Hegel: gli scritti teologico-politici giovanili

I primi scritti di Hegel volti a una rivoluzione della visione mitologico-religiosa del mondo propedeutica a una Rivoluzione politica e sociale.


Hegel: gli scritti teologico-politici giovanili Credits: https://cristianesimocattolico.wordpress.com/tag/hegel/

Link al video della lezione

La riflessione di Hegel sorge e si sviluppa in relazione alla grande rivoluzione politico-sociale del suo tempo: la Rivoluzione francese

Hegel nasce a Stoccarda, nella Germania centro-occidentale nel 1770, da una famiglia del ceto medio impiegatizio. I suoi antenati vi avevano trovato rifugio in quanto protestanti perseguitati dalla chiesa (cattolica). Hegel, dopo gli studi liceali classici, dal 1788 si forma e risiede nel seminario-teologico di Tubinga: lo Stift, il più importante centro di alta formazione universitaria del principato del Württemberg. Allo Stift studia, come ogni seminarista, nei primi due anni filosofia e negli ultimi tre teologia.

Negli stessi anni studiano e, di conseguenza, risiedo nello Stift altri due futuri grandi intellettuali tedeschi, il poeta Hölderlin e il filosofo Schelling, con i quali Hegel diviene amico, anche per la comune passione per la Rivoluzione che proprio in quegli anni divampa nella vicina Francia. Si forma così un comitato clandestino di studenti sostenitori della Rivoluzione di cui Hegel è stato il principale e più convinto animatore. Nonostante tutti i rivolgimenti che incontrerà il processo rivoluzionario francese, Hegel non rinnegherà mai i propri ideali giovanili. Tanto che anche negli ultimi anni, al culmine della sua carriera accademica, divenuto preside dell’Università di Berlino, Hegel non mancava di brindare con congiunti e amici nell’anniversario della presa della Bastiglia.

Una rivoluzione filosofica fondata su una rivoluzione politica

Nel 1793 terminati gli studi, non potendo vivere di rendita e tanto meno volendo fare il pastore protestante, Hegel non può che svolgere il lavoro intellettuale di precettore in case nobiliari, non essendosi ancora affermata l’istruzione pubblica. Tale attività consentiva ai giovani intellettuali di perfezionarsi negli studi potendo usufruire nel tempo libero delle ricche biblioteche delle famiglie aristocratiche. Hegel decide di andare a svolgere tale professione nella Svizzera repubblicana dove forte era allora l’influenza della Rivoluzione francese. Tuttavia Hegel resta deluso dalla repubblica bernese, in quanto si rivela essere in fin dei conti una oligarchia. Così nel 1797, stimolato dall’amico Hölderlin – che seguiva con passione la filosofia di Fichte, che si era posto alla testa della rivoluzione culturale portata avanti prima dal criticismo e poi dall’idealismo e al contempo legava la sua avanguardistica riflessione filosofica alla difesa della prima repubblica democratica moderna, sorta nella fase più radicale della Rivoluzione francese – accetta un posto di precettore nella città di Francoforte, per poter seguire più da vicino i grandi rivolgimenti teorici e politici del tempo.

In tale fase della Rivoluzione, l’alleanza dei giacobini con i sanculotti, avanguardia delle masse popolari, aveva portato su posizioni critiche della Rivoluzione francese la maggioranza dei giovani intellettuali tedeschi che avevano aderito entusiasticamente alla sua prima fase liberale. Lo stesso Hegel appare sconcertato prima dal grande Terrore e poi, dopo il colpo di Stato antidemocratico del Termidoro, dal governo liberale francese che, in nome della diffusione delle conquiste della Rivoluzione, si era annesso i territori tedeschi a ovest del fiume Reno, mettendo in grandissima difficoltà chi, come Hegel, era rimasto un convinto sostenitore della necessità dell’affermazione anche in Germania dei principi fondamentali della Rivoluzione francese.

Ciò lo porta a riprendere e sviluppare i manoscritti di argomento politico-teologico cui aveva cominciato a lavorare nell’ultimo anno passato a Tubinga e poi a Berna. Tali manoscritti giovanili rimasero incompiuti e inediti fino a circa ottant’anni dalla morte dell’autore, quando furono riscoperti e pubblicati, nei primi anni del novecento, dalla scuola storicista del filosofo Dilthey. Tale meritoria rimessa in circolazione degli scritti giovanili di Hegel, è stata però finalizzata a darne un’interpretazione riduttiva, poco produttiva e alquanto forzata, mirando a giustificare l’arruolamento del giovane Hegel fra le fila dei reazionari romantici e mistici. Tale intenzione appare esplicitamente sin dal titolo con cui vengono pubblicati tali manoscritti: Scritti teologici giovanili, che occulta l’aspetto decisivo, ovvero che le riflessioni, in massima parte critiche, di Hegel sulla teologia sono sempre finalizzate a un intento politico sostanzialmente rivoluzionario.

Gli scritti politico-teologici giovanili

L’argomento di questi scritti frammentari è, dunque, politico nella sostanza e teologico nella forma. Hegel, infatti, muove dalla questione dei motivi per i quali l’ondata di profondo rinnovamento portato dalla Rivoluzione non si è estesa alla Germania. Se, come abbiamo visto, gli intellettuali tedeschi avevano, almeno in una prima fase, parteggiato per la rivoluzione, non erano stati in grado di mettere in movimento le masse popolari. Dunque, al contrario che in Francia dove la rivoluzione culturale dell’illuminismo aveva stabilito un collante fra intellettuali e masse popolari, in Germania questo presupposto culturale della rivoluzione costituito dal pensiero illuminista si era affermato in ritardo e spesso, più che costituire il presupposto per l’unità d’azione fra intellettuali e masse, ne aveva marcato ancora di più le distanze. Il motivo di ciò era da ritrovare nella diversa storia dei due paesi.

Mentre in Francia i tentativi di riforma del cristianesimo erano stati violentemente repressi dal potere costituito, in Germania si erano in buona parte affermati. Così mentre in Francia non solo per gli intellettuali illuministi, ma anche, sebbene spesso inconsapevolmente, le masse avvertivano nella religione un supporto decisivo dell’ancien régime, in Germania la stessa cultura popolare era in larga parte debitrice della riforma protestante. Perciò, la rivoluzione culturale, che dovrà preparare anche la Germania a un grande rivolgimento politico, non poteva che partire da un radicale mutamento della coscienza religiosa del popolo tedesco.

Punti di riferimento storici e filosofici per l’elaborazione da parte del giovane Hegel di una concezione rivoluzionaria della religione

Evidentemente, per il suo scopo, la concezione teologica appresa all’interno dello Stift poteva tornargli utile essenzialmente per poter meglio conoscere e criticare la concezione dominante della religione che in Germania aveva impedito un’adesione delle masse popolari ai movimenti rivoluzionari sviluppatisi in Francia. Dunque, i principali suoi punti di riferimento filosofico-teologici necessari alla critica alla concezione della religione Hegel non poteva che ritrovarli in quelli autori che come sappiamo circolavano clandestinamente nello Stift fra gli studenti più radicali come appunto il nostro. Da questo punto di vista l’opera che ha avuto la più immediata influenza sul giovane Hegel è senza dubbio il Contratto sociale di Rousseau in cui poteva trovare l’esigenza, per la realizzazione di una rivoluzione politica, di una rivoluzione religiosa, fondata sulla riscoperta di una concezione politica e non individualista e intimista della religione come quella cristiana, ovvero la religione del cittadino che si ispirava al modello della democrazia ateniese e della Repubblica romana. Tanto più che Hegel, imbevuto sin dal liceo di cultura classica, tende a contrapporre, come faceva la borghesia dall’Umanesimo alla Rivoluzione francese, il mondo classico antico alla decadenza del mondo cristiano-medievale. Perciò la rinascita del mondo moderno, a partire da un rivoluzionamento della cultura religiosa, non può che abbeverarsi nella visione, condivisa con l’amico Hölderlin, di un mondo classico idealizzato, astraendo, dunque, dai suoi principali limiti storici, a cominciare dal suo fondamento strutturale nell’economia schiavistica.

Religione popolare e cristianesimo

Così Hegel, nel frammento Religione popolare e cristianesimo, steso subito prima di lasciare Tubinga nel 1793, contrappone la religione del cittadino greca e romana, simile a quella politica auspicata da Rousseau, alla religione individualista e intimista cristiana, accusata, riprendendo un grande classico della storiografia illuminista come Gibbon, di aver dato un contributo decisivo al crollo del mondo classico antico e all’avvento della barbarie e, quindi, dei secoli oscuri del medioevo. Tanto più che la religione cristiana, sorta in un contesto così lontano ed estraneo a quello del popolo tedesco, non potrà mai divenire una religione nazional-popolare. Hegel è, inoltre, certamente influenzato dal tentativo dei rivoluzionari francesi che, proprio in quel momento storico, erano intenti a cercare di sostituire la religione cristiana, baluardo della contro-rivoluzione, con una nuova forma di religione basata sul deistico culto della dea ragione.

Gesù maestro di una morale razionale estranea alla religione cristiana poi sviluppata dai suoi discepoli

D’altra parte il fallimento del tentativo dei rivoluzionari francesi di scristianizzare la Francia, che al contrario finisce per favorire la controrivoluzione del Termidoro, isolando le avanguardie rivoluzionarie dalle masse popolari, porta lo stesso Hegel ad abbandonare l’utopia di sostituire alla religione cristiana la religione nazional-popolare del cittadino. Quindi Hegel ripiega su un altro pensatore sovversivo, letto in gran segreto nel seminario di Tubinga, che Hegel con l’amico Schelling contribuirà in modo decisivo riabilitare facendone da un autore condannato alla damnatio memoriae a uno dei caposaldi della filosofia moderna: Baruch Spinoza. Da questo grande filosofo Hegel riprende e sviluppa quella critica storica della religione, in primo luogo ebraico-cristiana, che proprio Spinoza aveva fondato, della quale l’intero illuminismo era debitore.

Su questo filone Hegel innesta la reinterpretazione filosofica del messaggio evangelico portata avanti prima da Kant e poi da Fichte, che avevano sostanzialmente riscoperto un Gesù maestro di una morale razionale universalistica, in quanto tale estraneo alla sua divinizzazione sulla cui base i discepoli, tradendone il messaggio, avrebbero ricostruito una religione storica, positiva e culturale. Quindi una religione simile nella sua struttura di fondo a quella ebraica che il Cristo con tanta enfasi aveva rivoluzionato. Sono questi i temi fondamentali della Vita di Gesù opera scritta da Hegel nel 1795 a Berna in cui la figura di Cristo viene riavvicinata, in quanto maestro di virtù, a quella di Socrate e contrapposta alla religione cristiana, che a partire dai discepoli ne avrebbero tradito il messaggio universalistico positivizzandolo.

10/11/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://cristianesimocattolico.wordpress.com/tag/hegel/

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: