Per una sinistra mondiale antimperialista

Un documento dei compagni Alan Freeman e Radhika Desai per il Valdai Club sull’imperialismo che auspica un riposizionamento della sinistra occidentale in senso antimperialista e internazionalista.


Per una sinistra mondiale antimperialista

Alan Freeman e Radhika Desai, entrambi animatori dell’International Manifesto Group e del Geopolitical Economy Research Group, hanno scritto un documento di analisi dell’imperialismo e per il posizionamento della sinistra dal titolo Una sinistra mondiale antimperialista: perché è necessaria e cosa deve fare, commissionato loro dal Club di discussione russo Valdai, che lo ha pubblicato sia in lingua inglese che in russo.

Il nostro giornale aveva a suo tempo promosso un confronto fra le organizzazioni e gli intellettuali impegnati concretamente nella lotta antimperialista. Di conseguenza, al di là della condivisione o meno del documento, crediamo utile la sua pubblicazione quale contributo a questa discussione. Abbiamo così chiesto alla compagna Stefania Fusero, che ringraziamo, di tradurre in italiano il documento che potete trovare a questo link.

Vi sono più ragioni per considerare questo contributo della massima importanza. Già è di grande interesse il fatto che un collettivo russo senta la necessità di confrontarsi con studiosi marxisti occidentali, perché ciò può avviare un processo di convergenza fra i movimenti antimperialisti mondiali.

Altro elemento da considerare è che i due autori, in accordo con la nota tesi sostenuta da Domenico Losurdo, evidenziano i limiti della sinistra occidentale e della sua titubanza, per usare un eufemismo, a considerare di fondamentale importanza la lotta contro lo sfruttamento dei popoli ex coloniali, cioè lo sfruttamento di quattro quinti dell’umanità da parte dell’altro quinto. 

L’atteggiamento di buona parte della sinistra occidentale aveva fin qui determinato remore fra i marxisti russi a confrontarsi con essa. Riteniamo che invece una discussione tra le varie forze antimperialiste su questo tema possa contribuire sia a spostare su un terreno più costruttivo le piattaforme politiche in Occidente sia a influenzare la riflessione in atto in Russia.

Se pensiamo che la divisione storica fra riformisti e comunisti fu proprio nel merito dell’imperialismo, con i riformisti che assecondarono la guerra dei rispettivi imperialismi e Lenin che invece si opponeva anche e soprattutto al proprio imperialismo, riteniamo che il ritorno a una visione internazionalista potrebbe essere un bagno salutare per superare i limiti politici attuali. Su questo riflette acutamente il documento che denuncia le posizioni antirusse che si sono affermate in settori importanti della sinistra occidentale e richiama la posizione del Comintern secondo cui i lavoratori di tutto il mondo avrebbero dovuto schierarsi con l’esercito proletario molto più numeroso delle colonie.

Le stesse rivoluzioni socialiste del secondo dopoguerra, compresa la rivoluzione cinese, videro una stretta connessione con le lotte di liberazione nazionale, e all’interno del Comintern si confrontarono con le lotte antimperialiste e rivoluzionarie in tutto il mondo.

L’Occidente – si dice nel documento – rinuncerà alla guerra solo se ciò gli verrà imposto sia dai suoi stessi popoli sia dagli avversari internazionali. Da qui la consapevolezza che “una vittoria militare completa di una o dell’altra parte è impossibile; l’unico risultato di qualsiasi tentativo di sovvertire questa impossibilità è l’annientamento nucleare. […] Il mondo potrà risolvere pacificamente i conflitti economici di fondo solo quando l’Occidente sarà costretto ad abbandonare, una volta per tutte, l’idea che possano essi essere risolti con la forza […] Le alleanze necessarie per porre fine alla Terza Guerra Mondiale devono mirare sia alla libertà dalla guerra, sia alla libertà dal bisogno. Devono, quindi, essere guidati dalla Sinistra, con la sua storica piattaforma «Pace, Terra e Pane»”. Non è un caso se oggi gran parte del terzo mondo si va opponendo alle “regole” dettate dagli Usa.

Per questo l’antimperialismo, oltre a opporsi alle guerre della Nato, deve combattere lo sfruttamento delle nazioni non imperialiste, che vengono quotidianamente private del prodotto del loro lavoro attraverso il debito, la dittatura finanziaria, le inique regole commerciali la proprietà intellettuale, le sanzioni ecc.

Una sconfitta dell’imperialismo più pericoloso, quello Usa, e delle mire egemoniche che intende imporre con la forza delle armi, porrebbe in crisi tutta l’attuale architettura economica e sociale dell’Occidente e del mondo. Con ciò si realizzerebbero le condizioni per la rivoluzione anche in questa parte del pianeta.

Sull’ipotetico carattere imperialista dei paesi dell’Est e del Sud del mondo, gli autori sostengono una tesi che certamente non trova tutti d’accordo e su cui tuttavia occorre aprire una riflessione: “per quanto i capitalisti del Sud possano aspirare a diventare imperialisti, non sarà loro permesso. Gli europei hanno umiliato la Turchia tenendola sulla corda per due decenni con la falsa promessa di entrare in Europa. Gli Stati Uniti lavorano costantemente per ridurre la Russia a uno status subalterno, recidendo tutti i suoi legami con l’Europa, il che permette loro di perpetuare così il proprio dominio sull’Europa stessa”.

Ai due autori va anche il merito di avere perseguito tenacemente questo avvicinamento agli antimperialisti russi con iniziative, quali per esempio una loro missione in Russia, da cui hanno appreso l’ampiezza e la profondità della discussione in atto in quella realtà, e un webinair che ha dato voce a intellettuali e politici di quel paese sulle conseguenze della guerra per procura dell’Occidente contro la Russia, conseguenze che pongono questa nazione di fronte a scelte, sia riguardo alla struttura economica e all’orientamento della sua società, sia riguardo al suo orientamento in politica estera

Auspichiamo che possa continuare e svilupparsi il necessario e possibile dialogo tra la sinistra russa, la sinistra occidentale, la sinistra cinese e la sinistra dei paesi che rappresentano la maggioranza dell’umanità.

13/05/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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