumenti di contenimento. 

Sindemie come il Sars-Cov2 saranno sempre più probabili nel futuro, pertanto un ritorno alla normalità passa necessariamente attraverso un cambiamento radicale delle condizioni precedenti a essa. Per esempio è più urgente che mai ripristinare un servizio sanitario nazionale universalistico, gratuito, partecipato fondato su ricerca, prevenzione, cura e riabilitazione. 

Tutte cose che non otterremo sul terreno del capitalismo, ma che dobbiamo esigere con forti mobilitazioni congiunte di tutti i lavoratori.



[1] Miani e altri, The Italian war-like measures to fight coronavirus spreading: Re-open closed hospitals now su EclinicalMedicine 21 – Published by The Lancet, 2020.

 

03/12/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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