Azzeriamo tutto. Ripartiamo da Gramsci

Sfruttare le nostre intelligenze penentrando nelle coscienze popolari parlando il loro linguaggio, capendo le loro esigenze e i loro problemi e suggerendo soluzioni convincenti e risultando convincenti. 


Azzeriamo tutto. Ripartiamo da Gramsci

Tutte le notti, quando tiro le coperte del letto per mettermi a riposo, mi dò il buongiorno. Sì, perché la coscienza mi dice che domani dovrò fare ancora meglio, e così mi auguro che il giorno che si appresta a svegliarmi mi trovi carico per ripartire da dove sono rimasto e migliorarmi.

Sarebbe il proposito che, idealmente, dovrebbe accompagnare, tutte le notti, qualsiasi uomo che, come un comunista, si prefigge l’intento di collaborare, con le sue forze, all’avvento di una società migliore.

Non è da negare che, specialmente in Italia, è tutto il movimento comunista che ha bisogno di svegliarsi e ripartire.

Ripartire da dove? Da dove siamo rimasti? E dove siamo rimasti?

Quindici anni fa eravamo ancora in parlamento, grossolani errori dovuti al cambio di strategia hanno fatto perdere il consenso delle masse, consenso che va recuperato. E va recuperato facendo un’analisi dei problemi reali del paese e su questi fare egemonia.

Fare egemonia nel senso propriamente gramsciano. Dobbiamo sfruttare le nostre intelligenze, coltivare le intelligenze della collettività e propagandare, con queste, delle linee politiche convincenti che tendano realmente a rovesciare l’attuale sistema di sfruttamento e sottomissione delle masse. Sfruttare le nostre intelligenze penentrando nelle coscienze popolari parlando il loro linguaggio, capendo le loro esigenze e i loro problemi e suggerendo soluzioni convincenti e risultando convincenti. 

Il contrario di ciò che avviene oggi dove, le diverse formazioni che si richiamano al marxismo, o si rinchiudono in accademie fatte di citazioni estenuanti e spesso fuori luogo perché sovente mal interpretate e mal recepite, oppure rinunciano a presentare i propri vessilli per sciogliersi continuamente in movimenti di breve durata per occuparsi esclusivamente delle rivendicazioni di tendenza, senza approfondirne i contenuti e collegarle alle altre istanze popolari che, insieme, potrebbero contribuire a un programma politico di larga condivisione atto a sovvertire lo stato sociale attuale, perché intenti, invece, a seguire l’audience delle mode e non i bisogni reclamati dal basso. Quadro, quello appena descritto, così deleterio che ha portato il movimento comunista italiano a smettere di analizzare o di analizzare con intelligenza la società attuale. Difatti le esternazioni politiche, quasi sempre, sono distanti dalle richieste quotidiane del popolo, o comunque avvengono come risposta alle destre, alle quali si dà il vantaggio di parlare per primi e alle quali si ribatte solo sugli stessi argomenti e con lo stesso linguaggio, aggressivo e maleducato, perché ormai si è disabituata la base a ragionare e a cimentarsi in confronti politici.

E allora, alla luce di quanto oggi, si smetta di inseguire capi, a recuperare anche nella base il vecchiume che ha rappresentato lo sfacelo del comunismo in Italia, o i personaggi anarco-interessati per provare a far presa sulle masse grazie alla loro popolarità e senza la base di un programma politico omnicomprensivo delle istanze di tutti i settori popolari che possa convincere e attrarre alla lotta. Non si inseguano più i movimenti, ma si diventi, come in passato, movimento costante e imperituro che raccolga all’interno i lavoratori, gli sfruttati e gli scontenti, anziché sacche di disagio psico-sociale che, chiedendo solo di lenire le proprie frustrazioni di sottoproletariato, ci porta spesso a inseguire situazioni antiscientifiche e fantascientifiche, e che non disdegneranno mai, al momento opportuno, di tradire.

E allora ripartiamo dall’intelligenza, ripartiamo preparando la base non solo a livello scolastico, ma anche a livello comunicativo e di confronto. Partiamo da programmi politici seri che hanno alla base le conquiste del lavoro, del salario, e del potere d’acquisto. Poi, da qui, spaziare anche a ogni aspetto della vita sociale e civile. Si ritorni, quindi, a parlare con il popolo essendo prima popolo e avanguardia culturale. Riportiamo la gente, la gente vera e non la media borghesia travestita da ribelle, all’interno delle nostre file, utilizzando e creando, come nel passato, anche strutture esterne al partito ma ispirate agli stessi principi del socialismo e alle stesse linee politiche. Ripartiamo, quindi, dal popolo e dalle nostre intelligenze, preoccupandoci, prima di tutto, di egemonizzare la vita culturale e sociale del paese, perché solo così possiamo ricostruire un movimento di lotta capace di rientrare in parlamento e, magari, al governo del paese, ma in posizioni di forza utili a dettare una svolta socialista nella politica nazionale, e non come semplice stampella a governi pseudoriformisti e di chiara matrice conservatrice liberale al servizio di Confindustria.

12/11/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Gaetano Errigo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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