Perché perseverare in politiche economiche irrazionali?

La classe dirigente del nostro paese non perde l’occasione di mostrarsi diligente nell’applicazione di misure, necessarie alla salvaguardia dei rapporti di produzione, che ci stanno conducendo alla rovina.


Perché perseverare in politiche economiche irrazionali? Credits: Saturno che divora i suoi figli (opera di Francisco Goya)

Il capitalismo, nella sua fase superiore di sviluppo, diviene un modo di produzione sempre meno difendibile con argomenti razionali. Come giustificare un sistema in cui gli otto super miliardari censiti da “Forbes”, che certamente non hanno bisogno di lavorare, detengono una quantità di ricchezza superiore a 3,6 miliardi di persone, in massima parte lavoratori, che costituiscono la metà meno ricca della popolazione mondiale? E la situazione sta rapidamente peggiorando, visto che gli stessi dati Oxfam mostrano come nel 2016 l’1% più ricco, che non ha bisogno di lavorare, ha accumulato maggiori ricchezze del 99% che in massima parte lavora, ha lavorato o aspira a farlo.

Tale modo di produzione non è irrazionale solo in quanto ingiusto e fondato sullo sfruttamento, che provoca spaventose differenze di reddito, ma in quanto sta destinando a una rovina sempre più irreversibile il sistema ambientale del nostro pianeta, da cui dipende la sopravvivenza stessa del genere umano. Anche in questo caso la situazione sta rapidamente precipitando, come mostrano due recenti indagini dell’Organizzazione mondiale della sanità che denunciano come il degrado sempre più rovinoso degli ecosistemi comprometta gravemente la salute, in primo luogo dei bambini. L’Oms stima che più di una morte su quattro tra i bambini sotto i 5 anni (1 milione e 700 mila bambini, il 26% dei 5,9 milioni di decessi all’anno) sia imputabile all’inquinamento dell’ecosistema.

L’irrazionalità di tali rapporti di produzione, su cui si fonda il modo di produzione capitalistico, è tale da rendere necessario un sacrificio sempre più ampio della stessa democrazia. È appena emerso, ad esempio, che il presidente della BCE Draghi congelò – sulla base di un dubbio parere di un’agenzia privata ancora secretato – la liquidità di emergenza a disposizione degli istituti ellenici, costringendo alla chiusura le banche greche e inducendo il governo Tsipras ad applicare la politica di austerità della Troika, nonostante la recente storica affermazione elettorale e il referendum con cui il popolo greco aveva decisamente affermato la sua contrarietà. Quindi la sovranità popolare può essere tranquillamente rovesciata sulla base di un semplice parere di un’agenzia privata, che per altro ci si rifiuta ancora di rendere pubblico, in quanto non avrebbe legittimato tale pesantissima ingerenza del presidente della Bce.

Per altro il modo di produzione capitalistico non solo non tiene in alcun conto l’eguaglianza reale (sociale ed economica) fra gli uomini e fra i cittadini, ma non è in grado di garantire neppure quella formale di cui si vanta. Lo stesso Servizio di ricerca del Parlamento europeo, nella sua più recente relazione in merito, mostra come, sebbene le donne lavorino decisamente più degli uomini, a causa della schiavitù domestica che le costringe a sobbarcarsi in massima parte le prestazioni lavorative non retribuite, non solo guadagnano decisamente meno degli uomini, anche a parità di prestazione, ma hanno molte meno possibilità di affermarsi sia nell’ambito delle imprese private che nel settore pubblico.

L’irrazionalità del sistema ha ormai raggiunto un livello tale che neppure i capisaldi del liberalismo, ovvero la salvaguardia dell’ambito privato e la stessa privacy dell’individuo, ostacolano la deriva in senso totalitario dello stato capitalista. Anche in questo caso la situazione sta rapidamente precipitando, come mostrano gli oltre ottomila file passati ancora una volta a WikiLeaks da fonti interne al sistema, sempre più inquietate dagli scenari orwelliani per cui la Cia è ormai in grado di spiare la vita privata di milioni di individui di tutto il mondo attraverso i televisori e gli smartphone.

Come è evidente ed è stato ampiamente documentato, ora anche in uno dei più interessanti documentari degli ultimi anni, A Good American, i servizi di spionaggio a cominciare dalla Cia, sebbene giustifichino questa gravissima violazione della privacy di milioni di individui con la necessità di prevenire azioni terroriste, mirano a tutt’altro. In effetti i sistemi sviluppati per prevenire possibili attentati senza ledere la privacy di normali cittadini, a partire dal sistema Thin Thread, sono stati messi da parte, in nome di sistemi enormemente più costosi e soprattutto invasivi come il Trailblazer. In tal modo, incamerando una quantità enorme di dati non sensibili, riguardanti la vita privata di milioni di individui del tutto estranei ai fatti, diviene nei fatti impossibile prevenire gli attentati terroristici. Questi ultimi, non efficacemente contrastati non solo nelle loro cause, ma persino nei loro effetti, divengono infatti la scusa per mantenere un controllo sempre più totalitario, da autentico Grande fratello, su normali cittadini di tutto il mondo. Senza contare gli usi commerciali che di tali attività di spionaggio vengono fatti, dalle classiche operazioni di spionaggio industriale ai danni di concorrenti, alla vendita a privati, i quali se ne giovano al fine di indurre in modo ancora più pervasivo i bisogni dei consumatori.

In tal modo questo sistema, mentre nega sempre più di fatto a una parte crescente della popolazione l’appagamento degli stessi bisogni primari, con la spaventosa crescita della povertà relativa e assoluta anche in paesi a capitalismo avanzato come il nostro, riduce progressivamente il resto della popolazione a una massa alienata e anestetizzata dall’appagamento di bisogni sempre più indotti e/o fittizi. Del resto, come è stato efficacemente mostrato nel numero precedente di questo giornale, è proprio la crescente incapacità di esercizio dell’egemonia, da parte di un sistema sempre più irrazionale, a rendere necessario l’utilizzo di strumenti sempre più sporchi e contrari agli stessi fondamenti dell’ideologia liberale dominante.

Le anime belle nostrane cercano di ridurre tutto ciò ai consueti estremismi dell’ultraliberismo statunitense, tanto più ora che è finito, per colpa naturalmente dei soliti russi, sotto il controllo di Trump, cercando come di consueto di far apparire come un’eccezione quella che sta divenendo progressivamente la regola. Tali misure di controllo totalitarie, infatti, non solo sono state prodotte dall’amministrazione Obama, presa a modello dalla socialdemocrazia italiana, ma le classi dirigenti europee da anni si ispirano al modello statunitense.

Valga per tutti la questione delle misure repressive ai danni dei richiedenti asilo, giustamente ricordati per denunciare la barbarie dell’attuale amministrazione statunitense o dell’Ungheria di Orban – non a caso entrambe filo-russe – mentre si omette di osservare come nella stessa direzione procedano in modo sempre più spedito la Commissione europea, l’assurdamente osannato governo Merkel e lo stesso governo Gentiloni con il decreto firmato da Minniti con Orlando, astro nascente della “sinistra” Pd cui guardano tutti i fautori di un nuovo centro-sinistra.

Così nelle recenti Raccomandazioni agli Stati membri dell’Unione per rendere più rapidi i rimpatri di immigrati privi di permesso di soggiorno, con delle misure davvero draconiane la stessa detenzione diviene “elemento essenziale” per indurre gli stati membri a far coincidere il rigetto della richiesta d’asilo o del rinnovo del permesso di soggiorno con la notifica dell’ordine d’espulsione e il conseguente arresto, persino di minori non accompagnati. Il governo italiano, sempre più realista del re, aveva anticipato tale giro di vite con il decreto Minniti che, oltre ad accelerare le procedure di rimpatrio, mira a far svolgere ai richiedenti asilo lavori servili, ovvero non retribuiti, per giustificare, di fronte a un’opinione pubblica di cui si solleticano gli istinti più biechi, il loro mantenimento in “centri di accoglienza” da più parti denunciati come lager.

Del resto l’argomento che, dinanzi alla Brexit e al suo aperto supporto da parte di Trump, sarebbe necessario rilanciare il processo di integrazione Europea – come migliore antidoto al populismo, al protezionismo e alle attitudini guerrafondaie dell’amministrazione statunitense, cui danno credito principalmente i benpensanti di sinistra – non può che urtare con i fatti i quali, notoriamente, hanno la testa dura. Tanto è vero che la prima risposta data dai paesi più potenti dell’Ue va nella direzione di sviluppare un’integrazione a diverse velocità che, da una parte, tagli fuori i paesi più deboli come la Grecia, considerati un punto morto, e dall’altra sfrutti il venir meno del veto britannico all’accelerazione dell’integrazione sul piano militare.

Anche in tal caso il governo italiano – che si regge essenzialmente sui fuoriusciti da sinistra del Pd, alleati con gli ex esponenti di Sel non confluiti in Sinistra italiana, mentre è messo in discussione dai renziani – si è affrettato a dimostrare la propria affidabilità tanto a Trump, che spinge per un forte aumento dell’impegno militare dei partner della Nato, quanto al rilancio dell’unificazione europea sul piano militare, addirittura mirando alla rapida realizzazione di un Pentagono italiano. In tal modo, prima ancora che sia stato discusso in Parlamento, viene posto in essere il “Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa”, ovvero quel “golpe bianco che, nel silenzio generale, sovverte le basi costituzionali della Repubblica italiana, riconfigurandola quale potenza che interviene militarmente nelle aree prospicienti il Mediterraneo – Nordafrica, Medioriente, Balcani – a sostegno dei propri «interessi vitali» economici e strategici, e ovunque nel mondo siano in gioco gli interessi dell’Occidente rappresentati dalla Nato sotto comando Usa”.

A proposito di irrazionalità del modo di produzione capitalistico, il nostro paese fa concorrenza alla Grecia di Tsipras, ovvero al paese che ha il più alto livello di spese militari, mentre è cresciuto spaventosamente il numero dei bambini malnutriti. Nel nostro paese, oltre all’aumento della povertà, assistiamo a un’impennata delle persone costrette a emigrare, triplicata secondo il più recente rapporto dell’Istat, e a un impressionante invecchiamento della popolazione per l’allarmante calo delle nascite. Tale fenomeno, in atto già da anni, conosce ora una vera e propria impennata in quanto non è più compensato dagli immigrati, a dimostrazione una volta di più della irrazionalità delle politiche volte a impedire in ogni modo la regolarizzazione di quei lavoratori stranieri che soli potrebbero garantire pensioni dignitose agli autoctoni.

Anche in questo caso, per non smentirsi, la classe dirigente italiana replica le stesse irrazionali misure che stanno producendo questo disastro sociale, per difendere dei rapporti di produzione ancora più irrazionali. Così, la conferenza Stato-Regioni, per dimostrare la propria fedeltà ai diktat dell’Ue, che impongono a ogni costo (sociale) l’equilibrio di bilancio, ha pensato bene di decurtare da 313 a 99 milioni Il Fondo nazionale per le Politiche sociali, riducendo al contempo il Fondo per la non autosufficienza. Così, a ridosso dei tagli da 422 milioni alla sanità, “asili nido, aiuti alle famiglie povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza saranno praticamente azzerati con un maxi-taglio da 214 milioni”.

11/03/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Saturno che divora i suoi figli (opera di Francisco Goya)

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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