La persecuzione dei comunisti in Repubblica Ceca e la sfida di Stačilo!

In vista delle elezioni legislative del 3-4 ottobre, il Partito Comunista di Boemia e Moravia e la coalizione Stačilo! affrontano un clima di repressione politica senza precedenti, segnato dai tentativi di mettere fuori legge il comunismo e di estromettere la lista dalle urne.


La persecuzione dei comunisti in Repubblica Ceca e la sfida di Stačilo!

La Repubblica Ceca si avvicina alle elezioni legislative del 3 e 4 ottobre in un clima politico carico di tensioni e segnato da una crescente offensiva repressiva contro le forze comuniste e della sinistra radicale. In particolare, il Partito Comunista di Boemia e Moravia (Komunistická strana Čech a Moravy, KSČM), che storicamente rappresenta la voce più coerente della classe lavoratrice e delle masse popolari, si trova oggi al centro di un vero e proprio tentativo di esclusione dalla vita politica. La coalizione elettorale Stačilo! (traducibile come “Basta!”), di cui il KSČM è la componente principale, è stata infatti oggetto di numerosi ricorsi giudiziari e di una campagna diffamatoria orchestrata dalle forze liberali e conservatrici con l’appoggio dei media dominanti.

Sebbene l'ostilità della destra nei confronti del comunismo siano note, l’esistenza di un fronte compatto da parte delle forze della classe dominante è dimostrata in modo incontrovertibile dalle denunce avanzate dal partito europeista di centro-sinistra Volt, che ha cercato di far dichiarare illegittime le liste elettorali di Stačilo! Fortunatamente, queste rimostranze sono state tutte respinte dai tribunali regionali, i quali hanno stabilito con chiarezza che la coalizione non rappresenta un’alleanza occulta, ma un soggetto politico legittimo. Le corti hanno sottolineato inoltre che a poche settimane dal voto sarebbe antidemocratico e lesivo della sovranità popolare intervenire con decisioni che alterino la competizione elettorale, soprattutto quando i sondaggi dimostrano che la lista dovrebbe superare abbastanza agevolmente la soglia di sbarramento del 5%. Nonostante questo, il tentativo di delegittimazione è apparso evidente e coerente con un più ampio disegno politico volto a marginalizzare il comunismo e le lotte della sinistra radicale in Repubblica Ceca.

Kateřina Konečná, eurodeputata e leader nazionale sia del KSČM che della coalizione, ha denunciato apertamente l’ipocrisia degli avversari politici, ricordando che molte delle forze che oggi accusano Stačilo! di essere una coalizione occulta si presentano a loro volta in alleanze ufficiali, come nel caso dei Pirati o di STAN (Starostové a nezávislí), la lista liberale di “Sindaci e Indipendenti”. Daniel Sterzik, presidente di Stačilo! e capolista in Moravia meridionale, ha a sua volta definito la strategia di Volt e degli altri partiti un tentativo deliberato di “bypassare la volontà dei cittadini attraverso le aule di tribunale”, ribadendo che la vera partita deve giocarsi nelle urne e non davanti ai giudici.

A dirla tutta, non si tratta della prima volta che i comunisti cechi devono affrontare questo tipo di offensive. In questa cornice, infatti, si inseriscono i continui tentativi di criminalizzare il comunismo attraverso proposte di legge volte a bandire simboli, organizzazioni e iniziative legate al movimento operaio. Si tratta di un attacco diretto alla memoria storica e alla libertà politica, che intende cancellare il ruolo fondamentale svolto dal movimento comunista nella storia ceca e soffocare le possibilità di costruire un’alternativa al capitalismo. Nonostante ciò, il KSČM e Stačilo! rivendicano con forza la loro presenza sulla scena politica come espressione di quella maggioranza silenziosa che oggi si sente tradita e abbandonata dalle forze al potere.

Il contesto in cui maturano queste vicende è quello di un governo, guidato da Petr Fiala e sostenuto da una maggioranza di centrodestra, che negli ultimi anni ha consolidato un’agenda antisociale, militarista e autoritaria. La riforma delle pensioni, approvata senza alcun dialogo con l’opposizione e validata dal compiacente intervento della Corte Costituzionale, è solo l’esempio più lampante, come denunciato dai comunisti cechi. Con la riduzione del periodo di anticipo per il pensionamento e l’aumento delle penalizzazioni, la cosiddetta riforma non rappresenta una soluzione strutturale ma un ulteriore passo verso l’impoverimento delle future generazioni di pensionati. Il KSČM ha denunciato con forza questo tradimento delle classi popolari, proponendo un modello alternativo fondato sul rafforzamento del pilastro pubblico, su una fiscalità più equa e sull’introduzione di nuove forme di finanziamento legate anche ai profitti derivanti dalla robotizzazione e dall’intelligenza artificiale.

Sul piano economico, le critiche dei comunisti si sono concentrate anche sulla proposta di bilancio per il 2026, recentemente presentata dal Ministro delle Finanze Zbyněk Stanjura. Con un deficit programmato di 286 miliardi di corone in un periodo di crescita economica, il bilancio viene definito dal KSČM “fuori dalla realtà” e rappresenta un ulteriore indebitamento dello Stato per coprire spese correnti invece che investimenti. La scelta di aumentare le spese militari oltre il 2% del PIL, pari a oltre 200 miliardi di corone, è stata inoltre definita come uno scandalo, dal momento che il governo preferisce finanziare la guerra e l’atlantismo piuttosto che la scuola, la sanità o le infrastrutture. Tagli pesanti al Ministero dei Trasporti e a quello dell’Istruzione rischiano infatti di compromettere il futuro del paese, accentuando le disuguaglianze regionali e sociali.

Restando proprio in tema trasporti, la stessa decisione della giunta di Praga di aumentare il costo dei trasporti pubblici è stata interpretata come un segnale ulteriore della distanza abissale tra le élite di governo e i bisogni della popolazione. Per il KSČM, l’aumento dei prezzi dei biglietti e delle multe colpirà soprattutto i ceti popolari e incoraggerà l’uso dell’automobile privata, aggravando traffico e inquinamento. Per questo i comunisti hanno rilanciato la storica proposta della gratuità del trasporto pubblico, misura sociale ed ecologica che segnerebbe una vera svolta nella vita urbana.

Parallelamente alla battaglia economica e sociale, il KSČM e Stačilo! si sono schierati con fermezza contro la politica estera aggressiva del governo e la sua totale subordinazione alla NATO e all’Unione Europea. La condanna dei comunisti cechi si è manifestata chiaramente anche in occasione dell’ultima aggressione israeliana contro l’Iran, condotta con il sostegno degli Stati Uniti. Definendo l’attacco un palese crimine contro il diritto internazionale, il KSČM ha espresso piena solidarietà al popolo iraniano e a tutte le forze progressiste del paese. Allo stesso tempo, i comunisti hanno ribadito la loro denuncia contro la politica genocida di Israele verso il popolo palestinese, così come contro le aggressioni ai danni di Libano e Siria.

Non meno dura è stata la critica rivolta alle autorità ceche, in particolare al Premier Fiala, al Ministro della Difesa Jana Černochová e al Ministro degli Esteri Jan Lipavský, accusati di garantire un appoggio incondizionato a Israele e di piegare la politica estera della Repubblica Ceca agli interessi di Washington e Bruxelles. Una posizione che non solo tradisce i principi di indipendenza e sovranità nazionale, ma trascina il paese in un’escalation di conflitti che minaccia la pace mondiale.

Il KSČM ha inoltre espresso opposizione alla crescente militarizzazione della vita pubblica in patria. Nel corso delle conferenze stampa di Stačilo! è stato denunciato l’uso dell’esercito per attività di sorveglianza politica e di controllo interno, una pratica che richiama inquietanti precedenti storici e che conferma la deriva autoritaria del governo. 

Nel complesso, dunque, la campagna elettorale della coalizione è segnata da un doppio fronte: da un lato la difesa del diritto a partecipare liberamente alle elezioni contro le manovre giudiziarie e mediatiche, dall’altro la presentazione di un programma alternativo, incentrato sulla giustizia sociale, sulla pace e sulla sovranità nazionale. La battaglia di Stačilo! non si limita a contrastare il governo Fiala sul terreno della gestione economica o delle politiche sociali, ma rappresenta la riaffermazione di un progetto politico più ampio, radicato nella tradizione comunista e proiettato verso un futuro di emancipazione popolare.

Per le elezioni del 3-4 ottobre, la coalizione di sinistra punta innanzitutto a superare la soglia di sbarramento del 5%, al fine di tornare in parlamento dopo una legislatura di assenza e ripetere il risultato delle elezioni europee di giugno, quando Stačilo! ha conquistato due seggi con il 9,5% delle preferenze.

26/09/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giulio Chinappi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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