Cos’è in ballo con l’annessione della Palestina

Per mostrare nel modo più imparziale cosa c’è in ballo con l’annessione della Palestina ci siamo limitati a citare quanto scritto dall’ex relatore speciale dell’Onu, da un’organizzazione cattolica pacifista, dall’ex inviato del giornale della Confindustria e da uno dei principali diffusori della cultura ebraica in Italia


Cos’è in ballo con l’annessione della Palestina

L’ex relatore speciale per le Nazioni unite sulla questione palestinese Richard Falk denuncia “la plateale illegalità dell’annessione” [1] dei territori occupati da parte di Israele, con la copertura degli Stati Uniti di Trump, come una “geopolitica da gangster nella giungla globale in aperta violazione della Carta dell’Onu”. Dunque, nonostante lo Stato ebraico porti avanti il proprio piano “senza nemmeno cercare di giustificare la violazione del diritto internazionale, secondo il quale uno Stato sovrano non può annettere un territorio estero occupato militarmente”, “il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dato luce verde all’annessione della West Bank ancora prima che Israele formalizzasse il proprio piano, dichiarando provocatoriamente che sono gli israeliani a dover decidere in materia: come se né i palestinesi né la legge internazionale avessero la minima importanza. Ecco un’altra indicazione del fatto che le relazioni israelo-statunitensi sono all’insegna di una geopolitica da gangster”. Quest’ultima emerge nel modo più evidente in periodi di gravi crisi sanitarie, economiche e sociali come quella che stiamo vivendo. Un altro esempio paradigmatico della “geopolitica da gangster” in atto è, indubbiamente, “’inasprimento delle sanzioni statunitensi nel bel mezzo della crisi sanitaria che colpisce società già gravemente provate e popolazioni sofferenti in Iran, Venezuela, Siria e Cuba.”

Tornando alla “mossa unilaterale di Israele per riclassificare il territorio che occupa nella West Bank per incorporarlo stabilmente nell’autorità sovrana israeliana”, è importante sottolineare che in tal modo si viola nel modo più sfacciato “il diritto internazionale umanitario della Quarta convenzione di Ginevra”. Così, la convenzione internazionale che persino “al tempo della Lega delle Nazioni era sempre stata una ‘norma sacra’, nell’era della geopolitica post-coloniale da gangster diventa disprezzo patente per i popoli e i loro diritti”. Peraltro “la mossa annessionista è così estrema che anche alcuni pesi massimi di Israele fra i quali gli ex capi del Mossad e dello Shin Bet, e ufficiali in pensione delle Israel Defence Forces” esprimono apertamente la loro contrarietà, in quanto tale atto unilaterale “svelerebbe l’illusione della democrazia israeliana”. Non si tratta, dunque, di una contrarietà dovuta la fatto che l’annessione “viola il diritto internazionale, scavalca e mina l’autorità dell’ONU e ignora i diritti inalienabili dei palestinesi”. Del resto “tanto gli israeliani critici sull’annessione quanto i favorevoli non sentono alcun bisogno di confrontarsi con i diritti e le istanze dei palestinesi. Come è sempre avvenuto lungo tutta la narrazione sionista, le aspirazioni e le rivendicazioni del popolo palestinese e la sua stessa esistenza non fanno parte dell’immaginario”. Tanto più che “se si considera l’evoluzione della principale corrente del sionismo, l’obiettivo di lungo periodo di emarginare i palestinesi in un unico Stato ebraico dominante che comprenda tutta la ‘terra promessa’ di Israele non è mai stato abbandonato”.

Persino un’organizzazione cattolica come Pax Christi International rende noto di opporsi “con veemenza al piano israeliano di annettere qualsiasi area della Cisgiordania, compresa la Valle del Giordano. Riconosciamo Gerusalemme est e le alture del Golan siriane come illegalmente annesse ai sensi del diritto internazionale. Continuiamo a condannare l’occupazione israeliana della Cisgiordania da 53 anni ed il blocco di Gaza da 13 anni. Manteniamo una forte e costante solidarietà con le nostre sorelle e fratelli palestinesi la cui libertà, dignità e diritti umani sono minacciati da questa attuale proposta e dalle precedenti azioni di Israele” [2]. Tanto più che lo stesso “Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Terra Santa […] esprime grave preoccupazione per qualsiasi azione unilaterale di annessione della terra”. Così l’organizzazione pacifista cattolica internazionale fa proprie le crescenti denunce della “flagrante violazione del diritto internazionale, della Convenzione di Ginevra e delle risoluzioni concordate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio di sicurezza”.

Il “movimento cattolico globale per la pace e la nonviolenza” esprime tutta la propria preoccupazione per una politica annessionistica in grado di spegnere “gli ultimi barlumi di speranza per una pace giusta e duratura nella terra che chiamiamo santa e che ha il potenziale per scatenare la giusta rabbia e conseguenti disordini in tutta la regione”. Anche perché le politiche condotte da Israele dimostrano la completa mancanza di “rispetto” e di “riconoscimento” del popolo palestinese. “L’annessione mina questi principi ponendo i diritti e la stessa umanità di un gruppo come irrilevanti per le aspettative di un altro”. Dal momento che la politica annessionistica causa “un danno irreversibile al compimento del diritto inalienabile dei palestinesi all’autodeterminazione, come garantito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite”.

Tanto più che l’annessione non può che avere un impatto estremamente negativo sulla stessa storia universale. “La fine della Seconda guerra mondiale” – con la sconfitta dei fascismi a opera principalmente dei comunisti – “vide la nascita di un nuovo ordine mondiale internazionale che sanciva i diritti umani e stabiliva degli standard per il comportamento delle nazioni. Pax Christi International, fondata in quel momento di grande importanza, è profondamente preoccupata per il fatto che la decisione di Israele di perseguire l’annessione della terra con la forza militare non solo violi ma mette a repentaglio le norme e i dettami di quell’ordine mondiale, che è già gravemente minacciato”. Dinanzi a questo tragico e criminale evento di portata storica universale i pacifisti cattolici arrivano a sostenere: “questo è il momento Kairos del mondo di agire immediatamente e con forza o di essere complice di questo piano”.

Del resto anche prima dell’annessione “i palestinesi hanno progressivamente perso la proprietà e l’accesso alla loro terra e alle risorse naturali attraverso la confisca dei terreni, le demolizioni delle case, le leggi sulla pianificazione discriminatoria e l’espansione sfrenata degli insediamenti” coloniali. Perciò per i pacifisti cattolici diviene indispensabile da subito: “1. porre fine al commercio di armi ed alla cooperazione in materia di sicurezza militare con Israele; 2. sospendere gli aiuti militari ed altri aiuti finanziari ad Israele fintanto che continua a violare la legge internazionale ed umanitaria; 3. attuazione di sanzioni sul commercio con insediamenti illegali, incluso il boicottaggio di prodotti provenienti da tali insediamenti e da società che beneficiano dell’attività degli insediamenti”.

Passiamo alle interessanti osservazioni di un esperto in materia, Alberto Negri, giornalista per anni inviato di guerra per il Sole 24 Ore, che ha seguito sul campo i principali conflitti ed eventi politici internazionali dagli anni 80 a oggi. Secondo Negri: “l’annessione avviene al culmine di un drammatico percorso di vent’anni condiviso da USA e Israele per la disgregazione dei popoli mediorientali e di cui gli europei sono complici” [3]. Prosegue Negri, per sottolineare la gravità del momento: “si tratta di un atto di forza e in violazione del diritto internazionale: ma l’annessione della Valle del Giordano non è considerata come l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein per cui nel ’91 si fece una guerra che portò poi ad altre guerre e allo sfacelo del Medio Oriente”.

Inoltre Negri, che non a caso segue da quasi mezzo secolo le questioni mediorientali, è in grado di contestualizzare storicamente, nel modo migliore, l’attuale drammatica situazione. “In realtà l’annessione avviene al culmine di un drammatico percorso di vent’anni condiviso da USA e Israele per la disgregazione dei popoli mediorientali e di cui gli europei sono complici. La guerra in Afghanistan del 2001, l’occupazione dell’Iraq nel 2003, la guerra per procura in Siria per abbattere Assad, i raid in Libia del 2011 per far fuori Gheddafi. Direttamente o indirettamente gli Stati Uniti hanno provocato milioni di morti e di profughi, manovrato i jihadisti con la Turchia, perseguito la distruzione di intere nazioni come Iraq, Siria, Libia, per lasciare infine a Israele il ruolo di superpotenza regionale”.

Ecco le conclusioni a cui perviene questo esperto cronista che ha lavorato per decenni per il giornale di Confindustria: “ecco il vero ‘piano di pace’ realizzato in Medio Oriente. Che ha un obiettivo preciso, oltre a favorire Israele: inviare un monito per tutti gli stati della regione che stanno ancora in piedi. Non è detto che un domani alcuni di questi Paesi siano ancora sulla mappa, anzi già in parte lo sono solo virtualmente. La Siria occupata da eserciti stranieri è un esempio, l’Iraq pure, lo Yemen anche, domani potrebbe toccare alla Libia.” Peraltro, osserva sconsolato Negri: “persino le sacrosante rivendicazioni degli afroamericani sono manipolate. Tutti a inginocchiarsi perché la polizia ammazza neri e latinos ma nessuno che alzi il sopracciglio se gli israeliani uccidono un ragazzo autistico disarmato alla porta dei Leoni di Gerusalemme”.

Concludiamo con le osservazioni di uno dei principali diffusori della cultura ebraica in Italia: Salomone (detto Moni) Ovadia. Il suo intervento sull’annessione è stato così sintetizzato: “Se questa suprema ingiustizia passa nell’indifferenza complice della prevalenza della comunità internazionale, sarà decretata la morte de facto e de iure della cultura dei diritti universali. In futuro qualsiasi aspirante dittatore o uomo forte potrà prendere provvedimenti liberticidi legittimandosi con l’esempio pratico e simbolico d’Israele” [4]. In effetti, come denuncia Ovadia, il governo israeliano “si appresta a violare per l’ennesima volta ogni legge e regola della legalità internazionale, con il progetto dell’annessione di terre palestinesi, dopo avere unilateralmente proclamato l’intera Gerusalemme capitale indivisa della propria nazione con l’appoggio degli Stati Uniti, i quali, per molto meno hanno imposto micidiali sanzioni a destra e a manca”. Ovadia si pone fra coloro che “nel corso dei decenni, hanno denunciato il disegno geopolitico che voleva la cancellazione dell’identità del popolo palestinese.” Si unisce inoltre alle voci, per quanto minoritarie, delle opposizioni interne in Israele che hanno coraggiosamente denunciato insieme ad alcuni dei più significativi intellettuali israeliani “gli scellerati intenti di tutte le politiche miranti ad edificare un sistema di apartheid e di sistematica violazione dei più elementari diritti dei palestinesi, senza riguardo alla loro età e alle loro condizioni”.

Ovadia denuncia in modo altrettanto coraggioso: “il poderoso apparato di propaganda israeliana, sia in patria che nella diaspora, mira ad elidere il profilo umano dei palestinesi. Come nei vecchi film western, i nativi amerindi erano solo i cattivi, erano solo figure aggressive e violente. Ora che, con l’annessione programmata, il vero intento colonialista di Netanyahu&Co. si rivela al di là di ogni possibile dubbio, qualche moderato vagisce la sua preoccupazione, come se l’insediamento illegale di settecentomila coloni non fosse stato sufficiente a dimostrarlo alla luce del sole”. Al contrario, denuncia ancora Ovadia, “coloro che invece sono accecati da una concezione scissa dell’essere umano continueranno a sostenere acriticamente Israele a prescindere da ogni azione del suo governo. Quando non potranno giustificarlo razionalmente o legalmente, estrarranno come un’arma la Bibbia e ve la sbatteranno sul muso senza preoccuparsi di profanarne il senso”. Facendo finta di non sapere che “Netanyahu è sostenuto dai peggiori reazionari del pianeta, che a casa loro sono antisemiti o se non lo dichiarano esplicitamente sono votati dalla peggiore feccia antisemita: i Trump, i Bolsonaro, gli Orban…”.

Nota:

[1] Questa e le successive citazioni sono tratte dalla traduzione italiana dell’articolo pubblicata su “Il manifesto” del 24/06/2020 con il titolo: Il macabro piano di Israele culmina nell’annessione.
[2] La presa di posizione di Pax Christi International è stata anch’essa pubblicata su “Il manifesto” del 24/06/2020, a cui rimandiamo per le successive citazioni.
[3] Questa e le seguenti citazioni sono tratte dall’articolo di Alberto Negri: Perché oscurano l’annessione della Cisgiordania, pubblicato su “Il manifesto” del 26/06/2020.
[4] Questa e le successive citazioni sono tratte da un articolo di Ovadia dal significativo titolo: Israele una “democrazia” colonialista, uscito su “Il manifesto” del 27/06/2020.

04/07/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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