Intervista a Demostenes Floros

A più di un anno della guerra tra USA, Nato e Russia, tramite Ucraina, come si stanno orientando flussi delle materie energetiche? Nell’attuale complessa situazione qual è la strada effettivamente percorribile per giungere ad una transizione energetica?


L’altro ospite graditissimo di questa settimana è Demostenes Floros, docente e ricercatore del Centro Europa ricerche e coordinatore del Corso di Geopolitica per l’Università aperta di Imola, sicuramente uno dei più apprezzati esperti in Italia ma anche all’estero di questioni energetiche. Non è facile riassumere brevemente la lunga intervista che Floros ci ha rilasciato con il suo tono sobrio e misurato, difficilmente riscontrabile in coloro che a vario titolo frequentano i diversi canali della rete. In primis, abbiamo cercato di fare il punto della situazione energetica europea ed italiana, abbiamo sottolineato la svolta orientale della Federazione russa che le ha permesso di sostituire i compratori europei delle sue materie energetiche (distinguendo tra gas naturale e petrolio) con Cina, India, Turchia ed altri paesi. Trattando questa questione, inevitabilmente siamo incappati nella Geopolitica, di cui Floros correttamente mette in luce i limiti, in quanto essa descrive la storia unicamente come scontro tra Stati o blocchi, ignorando la loro composizione di classe e, nei temi in discussione, trascurando, per esempio, il fatto fondamentale che le crisi degli ultimi anni sono state tutte scaricate sulle spalle dei lavoratori.

A proposito dell’effettiva possibilità della cosiddetta transizione energetica, Floros ha sollevato varie perplessità, quali il quasi abbandono del gas naturale russo sostituito con quello da fracking statunitense in via di esaurimento e assai più contaminante. Anche al nostro intervistato sembra che la crisi energetica non è risolvibile affidandosi esclusivamente alla tecnologia, ma necessita di una riforma radicale del sistema socio-economico, che deve esser basata sulla pianificazione e la programmazione di cosa produrre e di come produrlo. Si tratta di processi complessi che solo uno Stato può formulare e tenere sotto controllo, uno Stato che deve operare esclusivamente per il soddisfacimento delle esigenze dei suoi cittadini, i quali dovrebbero avere il potere di far udire la loro voce.

17/03/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alessandra Ciattini

Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. Ha studiato la riflessione sulla religione e ha fatto ricerca sul campo in America Latina. Ha pubblicato vari libri e articoli e fa parte dell’Associazione nazionale docenti universitari sostenitrice del ruolo pubblico e democratico dell’università.

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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