Sicurezza

Operai che muoiono sul lavoro: una tragedia che lascia senza parole, se non quelle espresse in versi. Un appello alla sicurezza per tutte le preziose vite di noi lavoratori/trici.


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Sicurezza


Perché scendi in fondo a quel pozzo?
Ti lasci prendere per mano
e corri incontro all’abisso
senza pensare a ciò che lasci quaggiù.
E se lo fai è nell’ultimo attimo,
quando ti si apre il cielo intorno
appena prima di piombarti addosso il suo schianto.
Ma allora cos’è? Rassegnazione?
Una vita troppo pesante da portare?
Abbandono a una fatalità
che ti accompagna con gli occhi
ipnotici di Medusa?

Perché sali quelle scale
se sai che lassù nessun Paradiso
ti attende? E nessun paracadute
ti potrà salvare
se una stanca ebbrezza
ti inviterà a sfidare la vita.
La tua vita, quella vita
che non ha ombre e sosia
cui appellarsi, la sola che tieni
fra le mani, che difendi
coi denti e con le unghie,
ma per la quale basta un attimo
ed è per sempre smarrita.

Così, se ti diranno
di piantare un chiodo
a legare due assi
tu piantane quattro;
se ti diranno: scendi!
tu guardali negli occhi
e rispondi loro:
tu ti caleresti negli Inferi
senza una corda a cui legarti?
senza una maschera
cui appoggiare il respiro?

Lo so: hanno scritto cose orribili,
cose che rendono schiavo il lavoro
ma anche solo un tuo sguardo
vale mille volte più delle catene
con cui vorrebbero negarti la voce
e quelle pagine sono solo catrame
sparso per strada.
Hanno anche scritto
che la tua vita è sacra,
già era inciso nei testi
dettati dal Cielo, e da lì fu mutuato
nelle loro leggi.
Non sentirti perciò in colpa
se si rompe un bicchiere
se una zolla non si frantuma,
un tuo capello vale assai più
di quel coccio di vetro
di quella manciata di terra.

Che non sia perciò la terra a pesarti
sul cuore per una sola dimenticanza
per un sì che reclamava mille no.
Vi sono occhi che a casa ti aspettano
Ed essi gridano: NO!
Implorano: ATTENTO!
Passatevi allora quella voce
e gridate in coro quel NO
forse allora questa non sarà stata inutile.
18/01/2018


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27/01/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Giuseppe Vecchi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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