Gli Usa annunciano ancora una volta un’imminente invasione russa dell’Ucraina

I continui annunci di una presunta imminente invasione russa dell’Ucraina fanno in realtà emergere le contraddizioni del governo e dei media Usa e i loro tentativi di nascondere le reali cause della crisi in Ucraina.


Gli Usa annunciano ancora una volta un’imminente invasione russa dell’Ucraina

Gli Stati Uniti hanno lanciato un ennesimo allarme sostenendo di avere affidabili segnalazioni della propria intelligence circa un’imminente invasione russa dell’Ucraina, presuntivamente programmata per il 20 febbraio. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, visibilmente contrariato, ha replicato in inglese durante una conferenza stampa a Kiev di essere in possesso di informazioni differenti e che, come paese vicino della Russia, la sua informazione che un’invasione russa non è imminente sarebbe da considerarsi più valida. “Questi annunci su un’invasione imminente stanno soltanto causando panico e non ci aiutano” ha dichiarato. 

La continua diffusione di rapporti dei servizi statunitensi, giorno dopo giorno, mese dopo mese, su presunte operazioni diversive russe e su un’imminente invasione hanno ormai assunto il carattere evidente di una campagna propagandistica contro la Russia piuttosto che rappresentare un serio sforzo per smorzare le tensioni e prevenire la guerra. Nessuno di questi annunci di invasione imminente, inclusi i più recenti, è mai stato accompagnato da alcun genere di evidenza concreta. 

Persino Nina Khrushcheva, docente di relazioni internazionali presso la New School, pronipote del leader sovietico Nikita Khrushchev e oppositrice di lunga data sia dell’Unione Sovietica che di Putin, ha dichiarato lo scorso weekend alla emittente Msnbc che non crede affatto a un’invasione imminente. “Mi domando come Biden potrà spiegare e argomentare queste previsioni” ha dichiarato “quando appare chiaro che non si verificheranno.”

Nonostante la persecuzione da parte del governo ucraino nei confronti delle forze politiche progressiste e di sinistra, un movimento anti-NATO e contrario alla guerra sta emergendo nelle strade di Kiev e delle altre città ucraine. 

Il “New York Times”, nel voler confermare in tutti i modi le affermazioni sull’invasione, however, ci riporta alla memoria di quando questa stessa testata fece analogamente diversi anni fa rispetto ai falsi rapporti dell’intelligence che affermavano l’esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq, affermazioni che contribuirono ad avviare una guerra lunga e sanguinosa. 

Mentre il governo Usa continua a diffondere il panico sulla presunta invasione russa, un flusso costante di armamenti sofisticati e offensivi, in gran parte provenienti dagli Stati Uniti, continua a essere trasferito, un cargo dopo l’altro, in Ucraina.

Lo scorso venerdì circa 3.000 soldati statunitensi sono arrivati in Polonia, e lo stesso giorno gli Stati Uniti hanno ammesso la presenza di truppe della Guardia nazionale Usa nella stessa Ucraina. Il dipartimento della Difesa ha dichiarato che 160 di questi soldati stavano per essere rimpatriati dall’Ucraina come se le forze militari statunitensi fossero dei turisti in procinto di tornare a casa. Nessuna spiegazione è stata fornita su cosa stessero facendo lì, tanto per cominciare, e nessun giornalista ha posto tali domande. Non è inoltre stata fatta alcuna menzione su come mai molte altre truppe fossero rimaste sul posto. 

Gli Stati Uniti hanno inoltre ammesso che i berretti verdi si trovano attualmente in Ucraina e sono in procinto di rimanervi. Tutto questo a mesi di distanza dalle dichiarazioni rilasciate secondo cui le truppe americane non erano presenti sul territorio ucraino

Gli Stati Uniti hanno inoltre condannato le manovre da parte di truppe russe in Bielorussia vicino al confine con l’Ucraina durante lo scorso fine settimana, come se si trattasse di una novità. Queste manovre vanno avanti da anni e da ben prima dell’attuale crisi, trattandosi di regolari esercitazioni militari. Tanto il governo Usa quanto i media americani hanno sempre tenuto sotto silenzio le manovre di truppe statunitensi attorno alla Russia e all’Ucraina, incluse quelle negli Stati Baltici, e tutto questo avveniva molto prima che la Russia iniziasse a schierare le proprie truppe nelle regioni confinanti con l’Ucraina.

In Lettonia, che con Estonia e Lituania era parte dell’Unione Sovietica, carri armati battenti bandiera statunitense hanno sfilato per le strade di città e villaggi durante ogni fine settimana, e spesso a poche miglia dal confine russo. 

I media hanno riportato che il presidente Joe Biden ha avuto nuovi colloqui con il presidente russo Vladimir Putin al fine di dare alla diplomazia un’altra carta da giocarsi durante questo fine settimana. 

Durante quell’incontro, come avviene ormai da molti mesi, gli Usa hanno continuato a rifiutarsi di risolvere anche soltanto una delle questioni cruciali che la Russia solleva rispetto alla propria sicurezza, inclusa la richiesta che i Protocolli di Minsk del 2014, ai quali l’Ucraina ha formalmente aderito, vengano applicati. Questi accordi garantiscono autonomia alle regioni separatiste di lingua russa nell’Est dell’Ucraina e garantiscono che la Nato non entrerà in Ucraina. Al momento attuale le testate missilistiche Usa installate in Germania possono raggiungere Mosca in 15 minuti. Se l’Ucraina entrasse nella Nato, il pericolo per la pace mondiale farebbe apparire la crisi attuale come una questione di minor conto. 

Il dispiegamento di missili nucleari della Nato in Ucraina, come è stato fatto in Germania, sarebbe un primo fattore. Ma gli scenari potrebbero essere peggiori e ben più pericolosi. L’Ucraina potrebbe attaccare per riprendersi la Crimea, per esempio, e questo provocherebbe certamente una guerra su una più vasta scala. 

Al contrario degli Usa, altri paesi in Europa stanno tentando di fare dei seri sforzi diplomatici per la pace. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ripetuto questa settimana che alcuni progressi sono stati fatti nel corso del suo recente colloquio con Putin. Macron ha dichiarato che una soluzione potrebbe essere quella di mantenere l’Ucraina un paese neutrale, rimanendo fuori dalla Nato, un approccio applicato alla Finlandia durante la Guerra fredda.

Macron ha dichiarato inoltre che non c’è sicurezza per l’Europa senza sicurezza per la Russia, e la Nato da sola non può garantire le esigenze di sicurezza dell’Europa nel contesto attuale. Putin ha dichiarato che ci sono alcuni “semi di ragione” nella proposta di Macron. In ogni caso, Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno preso le distanze dalle minacce guerrafondaie provenienti dagli Stati Uniti. Quanto meno, le azioni intraprese da questi leader europei sono certo meglio che ignorare interamente la necessità di risolvere almeno alcune delle esigenze di sicurezza dei russi. 

Non ci sorprenderebbe se l’approccio del dipartimento di Stato Usa e dell’amministrazione Biden fosse interpretato dai russi come un tentativo di distogliere l’attenzione da uno sforzo concertato di tutto l’Occidente per portare avanti l’inglobamento militare dell’Ucraina nella propria sfera di influenza, qualcosa che rappresenterebbe, al di sopra di tutte le altre manovre della Nato verso Est, una minaccia intollerabile per la Russia.

Se l’Occidente vede il dispiegamento di truppe russe all’interno del proprio territorio e lungo i confini con l’Ucraina come una minaccia alla propria sicurezza, è difficile non comprendere che la provocatoria campagna antirussa con l’invio di armamenti in Ucraina non possa essere vista come una minaccia alla sicurezza della Russia. Il tirarsi indietro da questa situazione di stallo non è qualcosa che ci si possa aspettare che la Russia faccia unilateralmente.

Nel frattempo i fascisti operanti su tutto il territorio ucraino non sono certo di aiuto per uscire da questa situazione. Il “New York Times” e la Msnbc hanno riferito di un raduno della cosiddetta “unità” con la partecipazione di migliaia di militanti a Kiev sabato scorso. Ma questi media non hanno spiegato, come ha fatto invece “People’s World”, che questo raduno era stato annunciato due giorni prima da una coalizione di forze politiche fasciste tra cui il Battaglione Azov, il Comitato contro la capitolazione, il settore destro e altre. I militanti fascisti, indossando simboli delle loro organizzazioni, si sono pronunciati contro ogni compromesso con la Russia. I media occidentali, non sorprendentemente, si sono guardati bene dal riportarlo. 

 

Questo articolo è uscito originariamente su “People’s World” il 14 febbraio 2022.

 

Traduzione dall’inglese di Ferdinando Gueli.

19/02/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

John Wojcik

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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