Videolezione: Dalla logica alla gnoseologia di Aristotele

L’enorme portato storico della logica di Aristotele e gli aspetti più rivoluzionari della sua teoria della conoscenza nelle videolezioni del corso “Controstoria della filosofia in una prospettiva marxista”, II ciclo: “Dall’utopia comunista di Platone al realismo immanentistico di Aristotele” – tenute dal prof. Renato Caputo per l’Università popolare Antonio Gramsci – con il video della nona lezione: Logica e gnoseologica di Aristotele.


Versione scritta della lezione:

I giudizi

La connessione dei termini dà luogo ai giudizi. La logica secondo Aristotele non si occupa di tutti i tipi di enunciati, ma solo di quelli che dicono qualcosa della realtà, dei giudizi di cui si può determinare la verità o la falsità mediante il confronto con il reale, ossia degli enunciati apofantici. Se, ad esempio, dico “oh mio dio fammi la grazia” oppure “per favore passami il coltello”, questi due enunciati sono semantici, nel senso che sono significativi, ma non sono apofantici, perché non dicono nulla riguardo la realtà, esprimono una preghiera o una richiesta.

Le forme dei giudizi

I giudizi (apofantici) sono classificati da Aristotele in base a due variabili: la quantità (universali o particolari) o la qualità (affermativi o negativi), combinandoli avremo quattro tipi possibili di giudizio:

- universali affermativi (ad esempio “tutti gli uomini sono colti”); A

- universali negativi (ad esempio “nessun uomo è colto”); E

- particolari affermativi (ad esempio “alcuni uomini sono colti”); I

- particolari negativi (ad esempio “alcuni uomini non sono colti”). O

Il quadrato aristotelico

Con riferimento al quadrato Aristotelico (realizzato dalla scolastica)

AE = sono contrari: non possono essere entrambi veri, ma possono essere entrambi falsi. Se tutti gli uomini sono colti non può essere vero che nessun uomo è colto. Ma visto che non tutti gli uomini sono colti sono entrambi falsi.

IO = sub-contrari: non possono essere entrambi falsi. Se non è vero che alcuni uomini sono colti, non può esser falso che alcuni uomini non lo sono.

A-I e EO = subalterni: la verità dell’universale implica la verità del particolare, ma non viceversa. Se tutti gli uomini sono colti, lo sono anche alcuni, mentre se alcuni sono colti non lo saranno necessariamente tutti.

A-O e E-I= contraddittori: uno è vero e uno è falso. Se tutti gli uomini sono colti non può esser vero che alcuni non lo sono, mentre se alcuni non lo sono, non tutti saranno colti.

Il sillogismo

La relazione tra giudizi è detta da Aristotele sillogismo, il ragionamento per eccellenza. Il sillogismo designa un procedimento deduttivo a-priori – come la geometria – mediante il quale date determinate premesse (tutti gli uomini sono mortali) possiamo ricavarne una necessaria conclusione (Socrate è mortale). Il passaggio dalle premesse alla conclusione avviene grazie al termine medio (Socrate è uomo) che funge da soggetto nella premessa maggiore (gli uomini sono mortali) e da predicato nella premessa minore (Socrate è un uomo). Il ragionamento è valido in ogni caso (valido non vuol dire vero), indipendentemente dal contenuto:

se tutti gli A sono B (se tutti i cani sono gatti)

e se tutti i C sono A (se tutti i barboncini sono cani)

allora tutti i C sono necessariamente B. (tutti i barboncini dovrebbero essere gatti dal punto di vista formale, ma non lo sono dal punto di vista del contenuto). La logica è formale, perché analizza la forma dei ragionamenti indipendentemente dal loro contenuto (si occupa delle validità e non della verità). Sarà la scienza ad accertare la verità o meno delle premesse (ad esempio se è vero che tutti i cani sono i gatti) e, quindi, della conclusione (tutti i barboncini sono gatti).

Il sillogismo dimostrativo e i sillogismi probabili

Il sillogismo fin qui analizzato è quello della scienza, quello categorico (o apodittico, che ha quindi un valore conoscitivo) tale per cui se la premesse sono vere anche la conclusione è vera, esistono però anche altre forme di sillogismo (come il retorico, il dialettico o l’induttivo) che giungono a conclusioni probabili. In effetti perché un sillogismo sia dimostrativo (ossia scientifico) è necessario che almeno una delle due premesse sia universale. Nel sillogismo induttivo, ad esempio, entrambe le premesse sono di tipo particolare mentre la conclusione è universale, ma in realtà non scientifica, ma solo probabile, perché il legame riguarda un numero limitato di casi: ad esempio Giovanni, Francesco e Carlo sono belli (caso particolare, cui si giunge mediante l’esperienza); Giovanni, Francesco e Carlo sono vanesi; tutti gli uomini vanesi sono belli (conclusione universale solo probabile, non abbiamo fatto e non potremo fare esperienza che tutti gli altri uomini vanesi siano [necessariamente] belli).

Il sillogismo categorico

Il sillogismo categorico (che si usa nella scienza) è un ragionamento deduttivo che dimostra la necessità delle conclusioni a partire dalle premesse date, però esso non può giudicare la verità o falsità di quelle che usa. Se l’oggetto della logica si limita all’analisi formale della correttezza dei ragionamenti, la questione della verità (del contenuto) è invece necessaria per la scienza.

Il metodo induttivo e intuitivo

Le premesse usate in una dimostrazione possono derivare da una dimostrazione precedente, ma il regresso non può andare all’infinito, è necessario quindi individuare proposizioni vere senza poterle dedurre da altre. Per risolvere questo problema Aristotele introduce altri due metodi accanto a quello deduttivo che rimane comunque il principale: quello induttivo e quello intuitivo. Mediante l’induzione possiamo cogliere principi universali a partire dall’osservazione di molti casi particolari, ad esempio osservando molti individui concreti cerchiamo di ricavare le caratteristiche dell’idea di uomo, in questo modo però non possiamo mai giungere a conclusioni vere, ma solo probabili. Per continuare a leggere la versione scritta della lezione clicca qui.

Il video dell’ultima lezione: Dall’etica alla retorica di Aristotele sarà pubblicato sul prossimo numero de “La città futura”.

Introduzione al secondo ciclo del corso “Controstoria della filosofia”: 

La nostra cultura e civiltà è in buona parte fondata su due decisivi pensatori che, nei loro sistemi, hanno sintetizzato larga parte del precedente sviluppo filosofico e scientifico. Inoltre, essi costituiscono la base non solo della cultura ellenistica e cristiana tardo antica, ma della civiltà araba, medievale, umanistica e rinascimentale. Continueranno ad avere un'enorme influenza anche sulla successiva cultura moderna borghese, a partire dalla Rivoluzione scientifica e almeno fino al suo esponente più progressivo: G. W. F. Hegel. Attraverso quest’ultimo Platone e Aristotele hanno indirettamente influenzato la cultura contemporanea marxista, fino ai giorni nostri, si pensi a quanto sia direttamente e apertamente debitrice da Platone l’idea di comunismo di Alain Badiou, uno dei più affermati, a livello internazionali, pensatori comunisti viventi. Peraltro l’opera di Platone e Aristotele ha un’influenza così ampia e millenaria sul nostro modo di pensare, di esprimerci e di agire da non essere nemmeno avvertita dalla stragrande maggioranza degli uomini. Anche se essi – essendo tali pensieri così tanto e da così lungo tempo caratterizzanti parte significativa della cultura e civiltà umana –  non ne sono consapevoli. 

Dunque, per divenire finalmente pienamente consapevoli di questi capisaldi della nostra cultura e civiltà –tanto che per secoli i pensatori si sono divisi in platonici e aristotelici – e per meglio intendere gli stessi grandi pensatori moderni e contemporanei che ne sono stati, in maniera diretta o indiretta, influenzati, ci pare necessario offrire all’inizio dell’anno accademico 2021-22 dell’Università popolare Antonio Gramsci un corso introduttivo alle concezioni del mondo elaborate da Platone e Aristotele. Questi incontri avranno un valore propedeutico allo sviluppo, negli anni successivi, del nostro corso di controstoria della filosofia in una prospettiva marxista. In effetti, non è possibile comprendere pienamente e padroneggiare gli sviluppi successivi del pensiero e del modo di agire degli uomini, del loro modo di organizzare la comunità umana, senza aver ben presenti queste due colonne portanti della cultura e civiltà umana.

Nello spirito dell’Università popolare, il corso sarà rivolto a tutti coloro che hanno interesse ad apprendere e a confrontarsi dialetticamente, nell’ampio dibattito che si svilupperà al termine di ogni lezione, riguardo a tali problematiche. Quindi il corso è pensato, in primo luogo, per i filosofi della prassi (nel senso letterale del termine), ovvero per coloro che amano accrescere, nel dialogo collettivo, la propria conoscenza del mondo, per poter contribuire a trasformarlo, possibilmente in modo radicale. 

In effetti, come vedremo, lo stesso spirito dell’utopia che anima i filosofi della prassi ha le sue origini e i propri fondamenti proprio nel pensiero di Platone, nel quale incontriamo peraltro la prima grande teorizzazione della società ideale, ovvero della società comunista. Un ideale che sarà ripreso e sviluppato in tutte le epoche successive, mantenendo un legame diretto con Platone almeno fino al diciassettesimo secolo, per poi cercare di superarlo in modo dialettico, in maniera più o meno consapevole. In Aristotele troveremo, al contrario, il padre nobile dell’altra grande corrente del pensiero politico e sociale, la corrente del realismo che confluirà, insieme all’utopismo platonico, nel marxismo, che li sintetizzerà, superandoli dialetticamente.

Più in generale Platone darà uno sviluppo decisivo al pensiero dialettico, talmente grande e influente da essere in qualche modo eguagliato solo da Hegel e Karl Marx. Mentre il pensiero di Aristotele ha offerto un apporto essenziale all’affermazione della moderna concezione filosofico-scientifica del mondo, di contro alla tradizionale visione mitologico-religiosa. Da questo punto di vista, Aristotele è alla base di tutto il pensiero radicale immanentistico, che sarà elemento portante del marxismo scientifico a partire dai suoi padri nobili Marx e Friedrich Engels. Per continuare a leggere l’introduzione generale del corso clicca qui.

29/10/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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