Nozick, Hayek e il neoliberismo

Von Hayek denuncia come tirannide lo stesso suffragio universale e mette in guardia contro l’idea di giustizia sociale che porrebbe in dubbio la sopravvivenza stessa della civiltà.


Nozick, Hayek e il neoliberismo

Link ai video delle lezioni dell’Università popolare Antonio Gramsci su Nozick e Hayek.

Robert Nozick (1938-2002), professore a Harvard, in Anarchia, Stato e utopia (1974) sviluppa la tesi utopistica di una libertà quasi illimitata dell’individuo di contro all’anarchismo e allo statalismo. Muovendo dal liberalismo classico, Nozick sostiene una visione radicalmente individualista della vita riducendo per quanto possibile la sfera di intervento dello Stato. Questa posizione lo allontana dalle concezioni liberaldemocratiche e ne fa un teorico della destra neoliberista, che si batte per lo smantellamento dello Stato sociale o Welfare State.

Individualismo e proprietà privata 

Seguendo John Locke e John Stuart Mill, Nozick sostiene la tesi liberale classica dell’assoluta priorità degli individui sulla società. Anzi per Nozick gli individui sono l’unica entità significativa. L’assunto di fondo della sua filosofia è che ci sono soltanto individui, con le loro vite personali e i loro diritti, ossia i confini inviolabili che limitano le legittime sfere di azione dei singoli. Con Locke, Nozick ritiene che l’individuo abbia il diritto di perseguire liberamente i propri piani di vita mediante il diritto di proprietà che, se posseduto a giusto titolo, non deve subire alcuna limitazione. Il possesso di proprietà è giusto a queste condizioni: a) giusta acquisizione originaria di cose non possedute da nessun altro o a lui donate; b) giustizia nei trasferimenti della proprietà da individuo a individuo, fondato su uno scambio volontario. Perciò la giustizia nel possesso della proprietà è storica, dipende dalla validità dell’acquisizione originaria e dei successivi trasferimenti

Lo Stato come guardiano notturno

Lo Stato deve essere minimo e non intrusivo. Il suo compito è quello di guardiano notturno, ossia di garante nel proprio territorio del rispetto della legge attraverso la punizione con l’uso della forza dei trasgressori. Al di là di ciò lo Stato non deve andare, altrimenti lederebbe i diritti degli individui.

L’individualismo contro ogni forma di redistribuzione

Nozik è contrario a uno Stato che ridistribuisce il reddito per riequilibrare le condizioni sociali a favore dei più deboli, perché così non considera l’individuo come fine, ma come mezzo per il bene della società. Per Nozick non è giustificato nessun sacrificio di un individuo a vantaggio di altri. L’individualismo di Nozick lo porta a ritenere che anche gli animali debbano essere considerati fini e non mezzi, ad esempio per sfamare un uomo, che potrebbe cibarsi anche di altro.

La critica all’utopia di una società perfetta valida per tutti

Posta la radicale differenza fra gli individui, Nozick pensa si debba abbandonare ogni utopia di una società perfetta valida per tutti. Nozick preferisce l’utopia in cui i singoli siano liberi di associarsi volontariamente per attuare la loro visione della vita. Tale utopia deve essere una struttura per la libertà che superi sia l’anarchia di un ipotetico Stato di natura, sia la concezione di uno Stato pianificatore che obbligherebbe l’individuo ad aiutare gli altri.

La “demarchia” liberale di Hayek

Friedrich August von Hayek (Vienna 1899, Friburgo 1992), premio nobel per l’economia nel 1974, è uno dei massimi esponenti del neoliberalismo. Professore alla London School of Economics, amico di Karl Popper, avversario di John Maynard Keynes e dello Stato sociale, Hayek ha scritto oltre che di economia, di filosofia e di politica. Nel 1944 scrive Verso la schiavitù, accusando il socialismo di avere idee impraticabili e di essere alla radice del nazismo. Dal 1949 al 1962 insegna all’Università di Chicago, dove scrive nel 1960 la Società libera. Poi insegna a Friburgo, dove pubblica fra il 1973 e il 1979 i tre volumi di Legge, legislazione e libertà, in cui denuncia come tirannide lo stesso suffragio universale e mette in guardia contro l’idea di giustizia sociale che porrebbe in dubbio la sopravvivenza stessa della nostra società.

La libertà negativa economica come valore assoluto

La filosofia politica di Hayek è tutta incentrata sull’ideale della libertà individuale, per cui la libertà economica tende a coincidere con la libertà tout court. La libertà per Hayek è sempre una condizione che riguarda la persona come singola, dotata di una sfera privata intorno a sé che gli altri non debbono violare. La libertà è, dunque, assenza di interferenze o coercizioni esterne. Per cui l’individuo che segue le direttive di un governo, per quanto eletto democraticamente, non è libero. Hayek ha, in effetti, una concezione negativa della libertà in sintonia con la tradizione liberale inglese di Locke.

Freedom from vs freedom to

Ciò che sta a cuore a Hayek è, dunque, la libertà individuale quale protezione mediante la legge da ogni coercizione arbitraria (freedom from) e non come rivendicazione del diritto di ognuno a partecipare alla determinazione della forma di governo (freedom to). Perciò lo Stato ha un ruolo secondario e negativo, deve intervenire il meno possibile nella sfera dell’autonomia individuale e garantire con le leggi il pieno dispiegarsi delle libertà individuali, assicurando solidi steccati alla difesa degli individui. La proprietà privata, intesa con Locke come “diritto alla vita, alla libertà e ai beni”, sarebbe il fondamento di ogni civiltà evoluta. Perciò per Hayek legge, libertà e proprietà sono una trinità inseparabile. 

La legge quale limite alla legislazione dei governi

Hayek separa la legge, che ha carattere universale, dalla legislazione che riguarda singole norme, che perseguono interessi specifici. Perciò la legge universale non si deve confondere con la legislazione particolare dei governi. La legge è indipendente dai governi particolari e costituisce il limite oltre cui la legislazione dei governi non può andare, in quanto è sovrana la rule of Law (il governo della legge).

Contro ogni forma di giustizia sociale

Lo Stato deve intervenire per proteggere le norme generali: vita, libertà e beni degli individui, mentre non deve interferire con la libertà degli individui di perseguire i loro scopi. Perciò Hayek si oppone a ogni legislazione in materia di giustizia sociale, in quanto modifica la posizione economico-sociale delle persone, favorendo, a esempio con la tassazione, le più svantaggiate. Ai deboli, malati, vedove, orfani ecc. devono avere assicurati il reddito minimo per sopravvivere dall’assistenza sociale, senza che la legge alteri le regole del mercato. 

Il libero mercato e lo Stato minimo

Hayek considera il monopolio dello Stato nelle poste, nell’istruzione, nelle telecomunicazioni negativo, inefficiente e pericoloso. Mentre Hayek ha una sconfinata fiducia nelle capacità del libero mercato di coordinare in modo spontaneo, come nella teoria della mano invisibile di Adam Smith, domanda e offerta. Perciò l’iniziativa individuale e il meccanismo della concorrenza garantirebbero al libero mercato una riuscita migliore di ogni intervento della politica.

La critica alla democrazia quale tirannide della maggioranza

Hayek condanna la democrazia che rischierebbe di divenire una tirannide della maggioranza. Perciò egli intende sostituire al potere del popolo della democrazia, la demarchia quale governo non fondato sulla forza, ma sulle regole. Tale sistema sarebbe governato da un’assemblea legislativa che assicuri le libertà individuali, impedendo ogni coercizione nella sfera privata.

23/07/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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