Merkel, Hollande e Renzi a Ventotene

I fallimenti della UE spingono a destra l’Europa.


Merkel, Hollande e Renzi a Ventotene

Sul vertice di Ventotene sono stati spesi fiumi di retorica, ma i problemi di base dell’Unione Europea rimangono senza alcuna soluzione. Dalla forma politica che dovrebbe prendere l’integrazione alle derive a destra, passando per la persistente crisi economica, i leader dell’Europa non avanzano nulla di concreto.

di Paolo Rizzi

Ancora una volta, il vertice di Ventotene ha dimostrato la difficoltà nella costruzione di una “Europa a due velocità”, cioè un’Europa in cui gli stati più importanti procedono nell’integrazione mentre quelli minori rimangono meno legati.

Germania, Francia e Italia sono gli stati più industrializzati d’Europe - dopo l'autoesclusione del Regno Unito - e i più popolosi. Il problema per la Germania, è che deve avere a che fare con due paesi molto instabili. Francia e Italia non sono mai uscite veramente dalla crisi economica, la vicenda del Monte dei Paschi dimostra come anche la situazione di crescita zero sia un fragilissimo equilibrio, entrambi i paesi hanno un sistema elettorale che potrebbe consegnare la guida nel giro di poco tempo ai fascisti del Front National o ai populisti del Movimento 5 Stelle. Difficile guidare veramente un’Europa a due velocità mentre i due alleati principali sono così instabili, mentre il paese che sembrava più tranquillo ha votato per uscire dall’Unione, mentre la Spagna - il quarto paese per PIL e popolazione - non riesce a darsi un governo da un anno e il primo ministro ad interim Rajoy gioca con la minaccia di convocare le elezioni per la terza volta, questa volta nel giorno di Natale.

I tre leader hanno preso impegni solenni a sbloccare il processo di integrazione politica, ma la realtà è che nessuno vuole fare un passaggio del genere e dare ulteriore energia ai movimenti euro critici di casa propria. Nella stessa Germania, il ministro delle finanze cristiano democratico Schauble dice che non vuole “più Europa” ma “Europa fatta meglio”, possibilmente senza i greci e altri paesi “di fannulloni” e il vice cancelliere socialdemocratico Gabriel dice che bisogna dare un freno all’immigrazione e ai rifugiati. Anche la Grande Coalizione tedesca ora ha la sua opposizione da destra, l’Alleanza per la Germania, e deve tutelarsi elettoralmente.

Il Piano Juncker

Poco più di un anno fa, le speranze per una ripresa economica forte all’interno dell’Unione Europea erano affidate al Piano Juncker. Secondo il Piano, una limitata attività di investimenti pubblici in settori strategici avrebbe potuto innescare un ciclo di investimenti privati che avrebbe riportato in moto l’economia e produrre posti di lavoro.

Già all’annuncio era lecito dubitare che in una situazione di crescita zero e, in alcuni paesi, deflazione, si potesse ottenere così tanto investendo così poco da parte dal pubblico. Dopo un anno di applicazione, si può fare un primo bilancio. Secondo i dati forniti dalla stessa Commissione Europea, dopo il primo anno, gli investimenti realmente attuati sono stati meno di un quinto di quelli previsti nell’arco di tre anni.

Oltre al mancato effetto economico, lo stallo del Piano Juncker è significativo politicamente, dato che era stato assunto come argomento da chi sosteneva che si potesse “fare più Europa” e indirizzare l’Europa verso l’intervento per sostenere l’economia.

L’Europa verso destra

Una delle carte giocate per far accettare il processo di integrazione anche a sinistra era che, pur imponendo forti limiti all’intervento statale, metteva anche un margine certo contro ogni deriva fascistoide dei singoli stati. Ancora una volta, la realtà si è rivelata diversa.

L’Unione sembra preoccupata nemmeno dalla ripetizione del ballottaggio presidenziale in Austria che riapre le possibilità di una vittoria del candidato di estrema destra, Hofer. Non suscita particolari pressioni neanche Orban in Ungheria. Nella confusione che regna sovrana, il leader della destra ungherese sembra passare per un “anti europeista”, in realtà è uno dei più attivi sostenitori della costruzione di un esercito europeo. Sia chiaro: un esercito europeo per poter respingere meglio gli immigrati e per rafforzare la NATO.

Infine si può nominare la vicenda della Polonia. Il governo di destra del partito Legge e Giustizia ha intrapreso un pesantissimo scontro con la corte costituzionale polacca sulla nomina dei nuovi giudici costituzionali. La Commissione Europea ha quindi avviato un’indagine sulla base dell’Articolo 7 del Trattato di Lisbona sulla violazione dei principi democratici di base. Se l’indagine andasse fino in fondo, potrebbe portare alla sospensione del diritto di voto dei polacchi nelle istituzioni europee. C’è però da ricordare che lo stesso articolo 7 non è mai stato attuato né ai tempi dell’austriaco Haider ora contro Orban. Ogni volta sono state preferite altre strade, per lo più inefficaci.

L’Unione Europea appare incapace, o più semplicemente disinteressata, ad agire contro le derive a destra. Un atteggiamento molto diverso da quello avuto lo scorso anno con il primo governo Tsipras e ora con il governo di sinistra in Portogallo che cerca di forzare i limiti di bilancio europei.

Ventotene

Il Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli e da altri intellettuali mandati al confino da Mussolini, è stato rispolverato come faro da seguire. In un’epoca in cui in Europa sembra impossibile immaginare un futuro socialista, è probabile che Merkel, Hollande e Renzi abbiano rispolverato il Manifesto di Ventotene non per il suo richiamo all’emancipazione dei lavoratori, quanto per la sua critica spietata alla lotta di classe e la sua definizione di “progressisti” e “reazionari” come “europeisti” e “anti europeisti”.

03/09/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Paolo Rizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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