Madrid non ha ancora deciso: governo di sinistra o grande coalizione?

Il Re incarica il socialdemocratico Sanchez di formare il nuovo governo spagnolo.


Madrid non ha ancora deciso: governo di sinistra o grande coalizione?

Il Re incarica il socialdemocratico Sanchez di formare il nuovo governo spagnolo. Il governo di sinistra è solo una delle possibilità, non è quella più probabile. Comunisti e Izquierda Unida verso il congresso. Il PCE ripensa il suo ruolo: “Dobbiamo partire dal riconoscere – scrive il segreterio Centella - che non siamo nelle condizioni di affrontare con qualche possibilità di successo lo scontro con l'apparato sociale, economico e mediatico del sistema”.

di Paolo Rizzi

Il Re di Spagna ha dato l'incarico di formare il nuovo governo a Sanchez del Partito Socialista (PSOE). Questa scelta infrange la convenzione per cui sarebbe il leader del primo partito alle elezioni a dover formare il governo, in questo caso Mariano Rajoy del Partito Popolare (PP). Rajoy, però, non era evidentemente nelle condizioni di poter formare un governo. Non è detto neanche che ce la faccia Sanchez, questo si saprà nella settimana tra il 15 e il 20 febbraio, quando dovrebbe tenersi il voto formale sulla candidatura di Sanchez.

Perché un governo di sinistra è (quantomeno) improbabile

Come già notato la settimana scorsa nell’articolo pubblicato su La Città Futura, la possibilità di un governo di coalizione di sinistra è solo una delle ipotesi, nemmeno la più probabile. Podemos ha avanzato pesanti richieste in termini di ministeri: vicepresidenza e altri cinque ministeri tra cui un nuovo ministero per la “plurinazionalità”. Izquierda Unida – Unidad Popular (IU-UP, l'alleanza di sinistra del Partito Comunista Spagnolo) dal canto suo esclude la partecipazione al governo e chiede l'attuazione di gran parte del suo programma elettorale per concedere l'appoggio esterno.

Oltre alle richieste dei potenziali alleati, l'ipotesi di un governo di sinistra ha un altro grande ostacolo: il PSOE stesso. Durante il Consiglio Federale del 30 gennaio è emersa una forte opposizione interna a Sanchez, guidata dalla presidentessa dall'Andalusia Susana Diaz, contro l'ipotesi di un governo “sotto ricatto” della sinistra radicale. Su queste posizioni si sono schierati alcuni dei più potenti dirigenti locali tra cui esponenti di regioni di primo piano come la Castiglia e Leon, l'Aragona e la Comunità Valenciana.

Esiste certamente la possibilità, minima, che i colloqui in corso cambino le posizioni dei partiti. Alberto Garzon, candidato di IU-UP alla presidenza, dopo la consultazione col PSOE ha fatto sfoggio di ottimismo sulla possibilità di trovare un accordo programmatico, basato su 16 proposte programmatiche: dall'aumento del salario minimo all'abolizione delle leggi maschiliste, dall'abbassamento dell'età pensionabile all'abolizione della “legge museruola” che fa rischiare ai manifestanti anni di galera. Per Garzon è possibile avviare un negoziato, in ogni caso ogni ipotesi di sostegno esterno al governo andrà sottoposta al voto dei militanti. 

Gli ostacoli sono tanti, il governo di sinistra sbandierato come sicuro da molti media italiani, è quantomeno difficile.

Le proposte di Sanchez

La posizione di compromesso all'interno del PSOE, presentata al Re e successivamente agli altri partiti, è quella di un governo monocolore socialdemocratico sostenuto dall'esterno da Podemos e da Ciudadanos, il partito nato come “né destra né sinistra contro la corruzione” e ora sempre più  su posizioni liberiste e nazionaliste. Sanchez si dice convinto di poter costruire un governo del genere grazie alla moderazione e al riformismo. Il problema per Sanchez è che Podemos e Ciudadanos si giudicano reciprocamente incompatibili.

Secondo le fonti giornalistiche, se la prima proposta di Sanchez non passasse, i socialdemocratici potrebbero proporre un monocolore sostenuto dall'esterno da Podemos, IU-UP e dagli altri partiti di sinistra. Se anche questa proposta non passasse, l'ultima spiaggia sarebbe proporre a Podemos e Ciudadanos di entrare direttamente al governo con dei ministri appartenenti ai vari partiti.

Se dovesse fallire il primo tentativo di Sanchez, però, la soluzione più probabile sembra essere un'altra: la Grande Coalizione tra PSOE, Ciudadanos e PP. Questo governo soddisferebbe le richieste di stabilità che vengono dalle associazioni padronali e dagli editoriali dei giornali borghesi di centrodestra e centrosinistra. A sostenere pubblicamente questa soluzione è Alberto Rivera, leader dei Ciudadanos, che sostiene di poter mediare e ottenere almeno l'astensione dei popolari per far nascere un governo con ministri del PSOE e di Ciudadanos.

Comunisti e sinistra a congresso: riforma o rottura

Nel frattempo, a sinistra sono iniziati i percorsi congressuali di Izquierda Unida e del Partito Comunista Spagnolo (PCE) che è a sua volta la componente maggiore di IU-UP.

Secondo il Segretario Generale del PCE Centella, questo deve essere un congresso storico perché la crisi del sistema rimette all'ordine del giorno la riconquista della sovranità popolare. Per poter recuperare la sovranità bisogna, sempre secondo Centella, costruire un arco di forze collettive disposte a lavorare per la “rivoluzione democratica”, cioè la rottura con l'UE e la NATO, l'abolizione della monarchia e la costruzione di una repubblica plurinazionale. 

Centella scrive che: “la scelta è di nuovo tra riforma o rottura” e “consideriamo assunto l'obiettivo di configurare un blocco sociale e politico di carattere alternativo col fine di una rottura democratica e sociale che dia il via a un processo costituente. Consideriamo assunta anche la strategia di avanzare nella massima unità popolare, nel senso più ampio”.

L'articolo di Centella è inoltre fortemente autocritico sul PCE e su IU: ”dobbiamo concentrarci sugli strumenti che usiamo nell'affrontare il sistema, sulla politica delle alleanze e sul Partito come strumento fondamentale per la lotta, perché non possiamo ottenere nulla se non adeguiamo il PCE agli obiettivi che ci poniamo. Dobbiamo partire dal riconoscere che non siamo nelle condizioni di affrontare con qualche possibilità di successo lo scontro con l'apparato sociale, economico e mediatico del sistema. La debolezza organizzativa, la mancanza di alleanze sociali e la nostra debolezza sindacale, ci fanno diventare un partito di testimonianza che sopravvive dedicandosi quasi esclusivamente alla partecipazione istituzionale dentro Izquierda Unida […] Dobbiamo riconoscere, in forma autocritica, che IU è diventata una forza dedicata alla battaglia elettorale e dipendente da essa. Lo abbiamo già detto più volte, il compito dei prossimo mesi sarà capire come debba funzionare questo spazio politico in modo che coniughi l'alternativa programmatica, la capacità di partecipare al conflitto sociale, l'attenzione al lavoro istituzionale”. 

L'undicesima Assemblea Federale di Izquierda Unida vedrà una prima fase di consultazione durante il mese di febbraio, attraverso un questionario e le assemblee territoriali. La fase congressuale finale è prevista per maggio. Il ventesimo Congresso del PCE si svolgerà in due fasi, la prima il 9 aprile, la data della seconda non è ancora stata fissata ma si svolgerà “quasi tra un anno”.

Tra austerità e alternativa

Questo paragrafo si intitola come un altro articolo pubblicato dalla nostra rivista sul Portogallo in una situazione simile. In quell'occasione, finì che nonostante le forti pressioni contrarie, nacque il governo socialista col sostegno esterno di comunisti e sinistra radicale. Certamente, il cammino del governo portoghese non è cristallino, come dimostra la vicenda dei salvataggi bancari.

In Spagna può andare come in Portogallo? Nessuno ha la sfera di cristallo per saperlo. Le uniche cose che sono certe è che i numeri parlamentari non sono “facili” come in Portogallo e che le piazze di Madrid non si sono ancora riempite per chiedere un governo di sinistra, a differenza di quanto accadde a Lisbona.

06/02/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Paolo Rizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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