Un 2 giugno di lotta - Roma

Il 2 giugno gli antisistema di facciata vanno alla parata militare, i comunisti manifestano contro gli armamenti e l’imperialismo.


Un 2 giugno di lotta - Roma

Se solo avessimo il tempo e la voglia di posare lo sguardo, critico, un minuto in più, su ciò che ci circonda a partire dai nostri luoghi di lavoro e dai nostri quartieri, non ci sarebbe il tempo, per i nostri aguzzini, di preparare le valigie e scappare. Se solo avessimo coscienza dell’irrazionalità di questo “mondo”, l’istante successivo il mondo stesso cambierebbe. Perché, infatti, non c’è ragione razionale alcuna per investire miliardi e miliardi in strutture militari di guerra, lavorare tanto alacremente per produrre morte.

Servono ospedali, scuole, parchi e invece le priorità, in questo mondo, a quanto pare sono i centri militare. Questo, almeno, è quello che accade Pisa, che ospita la struttura logistico-militare più importante del nostro paese, alla quale si appoggiano tutte le altre basi per rifornirsi prima di proiettarsi nelle missioni di guerra in varie parti del globo. Questo accade a Centocelle, uno dei più popolosi (e tra i più problematici) quartieri di Roma dove, anziché risanare lo sterminato parco omonimo – oggi lasciato all’incuria, al degrado ambientale, all’abusivismo più sfrenato e impunito – a beneficio delle centinaia di migliaia di famiglie che abitano nella zona, si è deciso di trasformarlo in un centro di comando interforze dal quale partiranno le inutili e dispendiose missioni militari dirette all’estero e che, di converso, diventerebbe anche il principale obiettivo di attacco in caso di tensioni internazionali o conflitti. Della serie: fintanto che le bombe rischiano di beccarsele solo i poveri...

L’Italia, come altri paesi imperialisti, è presente in decine di fronti di guerra e missioni per il controllo e la gestione dei flussi di valore e, nel concorrere alla spartizione del mondo, contribuisce al disegno imperialista euro-atlantico che mira a creare morte, miseria, deportazioni forzate e di massa da un capo all’altro del mondo, devastazioni in nome dell’accrescimento smisurato delle ricchezze patrimoniali di qualche decina di persone al mondo. Che mondo è questo in cui alla miseria della guerra si aggiunge la tragedia delle deportazioni? E poi alla tragedia delle deportazioni si aggiunge quella della schiavitù e a quest’ultima si aggiunge quella del razzismo, coltivato e saggiamente fomentato da qualche movimentucolo populista e xenofobo per convogliare la giusta rabbia delle persone prostrate dalla crisi nei confronti di coloro che ne sono altrettanto vittime ma semplicemente provengono dall’altro capo del mondo, anziché verso i reali responsabili? E così, senza troppi patemi d’animo, si giunge a sparare a un “nero” quasi come fosse un animale.

Se solo ci fermassimo un minuto a riflettere il minuto successivo cambierebbe tutto.

L’iniziativa organizzata da Potere al Popolo contro il pentagono italiano promossa da questo giornale e organizzata in collaborazione con Rete No War, USB, Cinecittà Bene Comune, CUB immigrazione e a cui hanno partecipato anche Rete dei Comunisti e collettivi locali è servita proprio a questo: a tenere alta l’attenzione a presentare un altro modo di vedere il mondo perché un altro mondo è possibile.

09/06/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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