Il XX congresso decide di potenziare la Democrazia popolare e consultiva in Cina

Quali sono i volti della democrazia? Come funzionano le democrazie popolari e consultive?


Il XX congresso decide di potenziare la Democrazia popolare e consultiva in Cina

La riconferma di XI Jinping al potere dovrebbe essere dovuta al fatto che il PCC vuole mantenere una continuità politica in una fase di instabilità internazionale, di rallentamento economico, che riguarda persino la Cina rispetto ai decenni precedenti, allo scontento per la politica Covid zero sia interno che sia esterno, perché danneggia chi commercia con il paese, alla politica aggressiva dell'imperialismo statunitense per mettere in crisi lo sviluppo tecnologico endogeno. Collocato nel contesto dell’incerta situazione mondiale, con la pandemia, la guerra di Ucraina, in una fase che sembra ripetere il momento delle crisi, delle guerre e delle ipotetiche rivoluzioni, segnalato a suo tempo da Lenin, anche lo status quo interno della Cina potrebbe ricevere pericolosi contraccolpi, se si pensa in particolare alla questione Taiwan.

Xi Jinping è riuscito a contornarsi dei suoi alleati grazie alla battaglia contro la corruzione, ai pensionamenti di coloro che hanno raggiunto i 68 anni; il 65% dei 270 membri del Comitato Centrale sono stati sostituiti dal 2017, il 66% dei 25 membri del Comitato Permanente del Politburó è stato rinnovato.

Vorrei riflettere sulla forme della democrazia popolare cinese, dando per scontato che il confronto con la cosiddetta democrazia liberale che, come dimostra il suo forte processo di degenerazione degli ultimi decenni, non può pretendere di essere migliore di quella cinese, mentre il confronto con “l’autogoverno dei produttori”, non rinnegato né dai comunisti né dai cinesi, i quali appunto non hanno abbandonato il progetto comunista, può presentare qualche problematicità; problematicità che sarà certamente affrontata dato che, come dicono gli stessi dirigenti cinesi, il paese si trova nella fase primaria del socialismo e che deve far partecipare alla vita politica un miliardo e 400 milioni di persone. Del resto, essi stessi e Xi riconoscono che il progetto comunista non vuol dire solo l’incremento delle forze produttive, ma anche creazione di una nuova forma di società, in cui lo sviluppo complessivo sia la condizione per lo sviluppo di tutti. Qui il mio pensiero va alla tematica dell’uomo nuovo, presente sin da Marx nella tradizione marxista, ma ampiamente ripresa da Ernesto Che Guevara, il quale è stato tra i primi a riconoscere quanto sia faticoso e lungo nel tempo costruire una società pienamente socialista.

Secondo le cifre pubblicate dal giornale cinese People Daily un terzo dei delegati al congresso veniva dalla base, il 27% di questa erano donne, un aumento de 2,9% rispetto al precedente congresso celebrato nel 2017, il 3,7% contadini, il 8,4 % erano operai e l’ 11,6 erano professionali e tecnici, mentre 264 delegati rappresentavano 40 minoranze etniche. I quasi 3.000 delegati hanno scelto i componenti della Commissione centrale di disciplina e ispezione e il Comitato centrale, che nei prossimi 5 anni costituirà il più importante organo di direzione del partito, che potrà approvare le risoluzioni, le nomine e i piani quinquennali del Politburó.

Veniamo al discorso di Xi, Segretario Generale del Comitato Centrale del PCC, il quale, in nome del XIX Comitato Centrale, ha pronunciato il suo rapporto dinanzi al congresso, ha descritto in maniera esaustiva le caratteristiche e i vantaggi della democrazia popolare in tutto il suo processo, al contempo ha indicato la direzione da prendere per il suo sviluppo. Il periodico on line Cina Italia scrive: “La democrazia non può essere un orpello, ma deve essere usata per risolvere i problemi affrontati dal popolo. Il mondo è vario e non esiste un unico modello di democrazia. Solo un sistema democratico radicato nel Paese e adatto alle sue condizioni nazionali può essere veramente affidabile ed efficace. Nel nuovo percorso di costruzione completa di un paese socialista moderno, il Partito Comunista Cinese continuerà a sviluppare la democrazia popolare nell'intero processo, a garantire che il popolo sia padrone a casa sua e a fornire il contributo cinese all'arricchimento e allo sviluppo della civiltà politica umana” (https://italian.cri.cn/2022/10/19/ARTIK3u9168JAL5wLXqevXU6221019.shtml) .

Ovviamente non si può non concordare sull’esistenza di varie forme di democrazia, senza qui soffermarsi sui lati inaccettabili della cosiddetta democrazia liberale. 

Sempre lo stesso periodico afferma: La natura della democrazia popolare si incarna nell'intero popolo cinese e si dispiega in un processo complessivo. Questo modello di democrazia integra elezioni, consultazioni, processi decisionali, gestione e supervisione democratici, in modo che la voce del popolo sia ascoltata e le sue aspirazioni si riflettano in tutti gli aspetti della vita politica e sociale del paese. In termini di garanzie istituzionali, l’APN (Assemblea popolare nazionale) è un importante veicolo istituzionale per la democrazia popolare nell’intero processo, garantendo fortemente e efficacemente che, sulla base di leggi, il popolo cinese gestisca gli affari dello Stato, quelli economici e culturali e quelli sociali.

L’altra forma di democrazia presente in Cina è quella consultiva, che costituisce una forma unica di politica democratica socialista. Durante il processo di stesura del rapporto presentato al XX Congresso nazionale, per esempio, il Comitato Centrale del PCC ha organizzato indagini approfondite che hanno portato a 80 rapporti di ricerca e a oltre 8 milioni 542mila suggerimenti da parte dei netizen. La relazione finale ha incorporato sia i punti di vista del Partito che le voci esterne ad esso. In breve la democrazia consultiva prevede ampie consultazioni popolari, come del resto avviene a Cuba. A mio parere si tratta di consultazioni utili ma che non possono mai sostituire il dibattito e l’ampio confronto tra le varie ipotesi, che restano un aspetto irrinunciabile della dinamica socialista.

Intervenendo su questi temi, XI ha affermato che occorre migliorare il sistema di istituzioni attraverso le quali il popolo gestisce il paese, incoraggiare la partecipazione ordinata del popolo agli affari politici e garantire la sua capacità di partecipare a elezioni, consultazioni, processi decisionali, gestione e controllo democratici in conformità con la legge. Ha aggiunto che bisogna rafforzare la motivazione, l’iniziativa e la creatività del popolo, in modo da consolidare e sviluppare un clima politico vivo, stabile e unito. Riassumendo i punti da lui messi in evidenza sono: rafforzare le istituzioni attraverso le quali il popolo gestisce il paese, sviluppare la democrazia consultiva, la democrazia a livello primario, consolidare e ampliare il più ampio fronte unito patriottico possibile.

Naturalmente, riallacciandosi al tema dell’autogoverno dei produttori e ai soviet, che hanno visto varie trasformazioni e perdita di incisività, i comunisti sono molto sensibili ad esso e non possono accontentarsi solo dei grandi traguardi sociali ed economici, in quanto aspirano al protagonismo politico.

D’altra parte, che l’avanzamento cinese sia quasi esclusivamente basato sullo sviluppo delle forze produttive, sul condivisibile raggiungimento di una prosperità moderata è evidenziato dal fatto che Xi si è fortemente preoccupato anche dell’evoluzione ideologica, dando grande spazio al marxismo e cercando di conciliarlo con alcuni aspetti delle cultura tradizionale cinese

Vorrei analizzare brevemente quegli aspetti istituzionali relativi a questi temi che mi sembrano da migliorare nella vista del passaggio ad un società socialista più piena ed effettiva. Ovviamente non ho l’autorità per suggerire soluzioni ma mi limitato ad indicare i punti su cui intervenire avendo presente quello che ho già detto.

Esaminando la costituzione del 1982 ricavo che la Cina è dotata di un sistema piramidale in cui le istanze inferiori sono votate direttamente dagli elettori, mene quelle superiori sono elette indirettamente dagli eletti alle istanze superiori, facendo sì che il corpo elettorale sia sempre più ristretto. Permane il diritto di revoca. Non conosco direttamente la Cina, ma sulla base della mia esperienza cubana e della società di transizione ho constatato che in questo modo si crea una grande distanza tra la base e le istanze superiori, che a mio parere deve essere colmata. In sostanza le istanze minori restano rinserrate nella loro limitata quotidianità e non guardano ai grandi problemi nazionali e internazionali (v. art. 57 e 95).

La questione del funzionamento della democrazia popolare e socialista è presente anche nello statuto del partito, e mi pare sia maggiormente sensibile al tema del confronto democratico (STATUTO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE 14 aprile 1969). 

L’Articolo 5 recita: Il principio organizzativo del partito è il centralismo democratico. Gli organi dirigenti del partito ai diversi livelli vengono eletti attraverso consultazioni democratiche. Tutto il partito deve osservare un’unica disciplina: l’individuo è subordinato all’organizzazione, la minoranza è subordinata alla maggioranza, l’istanza inferiore è subordinata all’istanza superiore, tutto il partito è subordinato al Comitato centrale. Gli organi dirigenti del partito ai diversi livelli devono fare periodicamente un rapporto sul proprio lavoro ai congressi o alle assemblee dei membri del partito, ascoltare costantemente le opinioni delle masse all’interno e al di fuori del partito e accettare il loro controllo. I membri del partito hanno il diritto di esercitare la critica e di avanzare proposte alle organizzazioni di partito e ai dirigenti ai diversi livelli. Se un membro del partito ha opinioni differenti circa le decisioni o le direttive delle organizzazioni di partito, gli è permesso di mantenere le sue riserve e ha il diritto di scavalcare la sua istanza e di fare rapporto direttamente alle organizzazioni di livello superiore, fino al Comitato centrale e al presidente del Comitato centrale. Bisogna creare una situazione politica in cui esistano sia il centralismo che la democrazia, sia la disciplina che la libertà, sia la volontà unanime che la soddisfazione individuale e la vivacità. (http://www.bibliotecamarxista.org/Mao/libro_24/stat_part_com_cin.pdf). 

Come si vede, qui si cerca di coniugare la preponderanza delle istanze superiori con il diritto di critica che può scavalcare i vari livelli rendendo più dinamico il dibattito politico e più aperta la partecipazione popolare, facendo sì al contempo che gli attori politici siano culturalmente preparati. A mio modesto parere questa è la strada da intraprendere con efficacia e in maniera effettiva, anche perché il crollo dell’US è stato determinato anche dalla scarsa valorizzazione e protagonismo dei lavoratori, che alla fine hanno preso per buono il modello consumista e – come si racconta – credendo di recarsi a Parigi insieme ai nuovi ricchi, alla fine sono atterrati in Burkina Faso.

 

02/12/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alessandra Ciattini

Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. Ha studiato la riflessione sulla religione e ha fatto ricerca sul campo in America Latina. Ha pubblicato vari libri e articoli e fa parte dell’Associazione nazionale docenti universitari sostenitrice del ruolo pubblico e democratico dell’università.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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