Istanbul, mercoledì 22 giugno, presso il palazzo Ciragan non c’è stata nessuna trattativa. Il terzo incontro tra le delegazioni della Russia e quella dell’Ucraina è terminato dopo 40 minuti. C’è stato soltanto un accordo per uno scambio di prigionieri sottoscritto nel corso dei colloqui e senza alcuna intesa su un cessate il fuoco. L’accordo ha riguardato un nuovo scambio per1.200 prigionieri per parte, sia militari che civili, e la restituzione da parte della Russia di almeno 3000 corpi di soldati ucraini caduti. La Russia ha proposto brevi tregue locali per consentire l’evacuazione dei feriti, mentre non è stata accolta la proposta dell’Ucraina di fare colloqui diretti tra i due presidenti, Putin e Zelensky, da tenersi entro agosto. Non cessano i lanci di droni da ambo le parti. I Droni russi, con ondate di attacchi aerei su diverse città ucraine, hanno colpito in particolare Odessa e Cerkasy. Secondo comunicati stampa delle autorità locali, i bombardamenti russi hanno causato gravi danni alle infrastrutture civili e architettoniche, ferendo persone e bambini.
È stata la terza tornata di negoziati russo-ucraini, dopo quelli che si sono svolti sempre ad Istanbul il 16 maggio e il 2 giugno. La delegazione russa era guidata da Vladimir Medinsky, consigliere del presidente Vladimir Putin, mentre quella ucraina da Rustem Umerov, segretario del Consiglio della Difesa di Kiev. Oltre alle delegazioni, hanno presenziato all'incontro anche il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e il direttore dei servizi segreti turchi (Millî İstihbarat Teşkilatı Mİt) İbrahim Kalın. In questo articolo si cercherà di delineare un quadro delle motivazioni della mancata trattativa, che neanche è iniziata, e le prospettive per la fine del conflitto. Si tenga conto che a Kiev, Leopoli, Dnipro, Odessa, Sumy e Luc'k ci sono state imponenti manifestazioni non per rispondere ai bombardamenti russi ma per contestare la legge approvata in fretta e furia dalla Rada, il parlamento ucraino, e firmata dal presidente Volodymyr Zelensky, mercoledì 23 luglio, che congela i poteri della Nabu e della Sapo, le due agenzie nazionali che simboleggiano la lotta alla corruzione [1]. Ursula Von der Leyen, quasi in tempo reale rispetto all’evento, ha chiamato al telefono il presidente ucraino e gli ha dichiarato che sul tema non si accetta nessun compromesso. Le due autorità sono pilastri del programma di riforme, richiesto ai Paesi che aspirano a far parte dell'Unione, e la loro indipendenza è essenziale per preservare la fiducia dei cittadini. C’è da dire che sia le manifestazioni e sia la dichiarazione della Von der Leyen nell’insieme allontanano la fine del conflitto, in quanto è chiaro che l’Ucraina per la Von der Leyen dovrà far parte dell’Ue, cosa che la Russia non vuole. Peraltro è alquanto strano che, complessivamente sul tema della corruzione nell’Ucraina, soltanto con questa nuova legge firmata da Zelensky l’Ue abbia preso una posizione ufficiale. Però al momento Zelensky ha presentato al Parlamento di Kiev una proposta di legge che avrebbe l’obiettivo di restituire l’autonomia alle due principali agenzie anticorruzione del Paese. La nuova legge che non è stata ancora votata dal Parlamento, invertirebbe gli effetti di quella, molto contestata, fatta approvare martedì 22 luglio dallo stesso Parlamento che aveva sottoposto le agenzie a maggiore controllo da parte della Procuratore generale, che sarebbe nominato dal presidente Zelensky [2].
L’Italia è stata presente nel contesto di questo incontro con l’annunciato concerto di Valery Gergiev, direttore d’orchestra e amico di Putin, alla Reggia di Caserta, che però è stato sostituito con un altro Direttore il 21 luglio. L’Ucraina e il conflitto in corso sono stati al centro di polemiche di fuoco con annunci di manifestazioni dentro e fuori la Reggia durante il concerto per sostituire Georgiev. Il concerto era stato previsto nell'ambito della rassegna “Un'Estate da Re” per il prossimo 27 luglio nel cortile della Reggia. La decisione della direttrice della Reggia, Tiziana Maffei, è andata in direzione opposta alle intenzioni del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che è l'ente che finanzia la rassegna. Con questo cambio tutte le polemiche si sono spente, ma al riguardo un comunicato dell’Ansa [3] ci ha dato delle notizie davvero preoccupanti per l’Italia: “una lettera di molti premi Nobel e una petizione che in un solo giorno ha raccolto oltre 16.000 firme” contro Gergiev nell’insieme ci dicono che ci sono in Italia e in Europa movimenti, seppur d’opinione, molto forti che parteggiano per l’Ucraina. Attenzione, il comunicato Ansa ci dice anche che “mentre la tensione saliva con la Prefettura e la Questura di Caserta allertate rispetto ad annunciate manifestazioni di protesta di associazioni di ucraini e di russi dissidenti sia fuori che dentro la Reggia” sono stati venduti molti “biglietti di prima fila acquistati proprio da cittadini ucraini”. La decisione di cambiare il direttore d’orchestra ha disinnescato ogni rischio. Certo, la presenza di cittadini che acquistano biglietti di prima fila per protestare è una cosa che si fa fatica a considerare, per di più il fatto che non siano italiani e forse anche profughi di guerra, provenienti dall’Ucraina.
L’interrogativo che è stato rilanciato dai media per questo terzo incontro, che ovviamente si è azzerato, è se la guerra in corso poteva finire entro il 2025, cosa che al momento non sembra proprio possibile, in quanto le condizioni che delineano la prospettiva della fine di questo conflitto sono note e le abbiamo già pubblicate in questo settimanale. Queste condizioni sono costituite dai memorandum che sono stati presentati dalle delegazioni ucraine e russe nell’incontro del 2 giugno e fino ad oggi sono state vicendevolmente ignorate. In sintesi, la questione territoriale è prioritaria, Putin ha posto come condizioni per un cessate il fuoco il ritiro delle forze ucraine dalle quattro regioni parzialmente occupate: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Come è noto, Zelensky ha sempre ribadito che il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un punto fondamentale per l’Ucraina e non si fanno accordi su confini internazionalmente non riconosciuti. Al riguardo sul tema c’è anche un piano di pace presentato da Trump che, stando alle indiscrezioni del Financial Times, prevederebbe regioni autonome su ogni lato di una zona demilitarizzata, ma non è stato preso in considerazione. Intanto, sul campo, con le continue operazioni militari della Russia nel Kursk e nelle regioni ucraine di Sumy e Kharkov, la Russia non vuole che la regione di Kursk finisca in eventuali trattative, in quanto è territorio russo. Peraltro nella regione di Kursk sono arrivati i rinforzi nordcoreani di mezzi e uomini. Nel Donbass, invece, la Russia punta a conquistare lo snodo di Pokrovsk. Per la questione della NATO, Putin ha più volte ribadito di volere l'impegno ufficiale dell’Ucraina a non entrare nella NATO, ma, nel “piano per la vittoria dell’Ucraina”, Zelensky ha sempre parlato di "un invito" da parte della NATO, che è considerato come una base fondamentale per la pace, anche se per Trump ci sarebbe l’intenzione di congelare il tema dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO, per almeno 20 anni.
Sia chiaro, sul conflitto c’è il tema degli aiuti Usa e le note paure dell’Europa, che considera la Russia un potenziale nemico, ma nello scenario rientra anche l’ipotesi che a Washington, con l’avvento di Trump, sono stati tagliati gli aiuti all’Ucraina, ponendo l’Europa davanti a una scelta: ovvero prendere il posto degli Stati Uniti sul fronte degli aiuti militari. Questo significa moltiplicare per due i contributi annuali, ad oggi circa 20 miliardi sostenuti in gran parte dalla Germania, in un momento in cui l'economia non è in salute. Al tempo stesso, il crollo di Kiev non è un'opzione per molti Stati membri, perché rappresenterebbe una minaccia esistenziale alla sicurezza. A riguardo si stima, con dati d'intelligence, che se l’Ucraina finisse davvero in mano ai russi circa 10 milioni di persone fuggirebbero in Europa con un esodo di proporzioni bibliche. Non a caso Biden poco prima che scadesse il suo mandato fece una mossa, ovvero che l’Ucraina potesse utilizzare missili a lungo raggio Atacms per colpire le forze russe e nordcoreane, ma solo nella regione russa di Kursk, proprio in un settore del fronte dove la Russia sta spingendo per evitare che quel territorio rientri negli ipotetici negoziati. Recentemente Trump ha già spedito dalla Germania missili Patriot per l'Ucraina, la notizia è stata data dall'agenzia Bloomberg.
La decisione degli Usa di consentire all'Ucraina di colpire il territorio russo con i missili a lungo raggio avrà risposte appropriate da parte della Russia come ha detto all’agenzia Tass il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha ricordato che la posizione della Russia è stata esposta chiaramente da Putin. Tale posizione è ben compresa dall'Occidente e dai Paesi che forniscono questi armamenti, vedremo se sceglieranno di fare questo passo avventato e potenzialmente pericoloso, provocando un'ulteriore escalation delle tensioni nel conflitto. Comunque, è certo che tali azioni non resteranno senza una risposta appropriata, come Putin ha detto chiaramente. L'uso di missili a lungo raggio, forniti da Paesi dell'Alleanza atlantica, per colpire la Russia dal territorio ucraino significa che i Paesi Nato, gli Usa e i Paesi europei sono in guerra con la Russia. Questo perché, secondo Putin, le forze ucraine non possono da sole azionare questi armamenti, avendo bisogno di specialisti militari dei Paesi fornitori per inserire i dati di intelligence necessari al puntamento. In questo caso, tenendo conto del cambiamento della stessa essenza di questo conflitto, la Russia prenderà decisioni appropriate sulla base delle minacce che le verranno rivolte. A giugno, durante un incontro con i rappresentanti delle agenzie di stampa internazionali, Putin aveva anche ipotizzato che Mosca possa rispondere fornendo a sua volta missili nelle regioni del mondo da dove verranno sferrati attacchi sensibili a siti di quei Paesi che forniscono armi all'Ucraina, vale a dire della Nato.
In conclusione, il conflitto continua con prospettive di continue distruzioni e morti. Ha senso, come hanno ampiamente riportato i media, che la delegazione ucraina proponga alla Russia di tenere un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky in agosto? L’invito è stato presentato in una conferenza stampa, dopo i colloqui, dal capo negoziatore ucraino, Rustem Umerov, che ha affermato che l'incontro avrebbe un maggiore valore se partecipassero anche Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan, ignorando completamente che la Russia esige la smilitarizzazione e neutralizzazione dell’Ucraina. Possibile che questo conflitto potrà finire soltanto con un incontro ufficiale tra i vertici dell’Ucraina, Russia, Turchia e Stati Uniti?
Note:
[1] Zelensky strappa sulla corruzione, piazza e Ue insorgono, ANSA, 23 luglio 2025.
[2] L’Osservatore Romano, 26 luglio 2025, pag.7
[3] La Reggia annulla il concerto di Gergiev a Caserta, ANSA, 21 luglio 2025.