Perché la sinistra non può più permettersi ambiguità. Un messaggio aperto a chi vota AVS

È arrivato il momento di scegliere non la sinistra che somiglia alla pace, ma la sinistra che può impedirci la guerra.


Perché la sinistra non può più permettersi ambiguità. Un messaggio aperto a chi vota AVS

Compagne e compagni, diciamocelo con franchezza nella storia: ci sono momenti in cui la chiarezza non è una virtù, ma un dovere. Oggi, con l’Europa sospesa tra una guerra che non vuole finire e che essa stessa fomenta, dominata dall’ombra di un confronto diretto tra Europa e Russia in cui i nostri figli potrebbero essere chiamati alla guerra, questo dovere è diventato urgente. Chi vota Alleanza Verdi e Sinistra lo fa spesso con il cuore, convinto di sostenere la parte più gentile e pacifica del sistema politico italiano. È arrivato però il momento di guardare le cose senza veli. Quella “gentilezza” è diventata un alibi, e quel pacifismo una formula che non fa più storia e che quando il popolo della sinistra si è mosso dal basso, nel caso di Gaza, i leader di questa parte della sinistra lo hanno seguito mettendosi alla sua testa. AVS parla di pace, ma respira la grammatica della guerra. Scorriamo i comunicati, ascoltiamo gli interventi, guardiamo i voti:
AVS protesta, si indigna, alza la voce… ma non rompe mai il perimetro del centro sinistra. Questa è una sinistra che dice “no alle armi”, ma non dice mai “no alla NATO”.
Dice “serve un negoziato”, ma accetta la narrativa che rende il negoziato impossibile. Dice “stop all’escalation”, ma non si oppone alla logica che la produce. 

Cosa ne scaturisce da questa sinistra che non è mai riuscita a imporre in Parlamento una discussione sul finanziamento della guerra stessa? Produce una sinistra che non ferma la guerra, ma la rende addirittura più presentabile. Una sinistra che non sposta i rapporti di forza, ma li addolcisce. Il pacifismo di facciata: la foglia di fico dell’atlantismo sono i frutti di questa politica che marginalizza i partiti della sinistra alternativa e di classe. 

L’errore di molti elettori è credere che AVS sia un argine. Non lo è. È un cuscinetto, morbido quanto volete, ma sempre parte del meccanismo della politica borghese. Il sistema ha bisogno proprio di questo: una sinistra che predichi la pace con voce non troppo alta, purché non osi mai pronunciare l’unica frase proibita: «Questa guerra è figlia di un sistema che l’Italia accetta, e che va rifiutato». Questa guerra, presto o tardi, porterà i nostri figli ad un fronte cui i loro nonni e bisnonni sono stati già portati dal fascismo. Finché AVS non dice questo — e non lo dirà mai — non sta nella forma dell’opposizione, ma nella sostanza del consenso alla volontà europea di atterrare la Russia. 

Dire le mezze verità significa rafforzare le menzogne intere. Quando in Parlamento AVS vota contro un decreto sulle armi, ma accetta tutti i presupposti geopolitici che lo giustificano, sta facendo un’operazione ambiguamente rassicurante. Spiega al popolo ciò che vuole sentirsi dire, ma rassicura il potere che non cambierà nulla. Non serve il cinismo per capirlo: basta leggere le reazioni delle cancellerie, specie a Bruxelles, dove nessuno teme AVS. Perché AVS non rompe mai, non scardina, non mette in discussione. Si limita a registrare il dissenso, non a organizzarne la forza. Questo è il punto politico che dobbiamo affrontare. Un dissenso che non cambia nulla è solo un antidepressivo sociale. L’Italia rischia la guerra: e la sinistra parlamentare non è un antifurto. 

La domanda è secca: se domani la guerra si allarga, se il fronte si sposta nel Baltico o nel Mar Nero, se l’Italia venisse coinvolta secondo le logiche NATO, chi potrà impedirlo? La risposta è brutale nella sua semplicità: non certo AVS, incapace di organizzare le masse. Perché quando bisogna scegliere tra la fedeltà alla pace e la fedeltà al quadro euro-atlantico, la dirigenza di AVS sceglie sempre il secondo.
Mostrando dolore, con falsa retorica, questo è il problema della sinistra parlamentare. Se questa sinistra si inginocchia davanti al blocco occidentale, allora nessuna forza parlamentare potrà mai impedirci di essere trascinati in un conflitto più grande. 

Compagne e compagni, parafrasando il Platone della Repubblica si può dire che non basta essere dalla parte giusta del mondo bisogna esserci con coraggio. La sinistra storica, quella vera, non ha mai confuso la decenza con la timidezza. Oggi abbiamo bisogno di coraggio politico, non di liturgie simboliche. Dire no alle armi, ma sì alle basi NATO, non è da coraggiosi. Dire no all’escalation, ma sì alla cornice che la rende obbligata, non è coraggio. Criticare l’Occidente, ma sostenere tutte le sue categorie geopolitiche, non è coraggio, ma velata adesione.

La verità che nessuno dice è che AVS non è il partito che difende la pace. È il partito che difende la coscienza tranquilla dell’elettore. Qui arriviamo all’amarezza più profonda.
AVS non tradisce solo la politica, AVS protegge il sentimento, e per farlo sacrifica la verità. Permette a una parte della sinistra di sentirsi buona, giusta, non allineata. Ma quella bontà è sterile se non impedisce la guerra. Quella giustizia è falsa se non denuncia le cause reali del conflitto. Quell’anti allineamento è finto se non si traduce in scelte strategiche. Chi sta a sinistra non deve accontentarsi di una carezza morale. Non in questo momento storico soprattutto.

In conclusione: non serve una sinistra che consola. Serve una sinistra che combatte. Se vogliamo evitare il peggio, se vogliamo che l’Italia non si ritrovi coinvolta in una guerra che non ha scelto, serve una sinistra che dica finalmente parole piene, non mezze frasi. Serve una sinistra che abbia il coraggio di mettere in discussione l’architettura militare occidentale. Denunciare la trasformazione dell’Europa in piattaforma bellica, rifiutare la demonizzazione selettiva della Russia. 

Ma AVS oggi questo non lo fa. Chi vota AVS deve saperlo, non si salva la pace votando chi ha paura di difenderla. 

Compagne e compagni, la storia non perdona gli equivoci. È arrivato il momento di scegliere non la sinistra che somiglia alla pace, ma la sinistra che può impedirci la guerra.



06/12/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Altro in questa categoria: « Unità, ma per che cosa?

L'Autore

Orazio Di Mauro

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: