Uniti per fermare le destre

Prove di unità a sinistra contro il governo Meloni


Uniti per fermare le destre

Il laboratorio politico “Gruppo19”, promosso dal prof. Giuseppe Aragno, rappresenta una novità — seppur, per ora, di portata locale — decisiva nel panorama politico del nostro Paese.
Per mesi si è parlato di “campo largo” a sinistra, ma commettendo il grave errore di declinare tale prospettiva a partire da un piano puramente elettoralistico.
Il Gruppo19, invece, con il documento presentato al pubblico lo scorso 22 maggio nell’ambito dell’iniziativa “Uniti per fermare le destre”, incentrato sul tema dei famigerati decreti sicurezza e sottoscritto da:

  • Giuseppe Annunziata, segretario metropolitano del PD,

  • Gilda Sportiello, coordinatrice M5S di Napoli e provincia,

  • Stefano Ioffredo, segretario provinciale di Sinistra Italiana,

  • Andrea Balia, responsabile campano del Partito del Sud,

pone la questione sul piano più corretto: quello di unirsi a partire da un programma di fase, comprendendo prima di tutto la funzione bonapartista dell’attuale esecutivo.

Partendo dalla constatazione che il governo Meloni non è uno dei tanti governi di destra, ma l’esecutivo che inaugura trasformazioni qualitative e sostanziali in senso regressivo dell’ordinamento sociale, emerge con forza la necessità di unire le forze per fermare questa deriva. L’unità, tuttavia, non può essere imposta dall’alto, ma deve nascere dal basso, mettendo a fattor comune ciò che realmente unisce, su basi programmatiche condivise. Seguendo questa logica, centrata sul programma e non sulla distribuzione di posti in lista, si scopre che le cose che unificano le forze della sinistra sono molte di più di quelle che dividono.

L’iniziativa è dunque lodevole per due ragioni principali:
da un lato, riapre la discussione — per troppo tempo considerata un tabù — sull’unità a sinistra; dall’altro, lo fa ponendo la questione nel modo corretto.
Essa rappresenta dunque anche un metodo per costruire l’unità, che non può ridursi alla mera rincorsa percentuale, ma deve consistere nella concreta possibilità di sviluppare un programma condiviso e democratico, capace di risvegliare lo spirito combattivo delle masse popolari, in una fase tanto critica.

Riportiamo alcune parole di Giuseppe Aragno che ci paiono emblematiche:

“[…] Oggi pomeriggio (il testo è dello scorso 28 maggio, ndr), alle 18, il voto di fiducia con appello nominale, l’esame della legge fascistissima, che proseguirà in seduta notturna, per poter giungere all’approvazione entro venerdì. Subito dopo, replica del putsch al Senato.
Siamo all’ottantanovesima fiducia chiesta dall’ineffabile Giorgia e quasi mai c’è stata la necessità di decidere d’urgenza; stavolta, però, il passo verso lo Stato di polizia è decisivo. Per il progetto autoritario della banda Meloni, non è più sufficiente nemmeno il Codice del fascista Rocco, che fa da cane da guardia alla Costituzione. Per i nipotini di Almirante è troppo permissivo, e gli va data la forza necessaria a pugnalare alla schiena la legalità repubblicana. Meloni sta per criminalizzare la protesta e legalizzare la repressione del dissenso. La resistenza passiva, persino lo sciopero della fame, diventeranno reati penali. Assieme alle madri detenute si metteranno in carcere i loro bambini o, in alternativa, le madri saranno separate dai figli. Per chi sbaglia, ha denunciato inascoltata Laura Boldrini, sono pronti 14 nuovi reati e 9 aggravanti. Per gli ultimi, per i poveri, per chi vive nella disperazione, esiste un’unica sicurezza: il carcere. Per i senzatetto non si faranno case, ma si apriranno le patrie galere se occuperanno edifici disabitati; anni di galera in più si daranno a chi si ribella alle condizioni disumane della detenzione. Carcere, soprattutto, carcere e vite spezzate aspettano chi difende diritti negati e domanda giustizia sociale. Giunti a questo punto, la domanda è d’obbligo e chiede una risposta immediata: è possibile che in queste condizioni le opposizioni politiche e quelle sociali continuino a muoversi in ordine sparso?

31/05/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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