“Mare e costa è tutta roba nostra”

“Mare e costa è tutta roba nostra” è solo uno dei tanti slogan gridati dai 60.000 cittadini che hanno sfilato il 23 aprile a Lanciano, provincia di Chieti, Comune Medaglia d’oro per la Resistenza; una frase in dialetto tipico abruzzese che sta ad enfatizzare la decisa opposizione degli abruzzesi (e non solo) all’impianto Ombrina Mare, piattaforma petrolifera della Rockhopper, società delle Falkland, che dovrebbe sorgere a sei chilometri dalla Costa dei Trabocchi. 


“Mare e costa è tutta roba nostra”

 

La protesta in Abruzzo contro la Piattaforma Ombrina Mare non è una delle tante lotte ambientaliste territoriali come vogliono far credere i media nazionali. Il corteo del 23 Maggio ha espresso con forza le responsabilità del Governo Renzi (e di quelli che l’hanno preceduto) rispetto all’avvio delle “trivellazioni selvagge”, rese possibili attraverso il Decreto Sblocca Italia 

di Federica Patrino 

“Mare e costa è tutta roba nostra” è solo uno dei tanti slogan gridati dai 60.000 cittadini che hanno sfilato il 23 aprile a Lanciano, provincia di Chieti, Comune Medaglia d’oro per la Resistenza; una frase in dialetto tipico abruzzese che sta ad enfatizzare la decisa opposizione degli abruzzesi (e non solo) all’impianto Ombrina Mare, piattaforma petrolifera della Rockhopper, società delle Falkland, che dovrebbe sorgere a sei chilometri dalla Costa dei Trabocchi.
La piattaforma sarà collegata a 4-6 pozzi che dovrebbero essere perforati in una iniziale fase di avvio, che durerà 6-9 mesi, durante la quale verranno prodotti tonnellate di rifiuti la quale composizione è coperta da segreto industriale.
Ombrina sarà anche collegata ad una grande nave definita Floating Production, Storage and Offloading Unit (FPSO), ovvero Unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico, posizionata circa a 10 km circa dalla Costa. 

È facile immaginare perché i cittadini abbiano deciso di opporsi alla realizzazione di Ombrina mare che è un'opera che non porterà nessun beneficio alle popolazioni locali, ma si limiterà a favorire l'interesse di pochi speculatori, disposti a sacrificare la bellezza di un intero territorio, deturpandone la salubrità e scavalcando il potere decisionale delle persone che lo vivono.
Siamo di fronte all’ennesimo esempio di mera speculazione, in quanto neppure dal punto di vista economico, le amministrazioni, e quindi i cittadini, riceveranno alcun vantaggio, se non pochi spiccioli e pochissimi posti di lavoro, in cambio di inquinamento e distruzione della flora e fauna marina. Ma la decisa opposizione ad Ombrina è innanzitutto una scelta di prospettiva, infatti la popolazione ha espresso più volte di volere l’istituzione e la realizzazione del "Parco Nazionale della Costa Teatina", in un’ottica di crescita sostenibile del territorio. 
L’opposizione a Ombrina quindi, non rappresenta semplicemente l’opposizione ad un pozzo petrolifero, ma va letta nell’ottica di una scelta di progresso alternativa al modello dell’ “Abruzzo regione mineraria” e vincente in termini di ambiente, salute, territorio e progresso economico e socio-culturale. Già ad aprile del 2013, con una delle più grandi manifestazioni popolari nella storia della regione, a Pescara i cittadini avevano espresso il loro rifiuto ad Ombrina.

Oggi, grazie al Decreto Sblocca Italia, il Governo Renzi ha dato l’avvio alle “trivellazioni selvagge”; lo Sblocca Italia, infatti, cancella la necessità dell’autorizzazione per la ricerca di idrocarburi che si effettua attraverso il pozzo esplorativo, annullando la possibilità degli Enti locali di esprimersi in proposito. Bonifiche, trivelle, inceneritori: il Decreto Sblocca Italia attacca i diritti sociali e l’ambiente del Nostro Paese.
Per questo motivo, il cielo scuro e la pioggia non sono riusciti a fermare l’entusiasmo di un fiume interminabile di persone che, attraverso un atto di popolo, ha deciso di manifestare contro la deriva petrolifera per difendere la sua costa da trivellazioni selvagge che rischiano, per un esiguo ritorno economico, di ipotecare il futuro mettendo in pericolo ambiente, paesaggio, agricoltura, turismo e salute pubblica.

La corsa al profitto (di pochi) non può e non deve essere perseguita a discapito della salvaguardia dei territori e della volontà popolare di chi quei territori li abita. Il pomeriggio del 23 maggio la città di Lanciano ha visto dunque, le sue strade invase da un corteo eterogeneo e gioioso composto da comuni cittadini provenienti dalle diverse zone abruzzesi (mamme, studenti, pensionati), ma anche da organizzazioni, associazioni, centri sociali ed Enti provenienti da tutta Italia che in un tripudio di slogan, colori, striscioni hanno espresso il “No” alla Piattaforma di Ombrina Mare e il “No” al petrolio.
Che siano stati quaranta mila o cinquantamila, poco importa; questa “gioiosa giornata di lotta” non può che rafforzare l’idea che nelle battaglie bisogna restare uniti e che solo ripartendo da una compatta mobilitazione dal basso, sarà possibile ambire ad un sistema di democrazia partecipata e basata sul rispetto dei diritti e della volontà popolare.
Ciò che rammarica è che all’indomani di questa grande manifestazione, i media nazionali abbiano dedicato pochissimo spazio alla protesta, dipingendola come una semplice “protesta ambientalista”; omettendone il carattere nazionale e, soprattutto, le responsabilità del governo Renzi e di quelli che lo hanno preceduto. 

Eppure la responsabilità attribuita dal Corteo al Governo Renzi è stata inequivocabilmente espressa attraverso un megastriscione giallo srotolato da Greenpeace sul Campanile duecentesco di Lanciano, raffigurante la faccia del Premier sorridente e col pollice alzato e la scritta “Più trivelle per tutti”. Ma la protesta è solo agli inizi, e non si fermerà alla manifestazione del 23 maggio; già il 24 maggio a Pescara, si è tenuta un’Assemblea Nazionale denominata “Blocca lo Sblocca Italia”, alla quale sono stati invitati a partecipare associazioni, cittadini, comitati, movimenti e tutti coloro che vorranno opporsi a questa norma e dove si è discusso tutti insieme come portare avanti una campagna Nazionale per contrastare le scelte contenute nel Decreto su rifiuti, bonifiche, idrocarburi, grandi infrastrutture e acqua. Dunque la protesta cresce e dilaga e non può e non deve essere letta come una semplice lotta ambientale circoscritta al rifiuto della Piattaforma Ombrina e dunque, al territorio abruzzese; la giornata del 23 maggio esprime una volontà popolare nazionale che ambisce a un “governo consapevole e auto- organizzato” di un territorio, in cui il coinvolgimento dei diversi attori sia il fine e lo strumento per giungere a decisioni migliori e maggiormente condivise. 

30/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federica Patrino

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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