Indesit, la marcia dei duemila

Dopo il nulla di fatto dell’incontro al MISE dello scorso 12 Giugno, oltre duemila lavoratori della Indesit hanno scioperato , manifestando il loro dissenso rispetto al piano dei tagli previsti dalla Whirlpool con un corteo che è giunto a Comerio, in provincia di Varese, dove risiede il quartier generale della multinazionale americana. Il Ministro Poletti si dice preoccupato per l’andamento della trattativa ma sul tavolo non ci sono proposte reali per salvare i posti di lavoro. Ulteriori novità potranno emergere nel corso del prossimo incontro convocato al MISE per il 17 Giugno.


Indesit, la marcia dei duemila

 

Dopo il nulla di fatto dell’incontro al MISE dello scorso 12 Giugno, oltre duemila lavoratori della Indesit hanno scioperato , manifestando il loro dissenso rispetto al piano dei tagli previsti dalla Whirlpool con un corteo che è giunto a Comerio, in provincia di Varese, dove risiede il quartier generale della multinazionale americana. Il Ministro Poletti si dice preoccupato per l’andamento della trattativa ma sul tavolo non ci sono proposte reali per salvare i posti di lavoro. Ulteriori novità potranno emergere nel corso del prossimo incontro convocato al MISE per il 17 Giugno.

di Pasquale Vecchiarelli

Erano più di duemila, lo scorso venerdì 12 giugno, i lavoratori della Indesit (e non solo) che hanno sfilato in corteo, a Varese, per scioperare contro i tagli drastici previsti dal piano di ristrutturazione presentato dalla Whirlpool, la quale ha recentemente acquisito la nota azienda italiana leader nella produzione di elettrodomestici.

I lavoratori si sono dati appuntamento a Gavirate dove sono giunti oltre 400 operai dalla Campania, in maggior parte lavoratori della Indesit di Carinaro (CE) ma anche lavoratori della Avio e della FCA, per difendere il sito produttivo di Caserta. Il piano Whirlpool, infatti, prevede più di duemila esuberi e la chiusura degli stabilimenti di Carinaro e None (TO).

La decisone di indire lo sciopero è arrivata dopo che anche il secondo incontro al MISE, dello scorso 9 Giugno, tra governo, vertici dell’azienda e sindacati, non ha prodotto passi in avanti decisivi ma, anzi, una sostanziale regressione nella trattativa. Whirlpool, in quell’incontro, ha infatti ribadito il piano di smantellamento, avanzando alcune debolissime intenzioni di cessione ad altre aziende del sito di Carinaro e la ricollocazione dei 50 operai di None presso la Molelogistica, piccola azienda partner del gruppo americano. Queste proposte fumose sono state ambedue rispedite al mittente dai sindacati e dagli operai riuniti in assemblea che chiedono il ritiro del piano fondato sui tagli e la garanzia che gli investimenti della multinazionale americana non debbano tradursi in esuberi e smantellamenti.

Le parole d’ordine di questa battaglia, gridate a viva voce dagli operai durante lo sciopero del 12, rimarcavano l’assoluta contrarietà ad un piano che punta a scaricare la crisi sulla pelle dei lavoratori, soprattutto in una regione del Sud del Paese dove la situazione sociale è allo stremo e dove la battaglia per la legalità non può che declinarsi nella difesa dei posti di lavoro.

Dall’altra parte del tavolo invece, la Whirlpool, non sembra disposta a modificare sostanzialmente i suoi piani. Da tempo i manager americani trattavano con la famiglia Merloni l’acquisizione dell’azienda italiana allo scopo di espandere il loro mercato in Europa, eliminando la concorrenza di quella che fino a ieri era un’azienda leader nel polo del bianco arrivando così a dominare il mercato mondiale in questo settore. La famiglia Merloni, dal canto suo, incassa svariati milioni da questa vendita. Completata l'operazione di acquisizione, oggi si vuole procedere con quella della ristrutturazione: dopo aver eliminato la concorrenza, i manager americani puntano ed eliminare la forza lavoro “in eccesso” per aumentare i profitti.

E’ chiaro, dunque, che gli interessi dei padroni e degli operai sono opposti. I lavoratori, checchè ne dicano i Merloni, sono gli unici realmente interessati a preservare il tessuto produttivo; gli altri invece, i padroni, sono interessati esclusivamente ad aumentare gli utili ad ogni costo, a dimostrazione che l’armonia sociale tra le classi - di cui tanto si parla in questo periodo - non può esistere. Essa è solo un feticcio ideologico utile, ad esempio, a confondere il neocorporativismo del salario variabile introdotto da Marchionne con la fine del capitalismo e l’inizio della pace sociale .

In questa vertenza, il Governo vorrebbe assumere le parti del mediatore, convocando ai diversi tavoli i soggetti coinvolti. Purtroppo questa mediazione, per ora, non ha prodotto grossi risultati anche se nelle dichiarazioni dei ministri Guidi e Poletti sembra esserci la volontà di chiedere ai vertici Whirpool un nuovo piano. Non è dato al momento sapere se il governo intenda spingere per difendere tutti i posti di lavoro. Certo, le dichiarazioni esultanti di Renzi, in occasione dell’approvazione del Jobs Act e dell’incontro con Obama in cui plaudiva l’ingresso dei capitali americani in Italia, non lasciano ben sperare che questo governo possa avere la forza per respingere le richieste della multinazionale americana.

Il timore è che, anche in questo caso, il governo non si schieri nettamente dalla parte dei lavoratori dato che, nell’agenda di Governo, le esigenze dei capitali vengono prima di tutto il resto.

13/06/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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