Fischia il vento e infuria la bufera…

L’Anpi ha esteso l’invito a partecipare alla festa della Liberazione a tutte le realtà antifasciste. Ma la comunità ebraica salta l’appuntamento.


Fischia il vento e infuria la bufera… Credits: foto di Alba Vastano

Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita” Antonio Gramsci

Roma, Porta San Paolo. Alle 12 del 25 Aprile sul palco ci sono i Partigiani. storici. Quelli che la Resistenza l’hanno vissuta sulla loro pelle. C’è Nando e, fra gli altri, c’è anche Rudi con la sua antica divisa dell’Arma dei Carabinieri. Seduti per non affaticarsi, Partigiani un po’ tremanti, ma generosi nel concedere i loro ricordi della Resistenza ai giornalisti presenti. E poi c’è Tina Costa, staffetta partigiana. Ha 92 anni e l’energia di una ragazza. Tiene il palco vivo per tutto il tempo. Sorride e saluta tutti al microfono rivolta a una piazza festante, in attesa del corteo, pacifico e partecipato oltre le aspettative, nonostante il boicottaggio del Pd che ha evidentemente fallito il suo obiettivo di attacco all’Anpi. La sfilata tarda ad arrivare, ma il percorso dalla Montagnola a Porta San Paolo, dov’è attesa, è laborioso

La piazza è già stracolma, striscioni e bandiere di tante comunità e di popoli oppressi. Ci sono anche le bandiere dei Curdi e le bandiere palestinesi. Per l’Associazione Nazionale Partigiani ogni rappresentanza è libera di partecipare alla festa della Liberazione dal nazifascismo e condividere l’idea sempre attualissima della Resistenza. Sono stati tutti invitati a partecipare. Oggi è festa per chi vuole ricordare e riattualizzare quella lotta che aiutò il paese a liberarsi dall’invasione degli oppressori. Porta San Paolo, che fu teatro di un eroico episodio della Resistenza (10 settembre 1943) dove persero la vita, in nome dell’antifascismo, anche 400 civili, è uno dei luoghi più significativi per ricordare quel buio periodo di invasione della città di Roma.

Arriva il corteo e arriva anche lei, Virginia Raggi, la sindaca. Fischi dalla piazza, perché non si sa da che parte sta veramente. Però fa un buon discorso, anche a proposito della diatriba con la comunità ebraica (ndr, che si è dissociata dall’invito dell’Anpi), cercando una mediazione per ricucire lo strappo. Si lancia, poi, in un discorso sui valori dell’antifascismo “È un onore essere qui oggi in mezzo a voi, in mezzo a loro (ndr, i Partigiani presenti), persone che hanno vissuto il periodo più buio della storia del nostro Paese e sono ancora qui a testimoniare che ce l’hanno fatta e ci hanno regalato questa Italia. Un’Italia che crede nel valore della libertà, della democrazia, che crede nella pace. Dobbiamo ringraziare i Partigiani ogni giorno perché ci siamo trovati a vivere in un Paese libero. Questa è la festa di tutti, perché i valori dell’antifascismo appartengono a tutti, senza alcuna distinzione”. Dovrebbero appartenere a tutti i valori dell’antifascismo, dice bene la sindaca, dimenticando, per l’occasione, che appartiene a quel movimento il cui leader si dichiara “né di destra, né di sinistra” e ha più volte mostrato affinità politiche con Nigel Farage.

Fra un salto di memoria e una contraddizione, la sindaca conclude il suo discorso dal palco dell’Anpi, leggendo addirittura le parole di Pietro Calamandrei, perché “bisogna citarle bene” dice. “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i Partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità andate lì, o giovani, con il pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Alla Sinagoga, poco prima, e per non scontentare nessuno, citava il profeta Isaia. Una sindaca impostata e gentile, ma la città non dimentica la sua assenza alle Fosse Ardeatine, né lo sfacelo in cui versa la città, a cui ancora la giunta pentastellata non mette mano. Né si dimentica la sua chiusura ai movimenti romani come Decide Roma e La carovana delle periferie che si battono per ripristinare gli spazi sociali, messi sotto sequestro. La sua performance istituzionale dal palco dell’Anpi ha tutta l’aria di un proforma necessario per provare a ingraziarsi i movimenti antifascisti romani, anche in previsione delle prossime politiche per la corsa al governo del Paese. E mentre il plauso per la citazione di Calamandrei sale dalla generosa piazza, Raggi è già andata a cercare consensi altrove. Lascia il palco a chi ne ha più titolo, ai veri Partigiani e a chi li rappresenta a Roma.

Fabrizio De Santis, presidente dell’Anpi di Roma, ringrazia tutte le autorità che hanno difeso l’Associazione dall’accusa di non rappresentare più i Partigiani, dopo la diatriba con la comunità ebraica. Il motivo è nella presenza delle bandiere palestinesi, presenti a Porta San Paolo, che da alcuni anni, secondo Ruth Dureghello, presidente della Comunità, e il suo predecessore Riccardo Pacifici, impediscono la presenza della brigata ebraica. “Ci dicano 72 anni fa con chi sarebbero stati: con i Liberatori o con il Gran Mufti di Gerusalemme, alleato di Hitler?” Dice la Dureghello. Una domanda sicuramente provocatoria e fuori luogo, considerando che viene posta in occasione della Festa della Liberazione verso uno dei popoli maggiormente oppressi e deprivati della libertà e dei diritti umani e civili.

Risponde alla presidente la comunità palestinese con un comunicato a cui aderiscono varie realtà pro PalestinaConsiderato lo strumentale attacco da parte della Comunità ebraica e la non adesione del PD al corteo indetto dall'Anpi Roma per l'anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo; visto che l'Anpi e le nostre organizzazioni non hanno mai negato alla comunità ebraica e tanto meno alla "Brigata Ebraica" di partecipare all'evento, ci preme sottolineare che il 25 Aprile 2014, diversamente da quanto dichiarato dalla rappresentante della "Comunità Ebraica", fu il nostro spezzone e la comunità palestinese a essere unilateralmente aggredita da un gruppo di sionisti….”.

Un attacco all’Anpi foraggiato da un Pd a cui ancora scotta la debacle del 4 dicembre. Gli andò male il colpo renziano di sovvertire la Costituzione repubblicana, nata dal sangue dei Partigiani e la sconfitta brucia evidentemente ancora molto. Tutta colpa dell’Anpi, secondo loro, che invita a sfilare le bandiere palestinesi. Inutile e divisoria questa protesta, ma anche un diniego del valore e del significato della Resistenza che appartiene a tutti i popoli oppressi, indistintamente.

Dal palco dell’Anpi un esemplare appello di unità viene lanciato dal presidente De Santis: “Lasceremo deluso qualcuno, ma oggi noi non facciamo polemiche. Noi siamo e continuiamo ad essere unitari. Se oggi non tutti sono stati con noi, e per noi è una grave perdita- è un invito ad applaudire per la brigata ebraica- noi continueremo ad essere unitari anche per loro. Non è il momento delle polemiche, non ne sentirete. È invece il momento della responsabilità…”. Prosegue accennando al rischio innescato da Trump di guerra nucleare e fa riferimento all’articolo 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra…”.

C’è in atto una crisi economica che sta aiutando il risorgere dei neo fascismi, dei neo nazismi. Non è solo un problema italiano, sta dilagando in tutta Europa - prosegue il presidente Anpi romano - In Francia è andato al ballottaggio un partito fascista, così come in Ungheria, un paese governato dall’estrema destra xenofoba. In Turchia c’è una vera e propria dittatura. Vengono arrestati magistrati, insegnanti e giornalisti. E anche nel nostro Paese si permette la ricostituzione di partiti che richiamano alla dittatura fascista. Noi chiediamo l’applicazione rigorosa delle leggi contro l’apologia del fascismo, che si affermò negli anni 20 a seguito di una grave crisi economica. Oggi ci sono rigurgiti che vanno ricacciati fuori dalla storia. Non si può aspettare che arrivino al ballottaggio anche in Italia”.

Dal palco si leva, infine, la voce energica di Tina Costa, staffetta partigiana, che intona l’immancabile “Bella ciao”. A cui segue “Fischia il vento e infuria la bufera...scarpe rotte eppur bisogna andar, a conquistare la rossa primavera, dove sorge il sol dell’avvenir”. Risponde la piazza con un coro univoco e festoso. Siamo tutti con i Partigiani…e non solo oggi

29/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: foto di Alba Vastano

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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