I comunisti e il conflitto in Ucraina

Bisogna sostenere la Russia in quanto di fatto si batte per un mondo multipolare contrastando gli Stati uniti e la Nato, oppure bisogna spingere i soldati proletari di entrambi gli eserciti a fraternizzare e a rivolgere le proprie armi contro gli ufficiali rappresentanti degli sfruttatori delle classi dominanti?


I comunisti e il conflitto in Ucraina

Le due posizioni in campo sulla guerra in Ucraina fra i partiti che si richiamano alla Terza Internazionale e che hanno deciso di schierarsi, sono entrambe valide e, al contempo, per motivi opposti, rischiano di apparire unilaterali e non sufficientemente dialettiche. La posizione maggioritaria fra chi si è schierato ritiene che il nemico principale da battere sia l’imperialismo statunitense e la Nato e, perciò, sostiene di fatto la posizione della Russia. La posizione minoritaria tende, al contrario, a interpretare la guerra come un conflitto fra potenze imperialiste, per cui i proletari di entrambi gli eserciti dovrebbero unire le forze e combattere i propri comandanti, quali espressione delle classi dominanti che li sfruttano e li mandano a morire. Entrambe queste posizioni danno l’impressione di volere, per spirito di parte, semplificare un po’ troppo la questione nella sua complessa contraddittorietà, finendo con l’apparire ambedue troppo tranchant, cioè troppo perentorie al punto di rischiare di divenire unilaterali. Forse, anche per questo motivo, una parte consistente e per certi aspetti decisamente maggioritaria delle organizzazioni presenti al meeting dei partiti comunisti che si è tenuto all’Avana non ha firmato nessuna delle due mozioni, senza però, e questo è certo un limite altrettanto significativo, avanzare una proposta alternativa in grado di sintetizzare gli aspetti validi presenti in entrambe le posizioni, mettendo in secondo piano gli aspetti non sufficientemente dialettici. Il rischio nel non prendere una posizione comune alternativa è di poter apparire come delle anime belle. Fra i partiti presenti all’Avana che non hanno preso posizione spiccano oltre quelli al potere (Corea, Cuba, Laos e Vietnam), i partiti comunisti spagnolo, francese e i due partiti comunisti indiani.

Altri partiti comunisti, fra cui quello cinese e portoghese, che hanno partecipato ai precedenti meeting dei partiti comunisti terzointernazionalisti, non erano presenti a Cuba e non sembrano in seguito aver aderito a nessuna delle due risoluzioni di cui sopra. Discorso analogo vale per il Partito dei comunisti italiani, la cui posizione è presumibilmente desumibile da quanto scrive nel loro sito il segretario: “siamo di fronte alla temuta escalation del conflitto, ad una guerra per procura, condotta dagli ucraini per conto degli USA, della NATO: una guerra destinata a durare nel tempo, che porta con sé il rischio della terza guerra mondiale, nucleare, con i prevedibili devastanti esiti. La scelta della pace è stata abbandonata, non è all’ordine del giorno. La posta in gioco del conflitto è sempre più evidente: l’ordine internazionale unipolare a trazione USA, l’assetto geopolitico affermatosi dopo la «guerra fredda», progressivamente messo in discussione oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri paesi, che insieme rappresentano la stragrande maggioranza dell’umanità e che, pur assai diversi tra loro, propugnano un assetto multipolare, necessario per consentire all’umanità di vincere le grandi sfide che ha davanti. Un insieme di paesi che non assecondano la politica occidentale che tale ordine, invece, intende imporre ad ogni costo, anche con la guerra. (…) Noi, che distinguiamo tra popoli e governi, e siamo consapevoli che la guerra non è mai nell’interesse di coloro che sono chiamati a combatterla, ma delle sole classi dominanti, abbiamo detto sin dal primo momento: fermatevi! Insistiamo per la de-escalation, per il cessate il fuoco, perché prevalga la ricerca del dialogo, la negoziazione, affinché si affermi una soluzione politica del conflitto. Anche per questo siamo impegnati a rilanciare, in Europa ed in Italia, un autentico movimento per la pace, che per sua natura non può essere piegato a logiche di parte, come vorrebbero i fautori della guerra, ma ancorato all’idea della pace «senza se e senza ma»”. Quest’ultima posizione, per certi aspetti più dialettica delle due precedenti, potrebbe, d’altra parte, essere accusata di poca incisività, un po’ come quella del Partito socialista italiano durante la prima guerra mondiale.

Mentre il Prc, pur essendo ancora formalmente parte di Solidnet, non partecipa agli incontri annuali dei comunisti terzointernazionalisti dal 2012 e ha sviluppato una posizione, che può essere riassunta con lo striscione portato alla più importante manifestazione pacifista in Italia: “né con Putin né con la Nato”. Più nello specifico si può far riferimento alla posizione assunta da Paolo Ferrero, vice presidente del Partito della Sinistra europea, l’unica di fatto presente nel sito del Prc. La guerra di Putin e i suoi complici. Il 24 febbraio 2022 l’esercito russo ha invaso militarmente l’Ucraina. Come abbiamo ripetuto mille volte, si tratta di una scelta sbagliata e criminale, che ha aggravato drammaticamente i problemi dell’area e che apre al rischio della terza guerra mondiale. Questa guerra, colpevolmente scatenata dalla Russia di Putin, è ingiustificabile. Questo crimine non trasforma però gli altri soggetti in santerellini, come invece vorrebbe la propaganda occidentale: Putin ha molti complici perché i problemi nell’area sono stati aggravati e fatti volutamente marcire dall’Occidente. (…) La reazione dei Paesi occidentali. Vediamo ora le caratteristiche e gli obiettivi della guerra scatenata dagli USA e dall’Occidente in reazione a quella di Putin. È infatti evidente a questo punto che le guerre sono due. La guerra iniziata dal presidente russo sfidava lo strapotere statunitense, ma poteva essere affrontata e gestita come un conflitto regionale. I nodi relativi alla sicurezza della Russia, dell’Ucraina e alla soluzione della guerra civile in corso da anni in Ucraina, potevano e possono essere composti con una mediazione, come sostenuto da noi e dal Papa in tutti questi mesi. Un compromesso è stato peraltro tentato ancora a febbraio dalla Germania, che aveva proposto una soluzione negoziale, rifiutata da USA e Ucraina. Un compromesso può e deve essere ricercato oggi per porre fine alla guerra. Al contrario, gli Stati Uniti, seguiti a ruota dai paesi occidentali, non hanno ricercato un accordo che ponesse fine al conflitto, ma hanno scatenato una guerra mondiale – economica, mediatica, militare – che rischia ogni giorno di sfociare in uno scontro diretto, e quindi nucleare, tra NATO e Russia. (…) La guerra guerreggiata. A oggi avviene per procura, con il governo ucraino che in virtù della legge marziale impiega i maschi adulti come soldati, sovente sotto la supervisione di istruttori NATO. La fornitura di armi è in aumento ed ha oramai superato il confine dell’impegno diretto della NATO – e sia detto per inciso, dell’Italia – nel conflitto. La strategia degli USA, peraltro annunciata dalla Clinton sin dall’inizio di marzo, è quella di trasformare l’Ucraina in un nuovo Afganistan, impaludando Putin in una dispendiosissima guerra di logoramento. Si tratta di una scelta criminale in primo luogo nei confronti del popolo ucraino che viene utilizzato come carne da macello in una guerra per procura. Mi pare evidente che mentre la guerra scatenata da Putin poteva essere evitata con un compromesso e può essere fermata con una trattativa, la guerra scatenata da Biden è fatta per durare, come dimostrano gli enormi stanziamenti in armamenti da parte degli USA. L’obiettivo degli USA non è la pace, ma la prosecuzione di una guerra non nucleare che si serva della disponibilità del governo ucraino ad utilizzare il proprio popolo e il proprio Paese per dissanguare la Russia. (…) Così la guerra viene presentata con la necessità di una scelta tra Putin e Biden, come se quei due criminali non fossero semplicemente le due facce della stessa medaglia. Ci vogliono arruolare tutti e tutte nella guerra, convincendoci che occorre schierarsi quando invece l’unica vera scelta è quella di disertare e di costruire l’alternativa, la pace, la trattativa, il dialogo. Questo ingabbiamento della realtà e delle alternative dentro le scelte che piacciono a «lor signori» è uno dei problemi fondamentali dell’immaginario politico della nostra epoca.” In questa posizione sembra mancare l’individuazione del proprio principale nemico nell’imperialismo del proprio paese, si insiste troppo sul fatto che la guerra sarebbe stata iniziata senza motivo dai russi. Infine, si mette sullo stesso piano, come principali nemici da battere, Putin e Biden, mediante la diserzione. I comunisti possono assumere una posizione pacifista e/o equidistante? Anche tale posizione rischierebbe di essere accusata, da una posizione leninista, di socialpacifismo.

Nel programma di Unione popolare si può leggere: “Stop immediato dell’invio di armi a tutti i paesi in guerra e ritiro dei soldati all’estero se non autorizzati dall’ONU che va rafforzata e sottratta ai veti incrociati delle superpotenze. Sviluppare un forte impegno diplomatico per la pace in Ucraina e per la distensione nel conflitto tra Cina e Stati Uniti. Uscire dalla coalizione in guerra nel cuore dell’Europa e lavorare per la neutralità dell’Ucraina. Per un’Europa unita nelle sue diversità, dal Portogallo alla Russia, contro ogni nuova guerra fredda.

Operare per il superamento della NATO, per la sovranità nazionale con lo stop ad armi nucleari nel nostro Paese e per sostenere politiche di disarmo a livello globale, opponendosi all’aumento delle spese militari al 2% del PIL e impegnandosi alla progressiva riduzione delle stesse. Firma immediata del trattato di messa al bando delle armi nucleari. L’Italia dovrà essere senza bombe atomiche e promotrice di una conferenza internazionale per il disarmo e la denuclearizzazione dell’Europa. Saremo amici di americani, russi e cinesi, mai più sudditi e subalterni di nessuno”.

 “Abbiamo condannato la sciagurata invasione di Putin ma al tempo stesso abbiamo denunciato le responsabilità della NATO e il ruolo del nazionalismo di estrema destra in Ucraina a partire dal 2014.
Chiediamo che il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione: stop all’invio di armi e alle sanzioni, ritiro dei contingenti dai confini con la Russia, ruolo attivo per il cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, taglio delle spese militari, firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia.”

“Condanniamo l’aggressione del Governo russo all’Ucraina, come ogni intervento militare delle grandi potenze e della NATO, perché le guerre causano sempre distruzione, colpendo in primis la popolazione civile e portando morte, sofferenza e odio tra i popoli. Siamo contrari alla decisione del governo e della maggioranza del Parlamento di condurre l’Italia in guerra, ribaltando, attraverso l’invio di armi, l’articolo 11 della Costituzione e aprendo così al rischio di una Terza Guerra Mondiale. Rifiutiamo un’economia di guerra che porta a un aumento dei prezzi, che rende ancora più ingiusta la nostra società, favorendo la speculazione e gli affari di pochi contro i molti. Riteniamo fondamentale che il nostro Paese agisca concretamente per un immediato cessate il fuoco, veri negoziati, un ruolo centrale della diplomazia e una Conferenza di Pace, unica via.”

Una posizione che prende a ragione posizione contro la partecipazione italiana al conflitto, ma che poi rimane troppo super partes, se non quando assume delle prospettive discutibili quali il rafforzamento dell’Onu e di una vera Unione europea che includa anche la Russia. Allargare l’Unione europea anche alla Russia può essere una soluzione auspicabile?

13/05/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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