Mafia Capitale, la parola ai lavoratori. Intervista a Valentina Greco

Lo diceva già la nostra denuncia nello scorso numero, l’inchiesta “Mafia Capitale” attira l’attenzione mediatica sul criminale gorgo della “Terra di Mezzo” ma trascura le vittime innocenti della “Terra di Sotto”: le migliaia di operatrici e operatori dei servizi sociali che perderanno il posto di lavoro. A loro quindi vogliamo restituire la voce negata sui mezzi di informazione mainstream pubblicando la nostra intervista a Valentina Greco delegata sindacale proprio di una delle cooperative del Consorzio 29 giugno di Salvatore Buzzi.


Mafia Capitale, la parola ai lavoratori. Intervista a Valentina Greco

 

Lo diceva già la nostra denuncia nello scorso numero, l’inchiesta “Mafia Capitale” attira l’attenzione mediatica sul criminale gorgo della “Terra di Mezzo” ma trascura le vittime innocenti della “Terra di Sotto”: le migliaia di operatrici e operatori dei servizi sociali che perderanno il posto di lavoro. A loro quindi vogliamo restituire la voce negata sui mezzi di informazione mainstream pubblicando la nostra intervista a Valentina Greco delegata sindacale proprio di una delle cooperative del Consorzio 29 giugno di Salvatore Buzzi. 

Sui giornali sta passando quasi che i servizi che gestiscono i lavoratori e le lavorartici delle cooperative coinvolte nell’inchiesta “Mafia Capitale” siano uno “spreco di denaro” per dei servizi inutili. Puoi spiegare che tipo di lavoro fate e che servizi sociali essenziali garantite voi (al di là dell'amministratore che se l'è accaparrati e come).

Noi siamo operatori che operano nei diversi servizi forniti dal Consorzio 29 Giugno, che spaziano dalla cura delle aree verdi al compostaggio; dal servizio accoglienza a Roma 3 agli operatori del sociale nei centri d’accoglienza o nelle assistenze domiciliari; dagli operai che provvedono alla tenuta dei centri d’accoglienza al servizio catering. I servizi che gestiamo sono i più svariati e un mero elenco sarebbe superfluo: ci sembra invece opportuno evidenziare che la 29 Giugno sia una ONLUS di tipo B, ovvero una cooperativa idonea ad inserire al lavoro persone appartenenti alle categorie protette svantaggiate (detenuti, ex detenuti, disabili fisici e psichici, tossicodipendenti ed ex) e più in generale persone appartenenti alle fasce deboli della società (senza fissa dimora, vittime della tratta, immigrati). Molti di questi servizi sono stati vinti mediante gare d’appalto e altri per affidamento diretto: in merito non entriamo nel merito delle vicende di cui si sta occupando la magistratura. Possiamo solo segnalare che molti dei servizi nei centri di accoglienza erano per affidamento diretto, dati dalla emergenzialità che si è via via costruita nel Paese in questi ultimi anni in tema di immigrazione. Un esempio su tutti è l’Emergenza Nord Africa.

Il nome della Cooperativa 29 Giugno e del suo presidente Salvatore Buzzi sono su tutti i giornali, ma forse pochi sanno quanti posti di lavoro rischiano di scomparire per le vicende criminose che hanno travolto questo questo consorzio.

La cooperativa 29 giugno è consorziata ad una miriade di altre cooperative, con un totale di circa 1300 lavoratori che oggi non hanno alcune certezza rispetto al loro futuro. I lavoratori e le lavoratrici fanno capo a differenti cooperative, con differenti tipologie contrattuali e inquadramenti contrattuali ma la battaglia è unica poiché sostanzialmente tutto dipende dalla 29 giugno, ad oggi commissariata e il cui presidente provvisorio è il dott. Flaviano Bruno, nominato dal Tribunale. Tra le cooperative del gruppo troveremo quindi ABC, Formula Ambiente, 29 giugno servizi, formula consorzio, un CAF partecipato da Team Service e Miles; Omi Srl, Consorzio per la raccolta differenziata 3, CRD immobiliare, 29 Energy Green, Eriches 29, impegno per la promozione e così via.

Essendo stati bloccati i conti della 29 giugno, a cascata c’è un problema per tutte le cooperative, poiché questa anticipava i soldi o fatturava ad esse. Il dottor Flaviano Bruno il 15 dicembre si presenterà in banca con la firma depositata alla Camera di Commercio per sbloccare i conti ma poi ci sono i tempi tecnici della banche, e con le feste di mezzo, dubitiamo fortemente che possiamo ricevere il nostro salario puntuale. Purtroppo nessuno è in grado di darci risposte precise in merito: ci dicono di non allarmarci, ma non è facile quando si combatte giorno dopo giorno per la sopravvivenza.

Ora le vostre condizioni di lavoro sono quindi aggravate dalle conseguenze del commissariamento e della scadenza degli appalti, ma quali erano le criticità lavorative e sindacali precedenti all'inchiesta?

Precedentemente a tutta questa bufera abbiamo sempre denunciato le nostre condizioni lavorative: livelli contrattuali bassi rispetto alle nostre competenze; contratti anche mensili di cui non si sapeva niente della eventuale proroga fino all’ultimo momento e via discorrendo. Gli ultimi contatti con le diverse cooperative erano quelle di stabilizzare i lavoratori e le lavoratrici, usufruendo da gennaio del JobsAct tanto voluto da Poletti e Renzi. E ciò riguardava anche tutti coloro che vedono la scadenza del loro contratto di lavoro al 31/12/2014, atti quindi ad usufruire della riforma di cui non è questa la sede commentarne le criticità. Singolare coincidenza temporale, direi!

E quindi ora come vi state muovendo per cercare di imporre all’attenzione pubblica e alle istituzioni il problema del vostro futuro lavorativo?

Le maggiori criticità ovviamente riguardano i centri di accoglienza per migranti, che vedono non solo la scadenza dei contratti di lavoro ma anche degli stessi appalti, di cui ad oggi non si ha notizia se verranno prorogati o meno. Essendo servizi alle persone, non possono staccare la spina come se niente fosse ma è anche vero che siamo nell’occhio del ciclone, non per nostra volontà. Noi siamo professionisti e come tali lavoriamo: laddove ci sono state mancanze le abbiamo sempre denunciate ai nostri responsabili poiché, è vero, si può sempre fare di più e meglio. Ad oggi nessuno di noi ha notizia certa circa la proroga dei servizi nei differenti ambiti e la certezza del pagamento dei salari dei lavoratori e delle lavoratrici. Tutti ci dicono di attendere, ma non si può attendere e lavorare in continua emergenza. Anche altri servizi presentano criticità come i servizi d’accoglienza di Roma 3 o – ancora – i servizi della raccolta differenziata. Siamo a metà dicembre e ancora nessuno sa darci notizie certe poiché tutti impegnati a vagliare i conti del gruppo. Ci dicono di attendere. Ma noi siamo molto preoccupati e non possiamo che affidarci alla speranza e alla nostra stessa lotta. Stiamo organizzando assemblee dei lavoratori, assemblee pubbliche, partecipiamo a manifestazioni ed iniziative per far emergere il nostro problema. Già la prossima settimana faremo un’altra dimostrazione pubblica per attenzionare la politica e l’opinione pubblica in merito. Se necessario torneremo in Campidoglio e ovunque sia necessario per chiedere il rispetto dei nostri diritti. Non siamo noi che dobbiamo vergognarci. Vogliamo che chiunque gestisca questi servizi, che rimanga il consorzio in essere, che ne arrivi un altro o che siano commissariati, assorba tutto il personale. Le istituzioni non possono ignorare 1300 lavoratori e relative famiglie che di punto in bianco si trovano senza il pane per mangiare, i soldi per pagare l’affitto e un futuro lavorativo senza averne colpa.

Inoltre noi lavoriamo con persone, non pacchi e ci sono convenzioni internazionali ratificate dall'Italia che tutelano i migranti ospiti delle nostre strutture. Sono persone con cui abbiamo instaurato un legame e che nemmeno loro è giusto che paghino il prezzo di questa vicenda. Noi lavoratori, come i migranti, siamo parte lesa e vogliamo che i nostri diritti fondamentali siano tutelati.

Qualcuno si deve assumere la responsabilità di tutto questo. Noi non vogliamo pagare un conto che non è il nostro. 

13/12/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Andrea Fioretti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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