Romeo er mejo gatto del Colosseo

Romeo e la Consip. Il più grande appalto d’Europa per beni e servizi destinati alle pubbliche amministrazioni sotto i riflettori della magistratura.


Romeo er mejo gatto del Colosseo Credits: http://www.lavocedellevoci.it/

Ci risiamo, per la terza volta, il già prescritto Alfredo Romeo torna sotto i riflettori della magistratura. Stando a quanto riportano i giornali, la procura di Napoli e Roma lo stanno indagando anche per associazione a delinquere e corruzione finalizzata ad ottenere un trattamento di favore negli appalti pubblici gestiti da Consip, la centrale di committenza di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare gli inquirenti stanno valutando la posizione dell’imprenditore per quanto riguarda quello che i giornali hanno definito “il più grande appalto d’Europa”, una gara per beni e servizi destinati alle pubbliche amministrazioni della penisola del valore complessivamente stimato in 2,7 miliardi di euro. Una storia come tante altre che però sta coinvolgendo pezzi grossi della politica italiana, come il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, il generale Tullio Del Sette, ed il Ministro dello Sport del governo Gentiloni, il turborenziano Luca Lotti.

Lasciando ai quotidiani mainstream il compito di tenerci informati riguardo la cronaca più propriamente giudiziaria, in questa sede è utile sottolineare due aspetti. Il primo è che quando si parla di Consip si sta inevitabilmente disquisendo di politica economica. Il secondo è che si tratta di una società il cui controllo da parte del ministero è totale. L’intero CdA, infatti, è nominato dal ministero retto da Padoan. L’attuale consigliere di amministrazione con funzione di amministratore delegato, Luigi Marroni, è un ex uomo della sanità toscana (e ancora prima di Fiat), mentre gli altri due membri risiedono permanentemente a Via XX Settembre con funzioni tutt’altro che secondarie. Il membro con funzioni di presidente, Luigi Ferrara, è anche il “datore di lavoro” degli oltre undicimila burocrati che lavorano per l’ex economista “comunista”, oltre ad essere membro del CdA di Difesa Servizi Spa, al 100% di proprietà del Ministero della Difesa. L’altro membro, Marialaura Ferrigno, è dirigente dell’Ufficio per la consulenza giuridico-legale del Ministero e anche lei è in stretto contatto con i militari, visto che nel suo CV dichiara di essere consigliera di amministrazione della Cassa di previdenza delle Forze Armate in rappresentanza proprio del ministero il quale lavora. E il dicastero retto da Padoan nomina anche due dei tre membri del Collegio Sindacale di Consip, l’organo deputato alla vigilanza contabile della società. Attualmente il Collegio è presieduto da Alessandra Dal Verme, dirigente dell’Ispettorato Generale per gli Affari Economici della Ragioneria Generale dello Stato, che nei ritagli di tempo è anche componente effettivo del collegio sindacale della Cassa Depositi e Prestiti ed è stata componente del consiglio di amministrazione di Expo Spa, in compagnia dell’attuale sindaco meneghino Giuseppe Sala, sotto inchiesta proprio per appalti legati al mega-evento [1].

Ma ciò che più conta è il ruolo economico rivestito dalla Consip. Essa costituisce la risposta della classe dominante all’esigenza di “razionalizzare” gli acquisti di beni, servizi e lavori da parte della pubblica amministrazione: tagliare le gambe ai piccoli fornitori e ridurre l’autonomia delle piccole amministrazioni, attraverso la centralizzazione delle forniture e della loro gestione. La Consip, infatti, presta attività di consulenza, assistenza e supporto nell'ambito degli acquisti effettuati dalle amministrazioni pubbliche offrendo un supporto di competenze integrate (merceologiche, tecnologiche, legali, gestionali) su tutti gli aspetti del processo di approvvigionamento, dall'analisi dei fabbisogni, alla definizione e aggiudicazione della gara, fino alla gestione del contratto di appalto. Un giro d’affari enorme, di cui non si conosce l’ammontare preciso né la quota che passa per Consip, ma che per le sole pubbliche amministrazioni appartenenti al conto economico consolidato redatto dall’Istat, nel complesso significa oltre 290 miliardi nel biennio 2015-16.

Lo Stato, si sa, nelle sue diverse diramazioni e forme che assume nel corso dell’evoluzione imperialistica (amministrazioni centrali, locali, enti e aziende controllate, municipalizzate, partecipate, ecc), è fonte di immensi guadagni per la classe dominante. Oltre al debito pubblico, infatti, gli imprenditori del belpaese (e ora anche europei) beneficiano degli innumerevoli acquisti di beni, servizi e lavori, ben pagati coi soldi dei contribuenti, il cui valore d’uso non poche volte si limita alla fluidificazione della trasformazione del capitale-merce in denaro, senza nessuna utilità per i cittadini. E tra questi imprenditori c’è anche Alfredo Romeo. E che non si tratti di uno qualunque lo dicono proprio i numeri. Negli ultimi due anni la sua azienda di servizi ha effettuato prestazioni per un valore di oltre 466 milioni di euro per clienti di ogni tipo. Ci sono numerose Asl (per quella di Milano, ad esempio, nel biennio ha lavorato ricevendo oltre quattro milioni di euro, da Lecce addirittura tre volte tanto), gli ospedali (il Cardarelli ha staccato assegni per ventisette milioni), decine di comuni (a quello di Milano ha chiesto ventitre milioni, alla capitale un po’ più di quattro). Ma anche le dogane ed i monopoli di Stato, da cui ha ricevuto undici milioni o la branca servizi riscossione di Equitalia (otto milioni). E poi ci sono i due milioni ricevuti da Expo, i quarantacinque dall’INPS, i nove dall’INAIL. Tra i clienti di Romeo non potevano mancare i ministeri, con la Giustizia che nel biennio considerato gli passa settantasette milioni, la Presidenza del Consiglio ventitre, l’Interno ventuno, il Tesoro quindici, solo per citarne alcuni, ma anche l’Anac di Cantone e la presidenza della Repubblica, che nel biennio gli hanno versato oltre un milione a testa, ed il Senato che di milioni gliene ha versati quasi sedici.

Una ragnatela che coinvolge oltre 150 pubbliche amministrazioni per un giro di affari che è troppo importante per non essere conosciuto e rilevato dai politici che contano. Ma l’importanza che la cosa pubblica ha per il portafogli di Romeo è accompagnata dalla rilevanza che i servizi erogati dalle sue aziende hanno per le pubbliche amministrazioni. Se da un lato personaggi come questo diventano i gestori di attività che nel corso dei decenni sono state espulse dal perimetro dei lavori alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni per immolare sull’altare del capitale persone da sfruttare a sostegno di profitti e accumulazione privati (senza per altro alcun riscontro riguardo i presunti risparmi utilizzati per giustificare tale politica agli occhi dell’opinione pubblica) dall’altro questi figuri e le esternalizzazioni su cui campano consentono ai politici e pubblici ufficiali di conseguire un doppio risultato: demandare il lavoro sporco (alias precarizzare e licenziare) agli sporchi capitalisti rafforzando al contempo la gestione privatistica della cosa pubblica. La Romeo, infatti, non si occupa solo della manutenzione edile, dei relativi impianti tecnologici, dei servizi di pulizia, ma anche dei programmi di riqualificazione, valorizzazione, acquisto e vendita di patrimoni immobiliari (le c.d. dismissioni) e la gestione amministrativa degli edifici pubblici.

Per tanto, se si vuole dare un contenuto agli slogan sul rispetto delle regole, dell’onestà e della trasparenza, è necessario tornare a reclamare con forza che tutte le attività della pubblica amministrazione - comprese le pulizie dei locali che l’ideologia dominante ci spaccia come nostri - vengano effettuate da personale regolarmente inquadrato all’interno del pubblico impiego e sottratte alle spire di chi è interessato unicamente a lucrarci ed è disposto a far di tutto pur di continuare a farlo.


Note:

[1] Il 9 febbraio 2016 l’Assemblea straordinaria di Expo 2015 ha deliberato la messa in liquidazione della Società e, per l’effetto, ha nominato, in sostituzione del consiglio di amministrazione, un Collegio di cinque liquidatori.

07/01/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Carla Englaro

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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