Il caso della senatrice a vita Liliana Segre

Il programma della classe dominante è chiaro: obnubilare le coscienze per poterle manipolare a piacimento attraverso allarmi sociali, crisi provocate da scelte scellerate, sfruttamento di qualsiasi accadimento per incrementare il timore e quindi la chiusura in sé stessi delle persone.


Il caso della senatrice a vita Liliana Segre

Il caso della senatrice a vita Liliana Segre, sottoposta a continue minacce per essere ancora oggi schierata a difesa di ogni tipo di discriminazione, allarga e forse sfonda definitivamente l'apertura attraverso la quale una destra xenofoba e razzista è penetrata nel tessuto sociale italiano quando non europeo e mondiale. Prenderne atto e condannarle non è sufficiente, occorre comprendere i motivi per i quali questo è accaduto e riproporre la memoria storica dei fatti che portarono alla Seconda Guerra Mondiale con i suoi cinquantaquattro milioni di morti e gli orrori spaventosi dei campi di sterminio.

Questa memoria oggi è quasi inesistente, ricordata attraverso qualche commemorazione ma di fatto scomparsa nel ricordo collettivo, specialmente nelle giovani generazioni sprofondate nell'ovatta di social e cellulari milleuso. L'abilità della strategia di lungo termine, non tanto della destra quanto di un potere mondiale globalizzato, è tutta qui: obnubilare le coscienze per poterle manipolare a piacimento attraverso allarmi sociali, crisi provocate da scelte scellerate, sfruttamento di qualsiasi accadimento per incrementare il timore e quindi la chiusura in sé stessi delle persone. Da tutto questo personaggi come Matteo Salvini traggono linfa vitale, calamitando consensi che oggi diventano preoccupanti segnali di una deriva autoritaristica e giustizialista verso i più deboli.

Molto si è parlato del leader leghista, spesso paragonandolo a Benito Mussolini specialmente dopo il comizio dal balcone di piazza Saffi a Forlì che ospitò le parole del duce dopo l'uccisione di diversi partigiani. Ma questo non rispecchia la verità, il percorso del fascismo verso il potere fu diverso da quello leghista, analogie si possono trovare forse solo dopo la promulgazione delle tragiche leggi razziali del '38. La similitudine è molto più inquietante, la propaganda a tamburo battente di Salvini ha profonde similitudini con quella del nazismo e di Hitler. Così come nella Germania di allora si demonizzarono gli ebrei, presentandoli come i soli colpevoli della spaventosa crisi economica, oggi si consegnano ai migranti in fuga dalla fame, indotta dalle potenze occidentali da sempre predatrici delle grandi risorse del Terzo Mondo, tutte le responsabilità di instabilità sociale, economica e di sicurezza. Così come Hitler fondava gran parte del suo sfondamento mediatico su Joseph Goebbels ministro della propaganda, oggi social e mezzi informatici vengono utilizzati a piene mani dalla Lega sfruttando qualsiasi occasione per raccattare consensi. Anche in maniera poco edificante a dir poco come nei casi di omicidi, stupri e altri tragici accadimenti. Così come il nazismo sfruttò abilmente la pochezza delle opposizioni, oggi Salvini ha svuotato di consensi ex-alleati e impensabili roccaforti operaie di sinistra utilizzando l'incapacità politica degli uni e l'assoluta mancanza di idee e comunicazione degli altri.

Ma sono tante le similitudini, troppe per passare sotto il silenzio di teste chine sui cellulari e nella deificazione di corpi di plastica. Occorre riportare in vita la Memoria Storica di questo mondo, riproporla continuamente nelle scuole, piazze, social, all'interno dei nuclei familiari. Non bastano i comunicati della “sinistra” di oggi per penetrare le coscienze di massa. Non bastano gli sforzi commoventi di ormai vecchi partigiani, forse gli unici ad aver davvero compreso cosa sta per accadere. Non bastano i vecchi filmati Luce passati in TV per smentire i revisionisti dell'Olocausto. Occorre che ognuno di noi penetri nella nostra storia, che la comprenda e opponga non una sterile lettura ma un profondo sdegno e una profonda rabbia culturale verso chi vorrebbe manipolarla a proprio vantaggio. Diversamente la ruota della Storia, nel suo millenario percorso, tornerà a posizionarsi sulla tragica posizione di un passato creduto sepolto.

10/11/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Andrea Vallarino

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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