Fronte Popolare intervista il Parti de Gauche

Ecosocialismo, redistribuzione ed equità per contribuire a una società più giusta e democratica.


Fronte Popolare intervista il Parti de Gauche

Abbiamo intervistato i membri della segreteria centrale del Parti de Gauche di Francia, per farci raccontare direttamente da loro su quali fronti lavora il loro partito e quali sfide (francesi e continentali) si preparano ad affrontare.
Ad oggi, il Parti de Gauche rappresenta il maggiore partito Socialista Democratico d’Europa ad aver mantenuto una linea politica sinceramente di sinistra e a favore delle classi popolari, capace di porsi la dirimente “questione del potere” senza però dover scendere a patti con chi in Europa vuole una sinistra inquadrata nei trattati Ue.
Tra le tematiche fondamentali trattate dal Parti de Gauche, l’ambiente ricopre una posizione prioritaria.

D. Negli anni passati avete ampiamente affrontato il tema da un punto di vista sociale e ora lanciate le assisi ecosocialiste. Di che cosa si tratta?

R. Il Parti de Gauche (Partito della Sinistra, ndr.) è ecosocialista dalla sua creazione nel 2008. Le tre parole chiave alla base della nostra linea sono “ecologia”, “socialismo” e “repubblica”. Le “assisi”, o assemblee internazionali dell’ecosocialismo che abbiamo lanciato l’anno scorso non sono altro che la continuazione di un processo iniziato nel 2012 con la stesura e la pubblicazione del manifesto delle 18 tesi dell’ecosocialismo. Da allora la nostra dottrina è rimasta la stessa. Vogliamo dare pari priorità all’ambiente e al sociale, li colleghiamo nello stesso sistema, la cui conservazione dipende dai modi di produzione e di consumo adottati dall’umanità. L’ecosocialismo è un’alternativa concreta e radicale che risponde alle esigenze della nostra società. Quest’anno, otto anni dopo la prima pubblicazione del manifesto, le assemblee ecosocialiste desiderano andare oltre, verso un livello internazionale e aumentare la rete di attori impegnati sulla nostra stessa linea per moltiplicare le azioni concrete.

D. Alle elezioni Europee la delegazione degli eletti della France Insoumise è cresciuta e oggi ricopre una posizione di spicco all’interno del gruppo del Gue/Ngl. A voi è infatti affidata la codirezione del gruppo al Parlamento Europeo. Come Parti de Gauche, invece, in che modo pensate che la sinistra debba lavorare in Europa per riconquistarsi la fiducia delle masse nel nostro continente? E in che modo pensate di poter contribuire?

R. Il Parti de Gauche è alla genesi della France Insoumise e può e deve riconoscere a se stesso la nascita di questo movimento. Continuiamo a riconoscerci e ad associarci alla sua attività, al servizio della rivoluzione cittadina. Dopo le elezioni legislative del 2017 e le elezioni europee del 2019, abbiamo visto il nostro progetto politico prendere forma negli organi legislativi nazionali ed europei e questa è una buona notizia. Il progetto politico che portiamo avanti è d’attualità, oggi più che mai, e la crisi attuale aggravata dalla pandemia in corso lo ha dimostrato ulteriormente. Esiste, tuttavia, una difficoltà nella propagazione del nostro messaggio politico, dovuta soprattutto dalle ripetute gravi responsabilità dei principali governi europei. Molti progetti politici contraddittori si confrontano e si contendono le masse. Il discorso di molti partiti ambientalisti, per esempio, rappresenta una vera e propria impasse ideologica in quanto scollega le questioni ambientali da quelle sociali e dalle lotte storiche della sinistra. Questo atteggiamento ha fortemente contribuito all’ascesa del capitalismo verde.

D. La pandemia del Covid-19 ha messo in luce tutti i limiti e le carenze dell’attuale sistema economico. Alla crisi sanitaria si aggiunge infatti quella sociale. Secondo voi, in Francia che cosa si sarebbe potuto fare per ammortizzare almeno in parte le ricadute negative di questa seconda ondata?

R. Il nostro paese ha visto aumentare esponenzialmente il numero dei poveri e sta pagando il prezzo di 30 anni di tagli al servizio pubblico, soprattutto nel sistema sanitario e nell'educazione. L’agenda dettata dalla crisi ha preso il sopravvento sulla vita democratica e ha normalizzato l’eccezione e lo stato d’emergenza, al punto che oggi viviamo in una società che non ha avuto alcun contatto con la cultura per più di sei mesi. Pur riconoscendo la difficoltà di prevedere una situazione così eccezionale, è certo che le decisioni prese dal governo francese non siano state all’altezza. Si sarebbe dovuta attuare una vera politica di pianificazione ecologica e democratica, l’unico modo per fornire al paese uno strumento utile alla riconquista del tempo perduto e del senso di comunità. In primo luogo, riconoscendo il concetto di “One Health” promosso a livello internazionale, che sottolinea come la salute umana, animale e planetaria in generale siano strettamente legate fra loro. La scellerata azione umana volta a drenare risorse e disboscare dall'altro capo del mondo ha conseguenze dirette per il pangolino come per l’uomo. È necessario dunque affrontare l’Unione Europea e il suo modello di “concorrenza libera e non distorta”. La Francia ha il potere di farlo, grazie al proprio peso economico ma anche storico all’interno dell’Unione. L’Olanda ha detto che avrebbe rinegoziato il Tscg (il Fiscal Compact, ndr.). Macron ha detto che avrebbe rinegoziato il Ceta ecc. Eppure è urgente agire e rivedere radicalmente i nostri modi di produzione e di consumo. Questo è ciò che il programma della France Insoumise e il suo candidato, Jean-Luc Mélenchon, si propongono di fare.

D. Un altro argomento estremamente importante per la cronaca politica francese di questi giorni è la forte risposta sociale che i cittadini hanno dato alla proposta di legge “Sicurezza Globale”. In che modo il Parti de Gauche è coinvolto nella difesa dei diritti democratici e nella lotta all’autoritarismo repressivo del governo francese?

R. Il Partito della Sinistra ha denunciato questa legge antidemocratica. Siamo stati e continueremo a essere con i manifestanti in ogni momento. Queste mobilitazioni sono la prova che il popolo francese è davvero determinato a difendere le proprie conquiste democratiche e a rifiutare lo stato d’emergenza. È anche la prova che, più che mai, la situazione che stiamo vivendo è eminentemente politica e che il popolo francese lo ha pienamente compreso. C’è chi, dal governo e dalla destra, sta usando la crisi sanitaria per depoliticizzare la situazione, cercando di far passare l’idea che non vi siano alternative allo stato d’emergenza. Siamo nel bel mezzo di una pandemia, ma è proprio in questo momento che la forza del nostro sistema democratico e del nostro servizio pubblico deve assumere il suo pieno significato.

D. Dopo i gilet gialli e le mobilitazioni dei lavoratori e dei sindacati, è possibile che continui questa nuova grande stagione di lotte? E se sì, in che modo la si può supportare?

R. È chiaro che il clima di rivoluzione cittadina non stia facendo altro che rafforzarsi. Lo si vede, da un lato nel peggioramento della situazione sociale (precarietà, disoccupazione, fallimenti e fame diffusa) che rende insopportabile la realtà della vita di milioni di uomini e donne francesi, e dall’altro, dal moltiplicarsi di esperienze di autoaiuto e di solidarietà. Questa è anche la strada aperta dai gilets jaunes sulle barricate e nei blocchi stradali, e che ora viene perseguita in tutto il paese per compensare alla mancanza di soluzioni da parte dello Stato. La protesta sta prendendo coscienza della propria forza propulsiva e di cambiamento, e questo rappresenta una delle prime tappe del processo di rivoluzione cittadina. Il nostro posto è quindi sul campo, nell’organizzazione di raccolte a sostegno del Secours Populaire (la cassa di soccorso popolare, ndr), e di incontri e momenti di condivisione. Ma è anche nell’Assemblea nazionale e nel Parlamento europeo, traducendo queste lotte in proposte di legge.

D. Nel 2022 in Francia si svolgeranno le prossime elezioni presidenziali. Sappiamo già che Jean-Luc Mélenchon ha presentato la propria candidatura. Pensate che l’elettorato di sinistra in Francia sarà in grado di unire il proprio sostegno verso di lui? E quali sono le principali differenze nello scenario politico del 2022 rispetto alle presidenziali del 2017?

R. L’elezione del 2022 resta un evento ancora imprevedibile. Rispetto al 2017, quando la maggioranza della popolazione francese ha preferito affidarsi al discorso neoliberale e al suo nuovo beniamino Macron, abbiamo fatto importanti progressi; in parte dovuti anche alla malagestione dello stesso Eliseo, che ha dimostrato la perversità di questo modello. Il programma Avenir en commun (“Futuro in comune”) sta diventando ogni giorno più rilevante. Ma avremo l’immensa responsabilità di organizzare la popolazione intorno a questo programma in un momento in cui il discorso fascista del rifiuto dell’altro e l’ascesa del razzismo stanno prendendo piede. In questo senso, sappiamo anche che gli attacchi contro il nostro progetto politico sono e saranno sempre più violenti. Dobbiamo essere pronti a questo e unirci.

12/02/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alberto Lacchia

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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