Le leggi e le donne. Un ricordo per Tina Anselmi.

All’alba del riconoscimento delle donne come cittadine a pieno titolo, il contributo delle donne costituenti.


Le leggi e le donne. Un ricordo per Tina Anselmi. Credits: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/03/25/news/tina-anselmi-la-maestra-che-sconfisse-la-p2-1.11114848

Testo: Il diritto di voto alle donne fu riconosciuto con decreto legislativo numero 23 del 1 febbraio 1945. Tale provvedimento porta la firma del Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, ma fu ispirato politicamente da Palmiro Togliatti, Vice Presidente del Consiglio e da Alcide De Gasperi, Ministro per gli Affari Esteri, leader dei due partiti di massa più sensibili alla richiesta che proveniva con forza dalle donne dei loro partiti e dei movimenti, come l’Unione donne Italiane ed il Centro italiano femminile.[1]

Le deputate elette all’Assemblea Costituente sono state:
Adele Bei
Bianca Bianchi
Laura Bianchini
Elisabetta Conci
Filomena Delli Castelli
Maria Jervolino
Maria Federici
Nadia Gallico Spano
Angela Gotelli
Angela Guidi Cingolani
Nilde Iotti
Teresa Mattei
Angelina Merlin
Angiola Minella
Rita Montagnana
Maria Nicotra
Teresa Noce
Ottavia Penna Buscemi
Elettra Pollastrini
Maria Maddalena Rossi
Vittoria Titomanlio

Furono elette ventuno donne su cinquecentosei componenti dell’Assemblea. Per la prima volta, quindi, una piccola compagine femminile entrava a far parte dell’istituzione rappresentativa del popolo italiano. Nove di esse appartenevano alle liste della Democrazia Cristiana, nove a quelle del Partito Comunista Italiano, due socialiste (una eletta per il PSIUP-PSLI e una per il PSIUP-PSI) e una rappresentante dell’Uomo Qualunque. Si tratta perlopiù di donne, che avevano maturato una forte sensibilità politica, essendo state impegnate in modo diverso nella lotta al fascismo e alcune anche nella Resistenza.

Leggendo le carte dei lavori, emergono le presenze femminili soprattutto relativamente ad alcuni articoli che fanno della Costituzione italiana, uno dei documenti più attenti alla promozione della parità e delle pari opportunità tra i sessi. Su questi articoli porto la riflessione, quelli in cui si sente la presenza della consapevolezza di donne che spesso avevano combattuto nella Resistenza, e che, in una società all’alba dell’affermazione della cittadinanza femminile, volevano rendere concreta l’affermazione dei diritti di una ‘categoria’ di persone considerata fino ad allora inferiore sotto ogni aspetto che si ritiene necessario al pieno riconoscimento della dignità della persona.

Norma fondamentale è l’articolo 3, il quale recita: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Per superare il pericolo che questa norma rimanesse una sola affermazione di principio e per garantirne la concreta attuazione, l’articolo 3 specifica ancora che: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. In teoria, sarebbe bastato questo chiarissimo e solenne riconoscimento del principio di eguaglianza dinnanzi alla legge, per superare in positivo tutte le norme della legislazione ordinaria discriminatorie nei confronti delle donne. Ma l’attenzione deve essere portata anche sugli altri:

Il principio generale di eguaglianza davanti alla legge (art. 3 comma 1)

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

L’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29)

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. (cod. civ. 143 ss; cod. civ.159 ss)

La protezione della maternità (art. 31)

“La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

La parità nel lavoro (art. 37)

“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione [...]”.

La parità nella partecipazione politica (art. 48)

Riferendosi al diritto dell’elettorato attivo, riafferma il principio di eguaglianza sancito in via dall’articolo 3.

La parità nell’accesso alle cariche pubbliche (art. 51)

“Tutti i cittadini, dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge [...]”.

Grande impegno delle donne costituenti fu nella redazione dell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra [….]”.

Tina Anselmi

Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie, le vittorie sono state vittorie per tutta la società.La politica che vede le donne in prima linea è politica d'inclusione, di rispetto delle diversità, di pace". Tina Anselmi.

Si è scritto già tanto, vogliamo ricordarla anche noi de La Città Futura, con un pensiero forte, quello di chi si sofferma sulla sua visione della vita e della politica che era “comunitaria”.

Aveva definito il cambiamento del diritto di famiglia negli anni ’70, voluto fortemente assieme alle altre donne di allora, come il passaggio da “una visione patriarcale ad una visione comunitaria del diritto”.

Ma Tina è stata una anche staffetta partigiana, aveva solo 17 anni quando prese la decisione, dopo che, con tutta la popolazione di Bassano, fu costretta dai fascisti ad assistere all’impiccagione di 43 partigiani. Ne era seguita una discussione alla riunione delle giovani dell’Azione Cattolica e da lì uscì con quella chiarezza sulla cosa da fare. Faceva parte delle Brigate Cesare Battisti.

Nel suo libro autobiografico Storia di una passione politica scrive: “Il progresso è quando si dà un’ anima alle leggi e si crea consenso sostanziale: la legge deve essere un approdo, non una scorciatoia. Solo così una nazione non si sente estranea alla propria classe dirigente.”

È stata anche la prima donna a reggere un ministero, nel 1976 quello del Lavoro e nel 1978 dopo quella della Sanità e il suo passaggio ha lasciato il segno.

Quello per cui possiamo ricordarla in modo forte oggi, è certamente il suo impegno come presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica. Incaricata da Nilde Iotti, per la sua incorruttibilità e fermezza nella ricerca della verità, subì minacce e un attentato, quando una bomba le scoppiò davanti casa a Castelfranco veneto.

Nel 1984 fece scatenare il Potere e ne pagò il prezzo. Rischiò la sua vita e quella dei suoi familiari per difendere la democrazia dai cosiddetti poteri occulti.

Fu grazie al suo lavoro che il Parlamento potè stabilire la natura delinquenziale del consorzio piduista. Fu sostenuta da Sandro Pertini, tentò con tutte le sue energie di difendere la Repubblica dalla degenerazione politica e culturale che portò al berlusconismo. Purtroppo si trovò sempre più sola, fino a che la sua carriera governativa si interruppe.

Seguendo le vicende della sua attività politica, le sue vicissitudini, possiamo riconoscere i passaggi attraverso i quali la politica nel nostro paese ha subito un processo di degenerazione. L’attività politica governativa a cui assistiamo oggi, ci porta a pensare al periodo della Resistenza come al fuoco che ha generato una categoria di statisti e di valori che oggi stentiamo a ritrovare. Ed è proprio per questo che salvaguardare la Costituzione significa ritornare a quel fuoco, e invece di farlo spegnere, ridargli vita.


Note: [1] Informazioni tratte da Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, Fondazione Nilde Iotti 2012

12/11/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Laura Nanni

Roma, docente di Storia e Filosofia nel liceo. Fondatrice, progetta nell’ A.P.S. Art'Incantiere. Specializzata in politica internazionale e filosofia del Novecento, è impegnata nel campo della migrazione e dell’integrazione sociale. Artista performer. Commissione PPOO a Cori‐LT; Forum delle donne del PRC; Stati Generali delle Donne.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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