Controstoria della filosofia

Presentazione del primo corso dell’anno accademico 2021-22 dell’Università popolare Antonio Gramsci: Controstoria della filosofia in una prospettiva marxista, parte seconda, Platone e Aristotele.


Controstoria della filosofia Credits: http://www.enricagiannelli.org/2020/04/01/umorismo-aristotele-pirandello-johnmorreall-psicologiacognitiva-psicologia/

La nostra cultura e civiltà è in buona parte fondata su due decisivi pensatori che, nei loro sistemi, hanno sintetizzato larga parte del precedente sviluppo filosofico e scientifico. Inoltre, essi costituiscono la base non solo della cultura ellenistica e cristiana tardo antica, ma della civiltà araba, medievale, umanistica e rinascimentale. Continueranno ad avere un’enorme influenza anche sulla successiva cultura moderna borghese, a partire dalla Rivoluzione scientifica e almeno fino al suo esponente più progressivo: G.W.F. Hegel. Attraverso quest’ultimo Platone e Aristotele hanno indirettamente influenzato la cultura contemporanea marxista, fino ai giorni nostri, si pensi a quanto sia direttamente e apertamente debitrice da Platone l’idea di comunismo di Alain Badiou, uno dei più affermati pensatori comunisti viventi a livello internazionale. Peraltro l’opera di Platone e Aristotele ha un’influenza così ampia e millenaria sul nostro modo di pensare, di esprimerci e di agire da non essere nemmeno avvertita dalla stragrande maggioranza degli uomini. Anche se essi – essendo tali pensieri così tanto e da così lungo tempo caratterizzanti parte significativa della cultura e civiltà umana – non ne sono consapevoli.

Dunque, per divenire finalmente pienamente consapevoli di questi capisaldi della nostra cultura e civiltà – tanto che per secoli i pensatori si sono divisi in platonici e aristotelici – e per meglio intendere gli stessi grandi pensatori moderni e contemporanei che ne sono stati, in maniera diretta o indiretta, influenzati, ci pare necessario offrire all’inizio dell’anno accademico 2021-22 dell’Università popolare Antonio Gramsci un corso introduttivo alle concezioni del mondo elaborate da Platone e Aristotele. Questi incontri avranno un valore propedeutico allo sviluppo, negli anni successivi, del nostro corso di controstoria della filosofia in una prospettiva marxista. In effetti, non è possibile comprendere pienamente e padroneggiare gli sviluppi successivi del pensiero e del modo di agire degli uomini, del loro modo di organizzare la comunità umana, senza aver ben presenti queste due colonne portanti della cultura e civiltà umana.

Nello spirito dell’Università popolare, il corso sarà rivolto a tutti coloro che hanno interesse ad apprendere e a confrontarsi dialetticamente, nell’ampio dibattito che si svilupperà al termine di ogni lezione, riguardo a tali problematiche. Quindi il corso è pensato, in primo luogo, per i filosofi della prassi (nel senso letterale del termine), ovvero per coloro che amano accrescere, nel dialogo collettivo, la propria conoscenza del mondo, per poter contribuire a trasformarlo, possibilmente in modo radicale.

In effetti, come vedremo, lo stesso spirito dell’utopia che anima i filosofi della prassi ha le sue origini e i propri fondamenti proprio nel pensiero di Platone, nel quale incontriamo peraltro la prima grande teorizzazione della società ideale, ovvero della società comunista. Un ideale che sarà ripreso e sviluppato in tutte le epoche successive, mantenendo un legame diretto con Platone almeno fino al diciassettesimo secolo, per poi cercare di superarlo in modo dialettico, in maniera più o meno consapevole. In Aristotele troveremo, al contrario, il padre nobile dell’altra grande corrente del pensiero politico e sociale, la corrente del realismo che confluirà, insieme all’utopismo platonico, nel marxismo, che li sintetizzerà, superandoli dialetticamente.

Più in generale Platone darà uno sviluppo decisivo al pensiero dialettico, talmente grande e influente da essere in qualche modo eguagliato solo da Hegel e Karl Marx. Mentre il pensiero di Aristotele ha offerto un apporto essenziale all’affermazione della moderna concezione filosofico-scientifica del mondo, di contro alla tradizionale visione mitologico-religiosa. Da questo punto di vista Aristotele è alla base di tutto il pensiero radicale immanentistico, che sarà elemento portante del marxismo scientifico a partire dai suoi padri nobili Marx e Friedrich Engels.

Il pensiero utopistico di Platone e la sua prima grande teorizzazione di una società comunista sono considerati come fondamento di tali concezioni anche dai loro più agguerriti nemici, da Aristofane nel mondo antico, ai padri della chiesa nel mondo cristiano, a Friedrich Nietzsche nel mondo moderno, per arrivare a Karl Popper nel mondo contemporaneo. Per Nietzsche il pensiero dell’emancipazione dal rapporto servo-padrone, dominante nel mondo arcaico greco aristocratico, è per la prima volta stato gagliardamente contrastato da Socrate-Platone, con cui si sarebbe affermato il razionalismo e la visione morale del mondo. Perciò, il più grande fra i pensatori reazionari vede proprio in Socrate-Platone l’origine di quella decadenza della civiltà occidentale che sarebbe culminata con il primo tentativo di costruire una società comunista ai tempi della Comune di Parigi. Inoltre il discorso di Socrate-Platone sarebbe pericolosamente sovversivo proprio in quanto mette in questione, per la prima volta in modo radicale, la società oligarchica e schiavista sino ad allora assolutamente dominante.

Per Popper, capofila dei pensatori contemporanei liberisti e anticomunisti, non solo alla base del marxismo, ma dell’intero pensiero utopistico vi sarebbe proprio Platone. Perciò, come già Nietzsche, per contrastare alla radice i modi di pensare e, di conseguenza, agire in modo radicale e rivoluzionario diviene essenziale risalire e condurre una critica demolitrice del pensiero di Platone.

Del resto il pensiero di Platone è ancora oggi incredibilmente attuale, in quanto non solo vi ritroviamo molti degli aspetti caratterizzanti anche l’odierna utopia sociale e politica, oltre che quella di tutta la storia precedente, ma perché vi è possibile ritrovare anche quelle contraddizioni, quei punti problematici e deboli che sono alla base dell’attuale crisi dell’utopia.

Al contrario nell’attitudine scientifica, radicalmente immanentistica e realistica di Aristotele è possibile ritrovare alcuni fondamenti decisivi alla base del passaggio dal socialismo utopistico al socialismo scientifico.

Senza contare quanto Platone e Aristotele siano stati essenziali nello sviluppo dello stesso cristianesimo. Perciò, oltre a essere fra gli intellettuali più studiati e discussi di tutti i tempi, sono ancora ai nostri giorni fra i più influenti e dibattuti. Anche perché, prima di essere cristianizzati per necessità dalla chiesa – che rischiava altrimenti di perdere la propria capacità di egemonia sugli intellettuali – il pensiero platonico e ancor più il pensiero aristotelico saranno nel modo più duro contrastati dai padri della chiesa per aver introdotto quella visione filosofico-scientifica del mondo che sarà il principale ostacolo all’egemonia, altrimenti incontrastata, di quella visione mitologico-religiosa del mondo su cui il cristianesimo ha costruito le sue fortune.

Tornando, invece, al più reazionario dei pensatori moderni, dal punto di vista di Nietzsche – che mirava a restaurare una società rigidamente gerarchica – il cristianesimo non sarebbe altro che una volgarizzazione della filosofia profondamente sovversiva di Platone, per meglio diffonderla fra gli uomini comuni. Un pensiero alla base di tutte le rivolte servili, che culmineranno nel comunismo, proprio in quanto porta i subalterni e gli oppressi a non considerare come l’unico mondo reale e possibile la società gerarchica e classista in cui sono costantemente sfruttati, ma a ritenere che il vero mondo, il mondo ideale e divino, sarà un mondo in cui è bandito ogni forma di sfruttamento e di oppressione.

Al contrario il pensiero radicalmente immanentista di Aristotele – che portava gli uomini a risolvere i loro problemi in questo unico mondo reale, senza aspettare la presunta salvezza divina in un paradiso promesso, è stato radicalmente contrastato per secoli dalla chiesa, che vi vedeva la principale fonte di tutti i modi di pensare irreligiosi che si affermavano fra gli intellettuali radicali. D’altra parte, come la filosofia cristiana si afferma – consentendo a tale credenza religiosa di diffondersi anche fra i filosofi, che l’avevano tanto derisa – grazie ad Agostino di Ippona, che cristianizzerà il pensiero del maggiore esponente del neoplatonismo, Plotino, sebbene fosse stato fra i più fieri e irriducibili nemici del cristianesimo sul piano della lotta delle idee, così anche la forma definitiva della filosofia cattolica si fonderà sulla cristianizzazione del pensiero di Aristotele, fino ad allora considerato il principale responsabile delle concezioni eretiche del mondo.

Non a caso, il periodo più buio per la civiltà occidentale si afferma proprio quando l’imperatore Giustiniano vieterà la filosofia, facendo chiudere la più longeva e radicale scuola filosofica, l’Accademia platonica. D’altra parte anche in questi secoli più bui – in cui i principali padri della chiesa condannavano lo stesso ricordo della filosofia – quest’ultima sopravvisse e sarà decisiva per lo stesso sviluppo del cristianesimo, grazie all’opera di decisa impronta neoplatonica dello pseudo-Dionigi l’areopagita. Si trattava di un filosofo della scuola platonica che, per sfuggire alla censura e alla persecuzione della filosofia, aveva firmato e fatto circolare la propria opera sotto questo falso nome, proprio dell’unico intellettuale ateniese che, secoli prima, si era convertito al cristianesimo, quando Paolo di Tarso aveva vanamente tentato di convertire i filosofi, che si erano fatti beffe delle nuove credenze religiose.

Con la prima ripresa della cultura occidentale, dopo i secoli più bui, fra i protagonisti della rinascita carolingia vi sarà di nuovo un filosofo neoplatonico: Giovanni Scoto Eriugena che, posto a capo della più importante scuola di alta formazione dell’epoca, reintrodurrà nella cultura occidentale il pensiero filosofico.

In seguito, nel periodo culminante del medioevo, gli ordini monastici – che salveranno la chiesa dalla sua peggiore crisi, mediante una vera e propria rivoluzione passiva – si richiameranno ad Aristotele non a caso i domenicani, più interessati al pensiero scientifico quale strumento egemonico, mentre i francescani più interessati a una filosofia della prassi si rifaranno a Platone.

Anche più tardi i movimenti culturali rivoluzionari dell’Umanesimo e del Rinascimento, nella loro lotta contro la cultura medievale, si richiameranno in primo luogo alla rivoluzionaria tradizione platonica e poi a una riscoperta degli aspetti più radicali e immanentistici della visione del mondo aristotelica, in aperta rottura con la normalizzazione e edulcorazione della carica rivoluzionaria del pensiero aristotelico a opera della chiesa.

Infine, anche per quanto riguarda la rivoluzione scientifica, Bacone e Galileo hanno dovuto a lungo combattere contro gli aristotelici, che per secoli hanno dominato negli istituti di alta formazione filosofica e scientifica. Allo stesso tempo, hanno contrapposto lo spirito scientifico e rivoluzionario di Aristotele a quello dei suoi dogmatici discepoli. Inoltre, per l’apporto essenziale dato alla rivoluzione scientifica da parte di Galilei decisivo è stato il richiamo alla lezione del Timeo di Platone, da cui deriva la concezione galileiana secondo la quale il libro della natura per essere decifrato necessita la conoscenza dei suoi caratteri, che hanno forma matematica.

20/08/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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