Osservatorio sul mondo che cambia: Venezuela, la guerra dei giacimenti e il ritorno dell’impero

Gli Stati Uniti tornano a muovere le loro pedine in America Latina: il Venezuela diventa il nuovo terreno di scontro tra potenze, con Trump pronto a riaprire la partita del petrolio e dell’influenza nell’emisfero occidentale


Osservatorio sul mondo che cambia: Venezuela, la guerra dei giacimenti e il ritorno dell’impero

Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro offre una lettura documentata delle più recenti tensioni geopolitiche, dal Venezuela all’Ucraina, passando per le trame energetiche e militari che legano le potenze globali. La crisi venezuelana, spiega Di Mauro, è il fulcro di una strategia americana più ampia: non solo petrolio, ma il controllo dell’intero emisfero occidentale, con l’obiettivo di isolare Russia e Cina e riportare il Brasile sotto l’influenza di Washington. L’invio della flotta aeronavale statunitense, guidata dalla portaerei Gerald Ford, non è una dimostrazione di forza fine a sé stessa ma il preludio a un “regime change” indotto, volto a rovesciare Maduro senza un’invasione diretta. Di Mauro evidenzia tuttavia gli ostacoli enormi di un’eventuale occupazione, che trasformerebbe il Venezuela in una nuova palude militare per gli Stati Uniti. La società venezuelana, nonostante la povertà e le sanzioni, rimane coesa, e l’esercito, composto in gran parte da meticci e indigeni, resta fedele al governo. Nel frattempo, la Russia mantiene un fragile legame di sostegno simbolico, ma la distanza geografica limita la sua capacità di intervento effettivo. Sul fronte europeo, l’attenzione torna all’Ucraina: Pokrovsk e Kupyansk sono sull’orlo della caduta e le difese ucraine sembrano indebolite anche da scandali legati alla gestione dei fondi europei. Mentre Mosca avanza, Bruxelles discute l’uso dei beni russi congelati per finanziare la guerra, una mossa che solleva più dubbi che consensi. L’Europa, afferma Di Mauro, continua a pagare il prezzo della guerra con la riduzione dei servizi sociali e il riarmo crescente, mentre il sogno della pace si allontana. In chiusura, il professore richiama la memoria storica della Guerra dei Sei Giorni per sottolineare come la religione, quando diventa ideologia di dominio, continui a incendiare il Medio Oriente.

07/11/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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