Macedonia & Balcani non solo tensioni albanesi

Come mai questa improvvisa esplosione non preannunciata e che spinge persino gli albanesi a fuggire in Serbia per paura di possibili ritorsioni? Il vero motivo sembra il petrolio dalla Russia fuori dal controllo Usa con un nuovo gasdotto che coinvolge Serbia, Macedonia e Grecia.


Macedonia & Balcani non solo tensioni albanesi

Come mai questa improvvisa esplosione non preannunciata e che spinge persino gli albanesi a fuggire in Serbia per paura di possibili ritorsioni? Il vero motivo sembra il petrolio dalla Russia fuori dal controllo Usa con un nuovo gasdotto che coinvolge Serbia, Macedonia e Grecia.

di Alberto Tarozzi

È la prima volta che degli albanesi per stare al sicuro si rifugiano in… Serbia. Altro aspetto assurdo è che questi albanesi fuggono da un paese, la Macedonia, dove la minoranza albanese ha diritti superiori a quelli di cui gode in Serbia, l’assurdità però è solo apparente e va collegata alle ragioni internazionali che stanno al fondo della questione.

Provo a riassumere senza banalizzare: in Macedonia dopo la guerra del 2001 si era raggiunto un accordo tra maggioranza slava e minoranza albanese, grazie al quale le municipalità albanesi in Macedonia godevano di larga autonomia (fino a poter esporre SOLO la bandiera albanese e potere effettuare iniziative SOLO in lingua albanese). Nonostante nella zona a maggioranza albanese (Tetova) fosse ancora presente una tendenza secessionistica concentrata nell’università privata di Tetovo, per 15 anni le cose avevano proceduto tutto sommato pacificamente.

Improvvisamente negli ultimi mesi sono esplose iniziative violente, aventi come protagonisti unità paramilitari albanesi, in parte provenienti dal vicino Kosovo. Particolare allarmante: tutto ciò non avviene nella Tetova, dove la componente albanese è maggioritaria, ma nella zona di Kumanovo (a maggioranza slava) vicina al Kosovo e vicina al sud della Serbia, dove gli albanesi sono maggioranza (tipico esempio Presevo dove sono diretti gli albanesi in fuga da Kumanovo).

In contemporanea il presidente dell’Albania butta improvvisamente benzina sul fuoco, dichiarando che Kosovo e Albania si devono riunire (propaganda, ma forse non farebbe comodo nemmeno a lui una Grande Albania a maggioranza kossovara/tetovara); uno dei capi dell’insurrezione albanese del 2001 dichiara che gli albanesi in Macedonia devono creare caos ovunque si trovino; una stazione della polizia macedone è occupata simbolicamente 20 giorni fa e infine avviene l’azione terroristica contro un’altra stazione della polizia macedone che porta a un massacro, con la morte di 8 poliziotti e 14 terroristi.

Come mai questa improvvisa esplosione non preannunciata e che spinge anche gli albanesi (minoranza a Kumanovo) a fuggire in Serbia per paura di un inasprimento dello scontro che li vedrebbe vittime di possibili ritorsioni? L’ipotesi che sembra più credibile è che tutto sia stato messo in moto dal momento in cui la Russia ha manifestato di realizzare un gasdotto per il suo petrolio che attraversi Turchia (che è d’accordo), Grecia (Tsipras è d’accordo), Macedonia (filorussa), Serbia (d’accordo) e Ungheria (d’accordo), per arrivare fino a Vienna alla faccia del tentativo degli Usa di bloccare la fornitura di petrolio russo come avevano fatto con un aut aut contro la Bulgaria, attraverso la quale doveva passare un gasdotto precedente.

In poche parole, di fronte al fatto che la presenza americana nella zona perda pezzi ogni giorno (dai “fedelissimi” turchi alla Grecia) il governo Usa cerca di usare gli albanesi per attaccare la macedonia, anello debole della catena magari in nome… dei “diritti umani”… e questo è veramente un déjà vu.

Questa almeno sembra al momento l’interpretazione più credibile. Avallata dal fatto che nonostante la gravità della situazione, i media italiani stendano un velo pietoso su tutto quanto sta accadendo, come se la verità bruciasse troppo e occorresse tempo per inventarne una nuova.

remocontro

23/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Tags:

L'Autore

Alberto Tarozzi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: