Controstoria del Rinascimento V incontro: Alla conquista del mondo extraeuropeo: colonialismo di insediamento e genocidio. Le guerre di preponderanza in Europa: aggressioni imperialiste e resistenze popolari

Mercoledì 1 ottobre, dalle ore 18 alle 20,15, quinta lezione del corso di storia e filosofia: Controstoria del Rinascimento, introdotto dal prof. Renato Caputo per l’Università popolare Antonio Gramsci. Nell’incontro (in diretta in videoconferenza al link: https://meet.google.com/xsg-rmee-wjn, in differita https://www.youtube.com/c/Universit%C3%A0Gramsci) si affronterà, in un’ottica marxista, la conquista del mondo extraeuropeo: colonialismo di insediamento e genocidio. A seguire, le guerre di preponderanza in Europa: aggressioni imperialiste e resistenze popolari


Controstoria del Rinascimento V incontro: Alla conquista del mondo extraeuropeo: colonialismo di insediamento e genocidio. Le guerre di preponderanza in Europa: aggressioni imperialiste e resistenze popolari Credits: locandina incontro 1 ottobre 2025

Mercoledì 1 ottobre, dalle ore 18, avrà luogo il quinto incontro del corso di storia e filosofia “Controstoria del Rinascimento in un’ottica marxista” introdotto dal prof. Renato Caputo per l'Università popolare A. Gramsci. Per una introduzione al corso in cui si chiariscono le motivazioni che hanno portato alla scelta del tema rinvio all’articolo: Controstoria del Rinascimento in un’ottica marxista. Di seguito potete leggere una versione sintetica dei temi che saranno affrontati e discussi nel quinto incontro, al quale si potrà partecipare in diretta in videoconferenza al link: https://meet.google.com/xsg-rmee-wjn. Il video del corso sarà disponibile nei giorni successivi sul canale youtube dell’Università popolare Antonio Gramsci.

Alla conquista del mondo extraeuropeo: colonialismo di insediamento e genocidio

  1. Le grandi esplorazioni nel XV e nel XVI secolo

Gli uomini medievali concepivano l’universo come un sistema di sfere concentriche al di sopra delle quali vi è lo spazio divino.  Nel punto più basso del sistema vi è la terra, ancora poco studiata.  La si credeva abitata essenzialmente da cristiani, mentre al di fuori del mondo cristiano vi sarebbero state terre selvagge.  I viaggi erano rari e pericolosi.  Le colonne d’Ercole apparivano il limite massimo per l’intraprendenza umana.

Iniziano i viaggi transoceanici

Ora grazie all’utilizzo delle carte nautiche, della bussola e del timone gli uomini divengono più intraprendenti.  Iniziano alla fine del XIII secolo i fratelli genovesi Vivaldi al servizio del Portogallo, che intendono raggiungere l’Asia circumnavigando l’Africa, ma non fanno ritorno.  L’intraprendenza dei viaggiatori ha nuova linfa dall’Umanesimo al Rinascimento.

Le motivazioni economiche dei viaggi transoceanici

L’aumento dei viaggi ha innanzitutto motivazioni economiche per cui Spagna e Portogallo puntano a circumnavigare l’Africa per togliere a Venezia il monopolio del commercio con l’Oriente.  Inoltre, dopo la caduta di Costantinopoli, il domino turco pare rendere impossibili i normali commerci con l’Oriente.

  1. La sedicente scoperta dell’America

Tali tentativi raggiungono i loro risultati alla fine del XV secolo grazie alla realizzazione di nuovi tipi di navi: la caravella e il galeone che hanno un’autonomia di navigazione prima sconosciuta.

Nel 1487 il portoghese Bartolomeo Dìaz raggiunge il Capo di Buona Speranza.  Qualche anno dopo Vasco da Gama, spagnolo al servizio del Portogallo, doppia il Capo delle tempeste giungendo in India.  Venezia perde così il monopolio del traffico delle spezie, che passa ai portoghesi.

Il genovese Cristoforo Colombo si mette sulle via delle Indie seguendo la rotta occidentale, sulla base di calcoli matematici errati, che portano a ritenere tale strada molto più breve di quanto non sia.  Animato da spirito missionario, Colombo cerca i mezzi per realizzare l’impresa.  Infine sono i sovrani di Castiglia e Aragona a mettere a sua disposizione nel 1492 tre caravelle.  Dopo oltre due mesi di navigazione su una rotta sconosciuta, quando la ciurma è sul punto di ribellarsi, giunge nelle isole Bahama che scambia per il Giappone.  Anche nei due viaggi seguenti Colombo continua a credere di essere giunto nelle Indie e chiama perciò indiani gli amerindi.

A scoprire di esser sbarcato su un nuovo continente sarà il fiorentino Amerigo Vespucci, da cui prende il nome l’America.

Magellano, uno spagnolo al servizio della Spagna, è il primo a trovare un passaggio via mare, all’oceano pacifico, per poter raggiungere le Indie.  Si tratta dello stretto di Magellano all’estremo sud del continente.  Il nuovo oceano è definito pacifico da Magellano.  Morto dopo lo sbarco nelle Filippine, i superstiti tornano in Spagna dopo aver circumnavigato il globo in due anni e mezzo di navigazione.  Ciò dimostra come la terra è sferica e l’Europa non è il centro del mondo.

Nel 1497 il genovese Caboto al servizio dell’Inghilterra raggiunge l’America con una rotta a nord di quella seguita da Colombo, giungendo in Canada e poi nella futura New York.  Il Canada sarà poi colonizzato dai francesi.  Mentre il portoghese Cabral nel 1500 giunge in Brasile e ne prende possesso per il re del Portogallo.

  1. Imperi coloniali di Spagna e Portogallo

Fra i tanti avventurieri che varcano l’Atlantico in cerca di gloria, di ricchezza, di terra prevalgono gli hidalgos nobili spagnoli cadetti o decaduti.  L’avidità, scatenata dai metalli preziosi riportati in Europa, suscita ambiziosi progetti di conquista a mala pena coperta dagli intenti evangelizzatori.

Cortés e Pizarro

Gli hidalgos spagnoli erano militari di mestiere, pieni di coraggio e spietatezza, come i più noti Cortés e Pizarro.  Con poche centinaia di uomini ben armati Cortés riesce in poco tempo, a prezzo di crudeltà inaudite, a conquistare l’impero degli Aztechi, mentre Pizarro s’impossessa dell’impero degli Incas, distruggendo fra il 1519 e il 1534 le due più fiorenti civiltà amerinde.

Le colonie spagnole e lo sfruttamento degli indios

Solo in seguito giungono i soldati spagnoli, che creano sulle rovine di queste civiltà le prime colonie spagnole.  Il governo spagnolo è ben presto costretto a emanare leggi per bloccare lo sterminio degli indios, che possono essere più utili da vivi come forza lavoro asservita.

Il colonialismo portoghese

Molto importanti sono anche i possedimenti coloniali portoghesi che si estendono in Africa (Angola, Mozambico e Guinea) e in America: Brasile e poi tantissime basi commerciali in India, Cina e Indonesia.

Infine nel corso del XVI secolo si svilupperà anche il colonialismo olandese, inglese e francese.

  1. Conseguenze economiche delle scoperte geografiche: la “rivoluzione dei prezzi” e lo spostamento dell’asse dei traffici

Lo spostamento dei traffici verso l’Atlantico favorisce i paesi affacciati sull’Atlantico, in primis Spagna e Portogallo, mentre penalizza le città marinare italiane.  Tuttavia il colonialismo spagnolo si rivela controproducente.  La possibilità iniziale di appropriarsi di grandi ricchezze, in particolare di metalli preziosi, porta gli spagnoli a non innovare e sviluppare la produzione agricola e manifatturiera in patria.  Anche le colonie sono rapidamente depredate, senza sviluppare alcuna significativa attività produttiva.  Gli stessi commerci transatlantici finiscono per essere finanziati e dati in gestione da spagnoli e portoghesi a ricchi finanzieri e banchieri tedeschi, che ne ricavano i maggiori profitti.

L’inflazione e l’affermazione dei nuovi ceti imprenditoriali

Inoltre l’afflusso dei metalli preziosi dal Messico al Perù determina un’eccezionale inflazione, con il rincaro di tutte le altre merci nello scambio con i metalli preziosi svalutati dall’eccessiva offerta.  Ci perdono soprattutto i lavoratori retribuiti a reddito fisso, ma anche gli aristocratici rentiers, mentre si arricchiscono i nuovi ceti imprenditoriali soprattutto inglesi e francesi.

  1. Il bilancio della “conquista”.  L’ombra del genocidio e il turbamento della coscienza europea

Pesantissime sono le conseguenze dell’invasione Europea delle Americhe.  Il tasso di sterminio degli amerindi oscilla fra il 75% e il 95%.  Oltre alle stragi indiscriminate, terribili sono le malattie importate dagli spagnoli e le terrificanti condizioni di sfruttamento imposte dai colonizzatori.  Le terre degli indios sono state assegnate dalla Spagna e dal Portogallo con il sistema delle encomiendas ai privati, avventurieri e finanziatori, che hanno realizzato l’invasione, riproducendo nelle americhe un sistema feudale, in cui al posto dei servi della gleba vi sono gli indios ridotti in uno stato di schiavitù.  Tra i colonizzatori c’è chi come Sepulveda considera gli indios schiavi per natura, in quanto non li riconosce come esseri umani, ritenendoli omuncoli privi di anima.  Altri come Bartolomeo de las Casas, riconoscendoli come esseri umani, non possono invece che considerarli eguali agli altri uomini.

Le guerre di preponderanza in Europa: aggressioni imperialiste e resistenze popolari

  1. L’elezione imperiale di Carlo V (1519)

Un impero su cui non tramonta mai il sole

Nel 1519 è eletto imperatore Carlo d’Asburgo, erede per parte di madre di Ferdinando D’Aragona e di Isabella di Castiglia.  Perciò Carlo è re di Spagna, di Napoli, Sicilia e Sardegna oltre che degli amplissimi territori in America.  Inoltre Carlo, erede da parte di padre di Massimiliano d’Austria, riceve i possedimenti degli Asburgo e anche dei Borgognoni (Franca Contea e Paesi Bassi), visto che l’erede di tale famiglia ha sposato Massimiliano d’Austria.  Perciò Carlo può vantare che nei suoi regni non tramontasse mai il sole.

La contraddizione fra l’impero medievale e gli stati nazionali moderni

Non si tratta di uno Stato moderno, con una legislazione uniforme, ma di un organismo medievale, diviso in parti eterogenee e con costumi e legislazioni differenti.  Tale aggregato è il risultato della concezione patrimoniale dello Stato propria del Medioevo.  Inoltre grazie ai prestiti dei banchieri tedeschi e fiamminghi Carlo, a un prezzo altissimo, riesce a comprarsi i voti per essere eletto imperatore.  I sogni di Carlo sono dunque imperiali, ma entrarono in contraddizione con le diverse prospettive oramai nazionali dei suoi sudditi.

Francia: riforma protestante e Turchi mettono in crisi le ambizioni di Carlo

La Francia, circondata dai domini degli Asburgo combatte dal 1521 al 1559 una guerra per la vita e per la morte, che vede prima fronteggiarsi Francesco I e Carlo V e poi i figli Enrico II e Filippo II.  I francesi riescono a tenere testa agli avversari decisamente più forti sulla carta, proprio perché a differenza dei rivali stanno divenendo uno Stato nazionale.   Inoltre Carlo non può concentrarsi solo contro il Re di Francia, perché deve combattere un altro durissimo avversario: la riforma protestante, che mette in discussione la sua egemonia in Germania.  Infine Carlo deve tenere testa anche all’avanzata dei Turchi lungo i Balcani, a ridosso dei suoi possedimenti.

  1. L’Italia attratta nella sfera d’influenza asburgica

Nel 1525 Carlo V ha sconfitto i francesi e li ha costretti a ritirarsi dal ducato di Milano.  Francesco I reagisce organizzando nel 1526 la lega antiasburgica di Cognac, cui partecipano Firenze, Venezia e il papa Clemente VII dei Medici, per paura di un’egemonia asburgica in Italia.

Il Sacco di Roma (1527)

Carlo V reagisce attaccando lo Stato del Vaticano con i suoi mercenari lanzichenecchi, spesso tedeschi protestanti.  Carlo, sempre in debito con i banchieri tedeschi, non sa come pagare l’esercito e perciò nel 1527 lo lascia sfogare contro la città di Roma.  È un terribile saccheggio noto come il sacco di Roma.

L’assedio di Firenze (1529-30) e il Congresso di Bologna (1530)

Ciò nonostante il papa incorona di lì a poco Carlo V re d’Italia e imperatore, in cambio della promessa di restaurare i Medici a Firenze, cacciati per la seconda volta dalla popolazione.

Il congresso tenuto da Carlo V a Bologna nel 1530 con i principi italiani segna la fine della libertà italiana e la sua decadenza sotto l’egemonia della Spagna e della Controriforma.  Emblematico rimane il caso della Repubblica fiorentina che, sebbene senza speranze, si batte eroicamente contro gli Asburgo che hanno la meglio instaurando la signoria dei Medici, che segnerà la crisi della grande cultura fiorentina.

  1. L’ultima fase del conflitto franco-asburgico:

La pace di Cateau-Cambrésis (1559)

L’anno 1530 segna la vittoria di Carlo che detta legge in tutta Italia.  I principi italiani sono tutti sotto la sua egemonia.  Tuttavia di lì a poco i turchi avanzano nei Balcani verso Vienna, e la riforma protestante in Germania fa sfumare il sogno imperiale di Carlo.

Il tramonto dello spirito medievale dinanzi alla Riforma e agli stati nazionali

Nel frattempo la Francia, sconfitta nel conflitto diretto in Italia, conduce una guerra di logoramento con spregiudicate intese politiche, dai luterani tedeschi a Solimano il Magnifico signore dell’impero ottomano in marcia verso l’Austria.  Lo spirito medievale della crociata e dell’unità cristiana d’Europa è definitivamente tramontato con la riforma e il prevalere degli interessi delle monarchie nazionali.  La linea di Francesco I è seguita con ancora maggiore decisione da Enrico II, succedutogli nel 1547.

Carlo V abdica e il suo impero viene diviso

Dopo il fallimento delle speranze di Carlo V di ricomporre la riforma protestante, che finisce per riconoscere con la pace di Augusta del 1555, l’imperatore stanco e deluso abdica e vive gli ultimi anni nella pace di un convento.  I propri domini sono spartiti fra il figlio Filippo II – che ha la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi, i possessi d’Italia e d’America – mentre al fratello Ferdinando vanno i possedimenti degli Asburgo: Austria, Ungheria, Boemia e la corona imperiale.

La pace di Cateau-Cambrésis

La pace fra i francesi, non più accerchiati, e gli spagnoli è firmata nel 1559 a Cateau-Cambrésis.  I francesi sconfitti riconoscono l’egemonia spagnola sull’Italia, ma ricevono in cambio i vescovati di Metz, Toul e Verdun.  La Spagna controlla direttamente il sud d’Italia, le isole, la Lombardia, la Maremma e indirettamente egemonizza il resto del paese ad eccezione di Venezia, comunque in decadenza.

  1. L’impero turco nella prima metà del secolo XVI

I Turchi, in espansione nei Balcani dal XV secolo, non assimilano né si assimilano alle popolazioni slave a loro sottoposte.  Mentre i Turchi continuano ad avanzare in Europa, non si riescono a coordinare neppure i paesi più direttamente interessati ad arrestare l’avanzata turca: Austria, Boemia, Ungheria, Polonia e Venezia.  Mentre Francia e protestanti non esitano ad allearsi con i Turchi come estrema ratio nella guerra contro Carlo V.  Solo nel 1571 alcuni paesi europei uniscono le forze e sconfiggono i turchi nella battaglia di Lepanto.

27/09/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: locandina incontro 1 ottobre 2025

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: