Dalla Repubblica di Weimar al nazionalsocialismo

Le cause della resistibile ascesa al potere del partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, ovvero il volto più feroce della rivoluzione passiva.


Dalla Repubblica di Weimar al nazionalsocialismo Credits: https://berlinocacioepepemagazine.com/2018-a-berlino-si-celebra-george-grosz-mostra-sul-padre-della-neue-sachlichkeit/

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su concetti analoghi

Segue da Dalla sconfitta della Rivoluzione in occidente alla controffensiva reazionaria

Il sostanziale fallimento del primo governo socialdemocratico nel primo dopoguerra

Privo di un programma, in particolare sulla decisiva questione economico-sociale, e di una reale autorità in grado di dirigere effettivamente lo Stato e la società civile, osteggiato dalle masse operaie – dopo che la Spd aveva represso nel sangue la rivoluzione tedesca – e disprezzato dai circoli militaristi e dalla destra, che mal tolleravano che il partito che tradizionalmente aveva rappresentato gli interessi del proletariato potesse governare, il governo socialdemocratico tedesco si dimostra impotente dinanzi alla grave situazione economica, sociale e politica che sconvolge la politica interna del paese.

Il governo della Spd si dimostra incapace di imporre una significativa riforma fiscale e una tassa sui grandi patrimoni, che pure aveva promesso nella campagna elettorale, né è in grado di arrestare o quantomeno contenere la crescente inflazione del marco – indispensabile per ripagare le assurde riparazioni di guerra impostegli dai vincitori – che all’inizio del 1922 raggiunge punte elevatissime, riducendo drasticamente il potere d’acquisto dei salari e, più in generale, gettando nella miseria le classi a reddito fisso (dai pensionati, al ceto medio impiegatizio) e la stessa piccola borghesia che assiste attonita al polverizzarsi dei risparmi di una vita di sacrifici.

La politica eversiva della destra

Sfruttando tale situazione un alto funzionario prussiano, W. Kapp, con l’appoggio di parte dell’esercito – rimasto sotto il controllo, insieme alla burocrazia, degli Junker (grandi proprietari terrieri e finanziari prussiani) – tenta un putsch, un colpo di Stato. La principale forza eversiva del golpe sono i freikorps prussiani, che dopo aver represso nel sangue la Rivoluzione di novembre e i suoi più importanti esponenti, ora mirano a conquistare il potere, contro l'imminente smobilitazione dell'esercito sconfitto. L’esercito si rifiuta di contrastare le forze golpiste e solo un grande sciopero generale dei lavoratori porta alla sconfitta del colpo di Stato nel marzo del 1920, dal momento che spaventata dalla sollevazione operaia la Reichsbank (la Banca di Germania) non finanzia l’impresa eversiva, rivelatasi prematura.

Tuttavia, nel vano tentativo di ingraziarsi le forze conservatrici che, insieme ai reazionari, erano dominanti negli apparati dello Stato, il presidente della Repubblica socialdemocratico concede la grazia ai responsabili, creando un pericolosissimo precedente, assicurando alle mire eversive della destra, coperte e spesso appoggiate dagli apparati repressivi dello Stato, una sostanziale impunità. In tal modo la destra eversiva, sempre più forte a causa dell’ignavia del governo socialdemocratico e della durissima repressione delle forze della sinistra radicale dopo il rovesciamento delle Repubbliche dei consigli, crea un vero e proprio clima di terrore nel paese, con centinaia di uomini politici barbaramente assassinati, generalmente impunemente, fra il 1919 e il 1922, la maggior parte dei quali dirigenti comunisti, socialdemocratici e sindacalisti, ma cadono anche un ministro del partito del Centro cattolico e il più importante esponente politico democratico: Walther Rathenau. Il partito nazionalsocialista, in particolare, si dota – per meglio contribuire a questa campagna di terrore bianco di un’organizzazione paramilitare: le SA (Sturmabteilung, letteralmente “reparto d'assalto”) guidate da E. Roehm, dedite ad atti squadristi e terroristi, ancora più violenti di quelli coevi di cui si macchiava il fascismo italiano.

L’inflazione favorisce l’affermarsi della destra eversiva

Sino ad allora molto piccolo, il partito nazionalsocialista incrementa di molto i suoi iscritti nel 1923, anno in cui Francia e Belgio avevano invaso la più industrializzata regione tedesca, la Ruhr, ricchissima anche di materie prime, per costringere il governo tedesco al regolare pagamento delle assolutamente sproporzionate riparazioni di guerra. Inoltre, l’ordine dato dal governo ai funzionari e agli operai della regione occupata di astenersi dal lavoro, grava sulla già debole e screditata compagine governativa delle abnormi spese, che fanno precipitare l’inflazione, unica misura per sottostare al diabolico meccanismo del debito pubblico senza imporre una patrimoniale ai grandi proprietari. Così, nel giro di pochi mesi, la moneta tedesca, il marco, viene deprezzata al punto di perdere quasi completamente il proprio valore, tanto che la cartamoneta vale essenzialmente quanto la carta su cui è stampata e un dollaro arriva a scambiarsi con quattro miliardi di marchi.

Il Mein Kampf

Adolf Hitler ed Erich Ludendorff, personalità dominante dello stato maggiore tedesco durante la Prima guerra mondiale, tentano a Monaco un nuovo putsch per imporre con la forza un governo autoritario della destra radicale che, tuttavia, fallisce in quanto, a differenza di quanto avvenuto poco prima in Italia con la marcia su Roma, l’esercito sbarra la strada ai golpisti, ancora male organizzati e privi delle adeguate coperture nella società civile e nello Stato. Ludendorff coinvolto nel golpe a cose fatte viene assolto, mentre Hitler riceve una condanna molto lieve, finendo con lo scontare un solo anno di prigione, che sfruttò per scrivere la sua più nota opera: Mein Kampf (“la mia battaglia”) in cui espone il proprio programma politico, incentrato in primo luogo sulla lotta contro il bolscevismo e gli ebrei – accomunati quali principali esponenti del nemico interno – in secondo luogo sul rifiuto del sistema liberal-democratico in nome di un regime totalitario, in terzo luogo sullo sciovinismo e il rilancio della politica imperialista tedesca, mirando a colonizzare l’est europeo e, in particolare, l’Urss.

Il grande sviluppo culturale nella Repubblica di Weimar: rinnovamento artistico e avanguardie

La ripresa economica globale e i grandi prestiti concessi dagli Usa, dopo la definitiva sconfitta delle forze rivoluzionarie in Germania e la ripresa della crisi di sovrapproduzione negli Stati Uniti d’America, consentono un poderoso rilancio dell’economia tedesca. L’industria, che si era con la guerra e il dopoguerra enormemente concentrata, torna a svilupparsi sensibilmente, in particolare dal 1925 al 1930, quando subisce un tracollo in quanto gli Stati Uniti scaricano sulla Germania gli effetti negativi del crollo della Borsa di Wall Street.

Alla ripresa economica fa riscontro un profondo rinnovamento culturale e artistico, con la straordinaria vivacità delle avanguardie storiche, che portano al superamento dei valori e delle forme espressive tradizionali. Si assiste così, lungo tutti anni Venti, a una grandissima libertà degli artisti che sarà bruscamente interrotta dall’avvento al potere del nazismo nel 1933 che considererà degenerata tutta la grande arte d’avanguardia. In particolare abbiamo: in architettura il Bauhaus, che impone il criterio della funzionalità e della razionalità sociale e urbanistica; il grandissimo sviluppo del cinema, che diviene l’arte popolare per eccellenza, anche se meno commerciale e più avanguardistica di oggi con i grandi film dell’espressionismo tedesco, che raggiunge i suoi vertici nelle opere di Fritz Lang (Destino, Il dottor Mabuse, Metropolis, M - Il mostro di Düsseldorf) e F. W. Murnau (Nosferatu il vampiro, L’ultima risata e Aurora); il teatro espressionista e del grande drammaturgo comunista Bertolt Brecht (autore di capolavori come Vita di Galileo e Madre Coraggio), la grande pittura di P. Klee e del Cavaliere azzurro. In massima parte si trattava di artisti orientati a sinistra. Infatti, la catastrofe della sconfitta e le spinte rivoluzionarie accentuano l’interesse di molti dei più significativi artisti per le tematiche sociali, che affrontano con un rinnovato spirito democratico, progressista e rivoluzionario. Nel romanzo spicca, in particolare, la figura di Thomas Mann, autore di autentici capolavori realisti come I Buddenbrook o La montagna Incantata.

L’affermazione elettorale delle destre, porta all’elezione del capo di stato maggiore tedesco durante la grande guerra

Alla morte del presidente socialdemocratico Friedrich Ebert, ex maniscalco, gli succede come presidente della repubblica Paul von Hindenburg, che riesce a far convergere su di sé praticamente tutti i voti della destra, mentre la sinistra si presenta a questo importante appuntamento divisa, anche al ballottaggio, in quanto la socialdemocrazia decide di far convergere i proprio voti sul moderato candidato del Centro cattolico, mentre i comunisti votano il loro candidato, l’operaio Ernst Thälmann. Come vedremo il controllo del Capo dello Stato, dotato dalla “democratica” Costituzione di Weimar di amplissimi poteri, sarà decisivo per la conquista “pacifica” del governo da parte del nazionalsocialismo, punto di partenza della rapidissima imposizione dello Stato totalitario hitleriano.

27/04/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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